Sfuggita all'inseguimento di due killer, la bella Grace arriva nella sperduta cittadina di Dogville. Grazie all'aiuto di Tom, portavoce della comunità, Grace riesce ad ottenere protezione a patto che sia disposta a lavorare per la comunità. Ma quando si viene a sapere che la donna è una grossa ricercata, gli abitanti di Dogville avanzano nei confronti di Grace sempre maggiori pretese. Ma Grace nasconde un segreto che farà pentire tutta Dogville di aver mostrato i denti contro di lei...
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Von Trier pretende di essere geniale scoprendo l'acqua calda. La trovata su cui si regge il film, la scenografia "trasparente", il "finto-che-si vede" non è altro che un distillato dello straniamento praticato da Brecht e dal suo " teatro epico", ideato appositamente perché, negli anni in cui si preparava l'avvento del nazismo, certe cose venissero dette al pubblico in maniera didascalica, senza alcun cedimento all'immedesimazione (si voleva che il pubblico mantenesse ed esercitasse la capacità critica). Von Trier fa un po' un pasticcio: vuole essere didascalico, ma al tempo stesso vuole creare immedesimazione e partecipazione del pubblico alla vicenda della protagonista. Inoltre non è la prima volta che Von Trier ricorre a quegli espedienti drammatici che fanno presa sicura sullo spettatore: l'eroina vessata e angariata fino allo stremo... solo che questa volta si riscatta. Irritante per i tre quarti, meno male che il finale raddrizza la situazione. Dopo la favoletta dimostrativa, alla fine il dilemma alla fine è chiaro: dove sta il vero bene? e dove il vero male?