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Questo è un discorso che potrei fare copia/incolla come per "The Thing" del 2011, quindi non mi dilungherò troppo. Il più grande difetto di una storia sulle origini, che fa da collante ad un mostro sacro del cinema è quello di avere una predestinazione nella trama che (per chi conosce) sa dove va a parare, questo non vuol dire che la messa in scena non sia originale, ma l'effetto finale sarà comunque compromesso nella sua integrità oggettiva di valore unico. Questo piccolo lavoro fatto con testa, mezzi e giuste intuizioni fa da preambolo al ben più che noto "Rosemary's Baby" di Polanski (a suo volta tratto da Ira Levin), manca di una vena dark marcata questo si, è una ouverture in balletto che chiude e finisce il cerchio della sua stessa danza restando fedele a sé stesso e al prodotto di cui è anticipatore (sia a livello narrativo, che tecnico). Buonissimo cast: Julia Garner tiene banco al ruolo con originalità, ma se debbo dire la mia penso che le prove di Dianne Wiest (un nome che parla da solo) e Kevin McNally sono il punto forte su cui il film getta le basi (nonostante siano derivative). Per resto già lo sapete: messe nere, vicini noiosi satanisti, smania di successo, grande atavismo demoniaco e una donna sola contro il mondo.