Sfuggita all'inseguimento di due killer, la bella Grace arriva nella sperduta cittadina di Dogville. Grazie all'aiuto di Tom, portavoce della comunità, Grace riesce ad ottenere protezione a patto che sia disposta a lavorare per la comunità. Ma quando si viene a sapere che la donna è una grossa ricercata, gli abitanti di Dogville avanzano nei confronti di Grace sempre maggiori pretese. Ma Grace nasconde un segreto che farà pentire tutta Dogville di aver mostrato i denti contro di lei...
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Capolavoro di von Trier, uno dei miei film preferiti e per quanto mi riguarda il suo migliore, "Dogville" è un crudelissimo spaccato sulla società americana, un film amaro, crudo, spietato che denuncia in maniera diretta e senza mezzo pelo sulla lingua l'ipocrisia dell'uomo, tramite la storia di Grace, donna arrivata a Dogville, paese di una ventina di anime nel bel mezzo del nulla, per nascondersi dai gangster che le danno la caccia e dalle forze dell'ordine che la accusano, von Trier mostra tutta la cattiveria umana che si cela dietro un velo di convenzioni e buone maniere, nella sua durata corposa il film è abilissimo nel descrivere accuratamente ogni carattere, ognuno a modo suo con i suoi problemi, dall'uomo ceco che non vuole che la gente si renda conto della sua condizione, al dottore in pensione ipocondriaco, fino allo stesso Tom, giovane pensatore che tiene delle riunioni per educare moralmente la gente del posto, ponendo dilemmi e portandoli a pensare per fargli intraprendere una direzione etica.
L'arrivo di Grace sarà una piccola scintilla che scatenerà svariate reazioni che col tempo mostreranno tutto il marcio dell'animo umano, nel suo stato di fuggiasca Grace è un po' messa spalle al muro e si rivela una persona particolarmente accondiscendente con le richieste della popolazione per darle rifugio, se in primo luogo queste richieste sono compatibili con uno stile di vita dignitoso, e soprattutto col suo cuore d'oro - uso questo termine non casualmente dato che si tratterebbe del terzo capitolo di una trilogia, almeno tematica, con come protagoniste queste donne dal cuore d'oro - col passare del tempo e qualche piccola variazione delle condizioni - i vari manifesti che la polizia appende che peggiorano lo stato di fuggiasca di Grace - viene a galla una componente estremamente egoistica e malsana degli abitanti del posto, la marcata ipocrisia delle persone si manifesta in tutta la sua natura più cinica, per entrare nel dettaglio, von Trier mostra come l'uomo, avendone l'occasione, possa tirare fuori il peggio di sé, mostrando un lato incompatibile con l'immagine pubblica, è così che Chuck, padre di diversi figli, sfrutta a pieno l'occasione della donna che deve restare nascosta alle forze dell'ordine per abusarne sessualmente, innescando un loop di cattiverie che si ripercuoteranno sulla stessa e sui rapporti con la comunità, a partire dalla stessa moglie di Chuck che incapace di accettare il gesto del marito riversa la colpa su Grace, lo stesso accade con l'episodio di Bill, l'uomo che lavora nel settore dei trasporti, che si approfitta cinicamente di Grace nel momento in cui è più indifesa e impossibilitata a denunciare il fatto, arrivando allo stesso Tom, figura fino a quel momento più positiva, se vogliamo, del paese, che paleserà la sua ipocrisia con gesti meschini e ignavi, senza riuscire a prendere posizione per le pressioni esterne fatte dal resto delle persone del posto, e qui ci ricolleghiamo ad un altro dei grandi significati della pellicola, von Trier fa anche un breve trattato sulla cattiveria, trattandola tramite un punto di vista interessante, il soddisfacente finale non è solo una vendetta fine a se stessa, è la dimostrazione che la cattiveria emerge in seguito all'esposizione ad un contesto che la genera, le numerose malefatte nei confronti di Grace le faranno covare un certo rancore che appena le sarà possibile, ovvero appena si ritroverà con i mezzi necessari, farà esplodere una vendetta violenta, ed è perfetta la sceneggiatura nel contestualizzare il tutto con lo splendido dialogo tra padre e figlia, nel quale il padre fa un discorso molto profondo riguardante la sua arroganza nel sentirsi superiore a tutti in quanto concede costantemente il perdono, ed ha perfettamente ragione, perché Grace non è superiore a tutti, una volta subiti gli effetti del contesto estremamente ostile anche un'anima apparentemente pura come la sua sentirà l'istinto di vendetta bussare alla porta, è un modo del regista per dire che nessuno, per quanto buono, intelligente e per quanto possa sentirsi superiore a livello etico e morale, è immune da questi istinti cinici e vendicativi, il male risiede in tutti noi, sia in chi lo sa nascondere molto male, tipo gli abitanti del villaggio, sia in chi lo sa nascondere molto bene, tipo Grace.
Stilisticamente straordinario, tutto ambientato in uno studio in cui gli ambienti della cittadina vengono disegnati col gesso, un simbolismo che si può portare tante interpretazioni, dal voler rendere anonimo l'aspetto del paese, in modo da comunicare allo spettatore che la vicenda ambientata a Dogville potrebbe accadere in qualsiasi altro posto, rendendola universale, sia nel suo metaforizzare gli orrori che si vedono chiaramente attraverso quei muri trasparenti che però vengono ignorati da una popolazione ipocrita, meschina e codarda.
