bright star regia di Jane Campion Gran Bretagna, Australia, Francia 2009
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bright star (2009)

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locandina del film BRIGHT STAR

Titolo Originale: BRIGHT STAR

RegiaJane Campion

InterpretiAbbie Cornish, Ben Whishaw, Paul Schneider, Kerry Fox, Samuel Barnett

Durata: h 2.00
NazionalitàGran Bretagna, Australia, Francia 2009
Generedrammatico
Al cinema nel Giugno 2010

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Trama del film Bright star

1818. Il ventitreenne John Keats e la sua vicina di casa Fanny Brawne si conoscono, grazie all'interesse della ragazza per le sue poesie, si frequentano, si scrivono, si fidanzano, nonostante le condizioni economiche disperate del poeta. Minato dalla tubercolosi, Keats si vede costretto a partire per l'Italia, dove il clima è migliore e dove troverà la morte, nel febbraio del 1821.

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Voto Visitatori:   6,81 / 10 (31 voti)6,81Grafico
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Voti e commenti su Bright star, 31 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Giovans91  @  08/01/2015 11:46:48
   8 / 10
Quentin Tarantino scrive a Jane Campion: "Amo Bright Star".
La regista premio oscar Jane Campion, è riuscita a portare sul grande schermo il punto di vista dal poeta maledetto (Ben Winshaw), a quello di Fanny (interpretata dalla bellissima Abbie Cornish, una delle mie attrici preferite). È Fanny il vero motore della narrazione e miccia che illumina il Keats nei sentieri erti e difficili della poesia.
Jane Campion riesce attraverso un controllo emotivo della telecamera, di lasciare spazio alla naturale alchimia dei suoi attori e alla poesia di Keats. Innamorarsi senza neanche accorgersi di farlo, l'attesa di quell'unione impossibile. Un poeta malato di tisi ed una giovinetta che poco prima si adagiava sulle infinite prospettive di una felicità appena sbocciata. Un amore destinato a sconfinare negli abissi della mente e nell'infinità dell'immaginazione, al quale neanche la morte può togliere il respiro. Ed è questo, come dice Keats: vivere solo tre giorni come le farfalle ma farlo con un'intensità che cinquant'anni non saprebbero racchiudere.
Keats, perso nella ricerca di un amore assoluto e atemporale, secondo cui: "...e così vivere in eterno, o se no venire meno nella morte".

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Ultima risposta 08/01/2015 16.24.30
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floyd80  @  12/12/2010 17:29:23
   7 / 10
Penso che il cinema e la poesia sono due tipi di arte troppo distanti, l'uno annulla l'altra e viceversa.
Ma Bright star è un eccezione. Anche se la pellicola funziona soprattutto grazie ad un ottimo cast e ad una sceneggiatura ben strutturata. Bravissimo P. Schneider.

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Ultima risposta 04/01/2011 10.46.12
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Invia una mail all'autore del commento Suskis  @  20/07/2010 18:38:43
   7 / 10
Meglio di Lezioni di Piano perché più vero e credibile, secondo me. Peccato si sia scelto di conservare le traduzioni orrende ed affettate dell'800 delle poesie di Keats invece di ritradurle con maggior intelligenza. Il risultato è fastidioso quanto lo è leggere le sue poesie, tradite da parole piene di retorica e di nessun uso reale. Basti pensare alla traduzione "Bright Star" in "Fulgida Stella". Fulgida? E'così che si insulta la poesia. Quanto alla storia: chi ha amato in vita sua, anche solo una volta, in quel modo così assoluto e doloroso, non potrà non apprezzare la sincerità di questo film. Per gli altri, probabilmente, risulterà soltanto un film distante e pure un po'fastidioso.

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Ultima risposta 17/08/2010 13.40.18
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Gruppo COLLABORATORI Gabriela  @  23/06/2010 09:28:44
   6 / 10
Jane Campion inizia e finisce con Lezioni di piano. Se è vero che per alcuni registi c’e’ un solo titolo questo caso e paradigmatico.
Il film nonostante inizi con un ritmo fiacco preannuncia una storia spettacolare, ma piano piano cade in un ritmo lento. A tratti risulta una storia d’amore fatta di momenti piatti, senza vita quasi come una serie eventi scollegati .
Nonostante l’ottima fotografia, i costumi e la colonna sonora è una stella che non riesce a brillare del tutto.

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Ultima risposta 09/07/2010 17.28.09
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  12/06/2010 00:43:27
   7 / 10
Il film del ritorno di Jane Champion è - sulla carta - poco meno che bellissimo, eppure ancora una volta non sfugge allo spettatore l'immagine di una cineasta che attende pazientemente dal suo pubblico applausi a scena aperta (...).
Inizialmente la neozelandese ricalca la mano, con un approccio metaforico, alla sublimazione e alla sofferenza dell'arte, e in quei drappi strappati da Fanny c'è davvero molto del cordone ombelicale che lega Ada (cfr. Lezioni di piano) al supporto oggettivo della sua musica.
Ma poi tutto il legame che si crea tra la prosa di John Keats e l'amore come atto di devozione totale mi sembra francamente semplicistico e pretestuoso.
La musa ispiratrice o il poeta come Musa? Nel gioco delle parti, uno spiantato simpaticamente "anarchico" finisce per stabilire un contatto sempre più stretto e nobile (non proprio materialista ma quasi) con la resa "borghese" dei sentimenti di massa.
Lo stile della regista è quasi crepuscolare, per non dire intimista, cercando - attraverso una narrazione rigorosa - di ricreare intensità nella ricerca quasi reverenziale di questa donna anche nell'umiltà delle sue "lezioni di poesia".
Il tutto è ovviamente impeccabile, dotato di una grazia straordinaria, dove pesa la forza però la forza carismatica di un paio di comprimari (l'amico di John a cui è morbosamente legato), di attori che sovrastano di gran lunga un protagonista alquanto sterile nella sua spigolosa sensibilità.
Il fatto è che questa leggiadrìa, si veda a proposito l'epilogo finale, sembra incorniciare quella bellezza esteriore che è fin troppo indicativo esaltare.
A 6 anni da "In the cut" (il fallimento noir più sublime del cinema moderno) la Champion torna sui suoi antichi passi, realizzando un'opera di grande dignità formale ma è troppo chiusa in se stessa la logica dell'ispirazione artistica per liberarsi completamente a Keats e alla sua "poesia della vita"

3 risposte al commento
Ultima risposta 20/07/2010 18.46.41
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Gruppo STAFF, Moderatore Lot  @  08/06/2010 21:08:47
   8 / 10
Morire a 25 anni dopo aver scritto questo è giusto, è una autodiagnosi di infarto in versi in fondo, chi potrebbe sopravvivere.

When I behold, upon the night’s starr’d face,
Huge cloudy symbols of a high romance,
And think that I may never live to trace
Their shadows, with the magic hand of chance;
And when I feel, fair creature of an hour!
That I shall never look upon thee more,
Never have relish in the faery power
Of unreflecting love! — then on the shore
Of the wide world I stand alone, and think
Till Love and Fame to nothingness do sink.

8 risposte al commento
Ultima risposta 16/12/2010 14.40.30
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