Voto Visitatori: | 5,56 / 10 (206 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 4,50 / 10 | ||
Torna Leonardo Pieraccioni sul grande schermo dopo due anni di assenza, e con lui tornano i suoi personaggi, la sua provincia, la sua Toscana; se a Natale si mantengono le tradizioni, Pieraccioni non fa certamente eccezione, e per l'ennesima volta confeziona un film mescolando sempre i soliti ingredienti.
Con "Una moglie bellissima" siamo consapevoli di trovarci al cospetto di una pellicola prevalentemente commerciale, senza troppe pretese; nello stesso tempo però, non si può fare a meno di sottolineare di come siano lontani i tempi de "I Laureati" e de "Il Ciclone". I motivi vanno ricercati non solo nella totale ripetitività delle storie che racconta, quanto piuttosto in una vera e propria approssimazione nella realizzazione delle sue pellicole; con "Una moglie bellissima" Pieraccioni sembra aver perso anche quella verve comica che lo aveva da sempre caratterizzato.
Il protagonista è Mariano, simpatico fruttivendolo sposato da dieci anni con una donna avvenente, la cui vita scorre tranquilla fin quando un fotografo di grido non propone alla donna di posare nuda per un calendario. Questo avvenimento sconvolgerà la vita di Mariano e ne metterà a rischio il matrimonio.
Tralasciando il fatto che dopo otto film anche lo spettatore più tollerante si è stufato di vedere il caro Leonardo innamorato sempre di donne stupende, il soggetto del film risulta essere molto esile e autoreferenziale, trasformandolo in una sorta di "Proposta Indecente" alla "ribollita".
Siamo consapevoli che Pieraccioni ci vuole raccontare una favola, ma la riproposizione continua di una idilliaca vita di provincia risulta essere non solo stucchevole ma anche ingenua, di fronte ai fatti che la cronaca giornalmente ci propone.
La vita di provincia è fertile territorio di grandi cineasti, a cominciare da David Lynch, e francamente la volontà di Pieraccioni di dipingerla nel suo classico, superato modo idilliaco, sebbene in un contesto comico, non è minimamente credibile.
Il soggetto è un mero pretesto per infilarci vari personaggi, a tratti anche divertenti, ma completamente estranei al contesto narrativo; sorprende scoprire che Giovanni Veronesi abbia curato la sceneggiatura.
Gli vanno rimproverate alcune scelte discutibili, come l'introduzione di argomenti totalmente estranei al film: dalla crisi religiosa del prete del paese ad alcuni riferimenti politici, che sfociano in battute di una banalità tale da essere imbarazzanti.
Altra nota dolente risiede nelle terribili interpretazioni di gran parte dei protagonisti, a cominciare dalla tremenda Laura Torrisi, fino al mediocre Gabriel Garko, salvando solo Massimo Ceccherini, che per una volta riesce a non essere sopra le righe, forse perché finalmente si leva la maschera che per troppi anni ha caratterizzato i suoi ruoli.
Pieraccioni dimostra di scegliere gli attori secondo criteri particolari ma che sicuramente non comprendono una vera capacità recitativa o quantomeno dimostra di essere completamente incapace a dirigerli.
Si potrà obiettare che da un "cinepanettone" non sia lecito aspettarsi di più; eppure un minimo di coerenza narrativa, situazioni divertenti ed attori accettabili sono ingredienti minimi indispensabili per qualsiasi pellicola.
Il successo al botteghino è assicurato; ciononostante non si può fare a meno di constatare che Pieraccioni negli ultimi anni stia vivendo di rendita, prendendosi troppe libertà anche dal punto di vista artistico e rischiando di diventare macchietta di se stesso.
E se questo film vuole essere una alternativa meno pecoreccia di "Natale in crociera", allora meglio il "cinepanettone" di De Laurentiis in cui, perlomeno, la grassa risata è assicurata.
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Recensione a cura di Paolo Ferretti De Luca aka ferro84 - aggiornata al 11/01/2008
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