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A metà tra finzione e documentario il film di Reisz è una potente metafora sull'arte. Il protagonista, un'orafo geniale è talmente ossessionato dalla propria arte da non riuscire a troncare il rapporto dalle sue creazioni. L'arte quindi diventa una questione puramente autoreferenzaile di puro autocompiacimento delle proprie opere. Al cliente/fruitore non è possibile godere della bellezza di questi gioielli. Una visione negata fino all'omicidio del cliente stesso. Sperimentale nella narrazione con inserti dove gli attori spiegano le motivazioni del proprio personaggio.