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Dopo l'action di spionaggio "Anna" che in fondo in fondo non mi era dispiaciuto, Luc Besson ritorna sul grande schermo dimostrando ancora una volta il suo talento visionario e l'originalità in alcune idee narrative che hanno contraddistinto da sempre il suo modo di fare cinema. Gran parte del merito della riuscita di "Dogman" è sicuramente la prova del protagonista Caleb Landry Jones con il suo "Doug Munrow", ruolo abbastanza complesso che come si suol dire calza a pennello all'eclettico attore statunitense. Poco originale la trama con il disadattato che dopo essere stato deluso dai comportamenti delle persone, in primis la famiglia, trova come unico sostegno la fedeltà con i suoi amati cani e cerca di trovare il giusto riscatto per una vita di sofferenza e privazioni. Sceneggiatura ed epilogo abbastanza scontati e poco ci azzecca l'ispirazione mistico religiosa del protagonista. Complessivamente una discreta pellicola che provoca inquietudine ed angoscia.