La chiamavano, scherzosamente, la Metro Goldwyn Mizer: per la cronaca e per la storia fu invece la Amg, l'Athletic Model Guide, factory di modelli che, negli anni Cinquanta, posavano in nudi "ingenui" nel giardino di Bob Mizer, fotografo omosessuale che viveva tra una madre "protettiva" e uno studio di giovincelli che, dalla provincia, approdavano nei paraggi di Hollywood in cerca di fortuna cinematografica.
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