Voto Visitatori: | 9,00 / 10 (2 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 10,00 / 10 | ||
Poesia in 17 minuti questo magnifico ed epico corto di Martha Ferguson. Prima della visione è consigliabile chiudere gli occhi e lasciarsi abbandonare all'idea di non vivere più in un mondo normale. Si, perché il mondo descritto dalla Ferguson apparentemente sembra quello che viviamo tutti i giorni noi comuni mortali, invece si tratta di una realtà ben diversa, sembra addirittura di essere in una specie di spin-off di "1984" di George Orwell. Infatti la tentazione di iniziare l'analisi di questa pellicola con una bella citazione di Orwell è molto forte ma, così facendo, non si farebbe altro che confondere le idee a chi leggerà questa recensione. E poi ergeremmo questa pellicola su un podio che non le compete, invece è giusto (anzi doveroso) dire che, tra i suoi simili, "The Wet Season" è un cortometraggio indipendente perfetto in ogni suo aspetto e dettaglio.
La trama ci fa capire che si sta parlando di fantascienza pura: in un mondo dove è ASSOLUTAMENTE proibito piangere esiste un posto, quasi in clandestinità, che si chiama "Wet season", un luogo lugubre e desolato che è composto solo da due cabine dove la gente per qualche spicciolo ha due minuti per sfogarsi e per riuscire (finalmente) a piangere.
A guardia delle due cabine c'è Jocelyne, che "lavora" lì per conto dello zio. L'attenzione dell'intero corto è incentrata sulla sua figura, un'enigmatica ragazzina abituata al dolore altrui tanto da non riuscire a provare dolore per se stessa. Questo è l'aspetto drammatico della pellicola che mette in evidenza come l'abitudine agisca da anticorpo in ogni circostanza.
Ogni giorno al "Wet season" si fermano gli autobus guidati dallo zio Rick quasi come se le due cabine fossero una sorta di bagni degli autogrill. Come possiamo notare dalla varietà di "ospiti" del "Wet season" il target della sofferenza è molto vasto: abbiamo l'uomo d'affari, la suora, il ragazzo giovane, la donna anziana, tutti lì per lo stesso identico motivo, ovvero spendere qualche lacrima per i propri dolori, i propri dispiaceri e le proprie frustrazioni.
Non è "The Wet Season" ad insegnarci che il pianto è un'enorme valvola di sfogo, come non ci insegna che la sofferenza la proviamo tutti, indipendentemente dalla nostra posizione sociale o economica. Proprio questo è il pregio della pellicola, ovvero non ha l'arroganza di volerci insegnare qualche cosa. Qui possiamo notare quanto talento e passione per il cinema abbiano guidato la Ferguson. Fare un cortometraggio drammatico/fantascientifico con quel budget, quelle scenografie e quegli attori mette notevolmente in risalto un modo di fare cinema ormai perduto come gocce nell'oceano. Fortunatamente esistono ancora oggi registi che hanno in testa solo l'amore e la passione per questa nobile arte, ormai mossa quasi solo dal business (il Dio denaro).
Parlare di tecnica per un corto del genere è veramente un'impresa; registicamente è perfetto, riesce a dare continuità e pathos là dove ce n'è bisogno. Le scenografie e la fotografia molto artigianale riescono a dare il giusto contributo a quest'opera che avrebbe meritato di più.
In Italia e nel resto del mondo "The Wet Season" non è mai uscito, solo in Canada ne è concessa la distribuzione. Forse è meglio così, perché simili gioielli acquisiscono un valore elevato se tenuti come tesori nascosti, solo per collezionisti o per intenditori, come ogni un'opera d'autore che si rispetti.
Tra il cast sono presenti alcuni volti noti del cinema indipendente canadese, tra tutti Maury Chaykin (1949 - 2010) e James Allodi che nel 2004 saranno presenti nel cast del meraviglioso "Wilby Wonderful".
Nel ruolo di protagonista troviamo una giovanissima (ma già brava) Ellen Page che fresca fresca di debutto nella famosa serie canadese "Trailer Park Boys", venne scelta dalla Ferguson per essere la grande protagonista di questo fantastico corto. Forse all'epoca né la Ferguson né la produttrice Laura Clunie (e forse neanche la stessa Page) si sarebbero mai immaginate che nel 2008 la loro attrice esordiente avrebbe ricevuto una nomination all'Oscar come miglior attrice in "Juno.
Detto questo, per concludere questa breve escursione nel mondo del cortometraggio, vogliamo consigliare ai pochi fortunati possessori del dvd di "The Wet Season" di tenerselo molto stretto, perché un'opera d'arte realizzata con quelle risorse sa di miracolo.
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Recensione a cura di HollywoodUndead - aggiornata al 06/04/2012 16.05.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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