Meraviglioso registicamente, con la camera di von Trier che viaggia a contatto molto stretto coi personaggi, regalando un sacco di primi piani un po' mossi a seguire i soggetti, dando al film uno stampo tipicamente teatrale, con una bellissima fotografia dalle tonalità calde che crea una bicromia col nero prevalente della scenografia, il regista danese dona delle immagini splendide, basti vedere la scena di Grace nascosta nel camioncino delle mele, col telo in semitrasparenza, inquadratura fantastica, che si svolge tutta su un piano. Peculiare è la scelta di un narratore esterno che spiega dettagliatamente i fatti, in modo da non lasciare il minimo dubbio sulla natura degli eventi.
E poi ci sono le interpretazioni, magnifiche, di un cast con nomi enormi, la Kidman ai suoi apici, col suo personaggio estremamente buono che assume quasi un ruolo cristologico per buona parte della durata, come se dovesse assorbire tutti i peccati del resto del paese, gli occhi perennemente lucidi e una disperazione mai sopra le righe, carica di credibilità, salvo poi avere una repentina trasformazione nelle ultimissime battute in cui stravolge totalmente la natura del personaggio, ma è bravissimo anche Paul Bettany, nel suo essere paracul0, ipocrita e meschino, ma si potrebbe dire di tutta la popolazione che si cala perfettamente nella parte, con una puntina di macchiettismo, il quanto basta per non guastare l'opera e imporre una certa satira tra le righe riguardo questi personaggi, così come il ruolo ieratico di James Caan, un inusuale gangster particolarmente saggio.
La grettezza e la cattiveria di un piccolo paese rurale raccontata da von Trier che, un passo alla volta, toglie agli abitanti le loro maschere e la loro finta solidarietà mettendone invece in luce l'ipocrisia e l'opportunismo che prevale su qualsiasi sentimento umano. Una visione "feroce" perché riporta immediatamente al mondo "reale" dove è frequente imbattersi in persone che si professano "perbene" ma che poi si dimostrano senza pietà verso il prossimo (oggi più che mai è facile rendersi conto di questa condizione umana, basta farsi un giretto su Facebook e leggere i commenti degli utenti sotto gli articoli che trattano fatti di cronaca e non solo). Von Trier dà poi un contentino allo spettatore (non usuale per lui) con un finale altrettanto cinico e pieno d'odio ma allo stesso tempo estremamente appagante e liberatorio perché lo spettatore stesso, durante la visione, è portato a covare disprezzo verso il genere umano e a desiderarne la distruzione in una sorta di spirale d'odio. "Dogville" è crudo e cattivo, ma estremamente realistico nella sua analisi della psicologia umana.
Interpretazioni magnifiche, non solo della Kidman ma di tutto il cast. Un appunto sulla mancanza di scenografie: inizialmente è come un pugno in un occhio ma appena ci si immerge nel cuore della vicenda e nei personaggi non ci si fa più caso.
Senza dubbio uno dei migliori, se non il migliore, Lars von Trier.
Quando ci arriva un dono, o per meglio dire Il dono, cosa siamo in grado di farne? Cosa ne facciamo della Grazia e del potere che essa ci concede? Con un solo colpo Lars Von Trier spara una potente metafora storico-sociale-religiosa, proponendo una riflessione sul linguaggio tra cinema e teatro. Soltanto un genio avrebbe potuto puntare così in alto e Lars Von Trier lo è.
"Wow!", la mia reazione a visione conclusa. Ho avuto un po' di "difficoltà" nel superare l'inizio atipico del film, ma progressivamente, con il suo incedere, ne sono rimasto affascinato. Epilogo spiazzante, strepitoso.
Bellissimo, bisogna andare oltre e immedesimarsi in tutto, molto particolare e probabilmente secondo me è il migliore di Trier, l'atmosfera che si crea è pazzesca, nonostante la durata devo dire che non mi sono annoiata un attimo e anzi dopo il colpo di scena finale ho pure pensato: "Ma è finito?"...ahah sarò l'unica ad aver pensato questo, ma è una storia talmente coinvolgente che oltre a voler sapere cosa accade scena dopo scena vorresti che non finisse mai, sarà anche grazie alla Kidman che è fantastica
Dramma d'impostazione (e dalla scenografia) teatrale dalla visione a tratti difficile, causa i ritmi sono molto bassi (e 3 ore di durata), ma l'importanza della pellicola è notevole. Quasi uno studio psicologico dei comportamenti umani, del potere e della popolazione statunitense da parte di un regista non proprio vicino uomo medio a stelle e strisce.
In una cittadina teatralmente "solo disegnata" di un'America chiusa e conservatrice l'avvento dell'impaurita Grace accenderà gli animi della popolazione, con conseguenze devastanti per tutti. Nella rischiosa operazione di Von Trier di raffigurare una Società gretta e maschilista - che si lascia travolgere dagli istinti più vomitevoli solo per il proprio tornaconto o per non turbare uno status quo tutto sommato tollerabile - forma e sostanza si incontrano ma non si sposano, lasciando sul piatto un film freddo ed imperfetto che emozionerà solo i fan più celebrali. La voce off aiuta a tenere insieme la vicenda, tuttavia i momenti di stanca ci sono e si sentono.
Una volta immersi nella visione teatrale del film grazie al racconto del narratore ed alla bravura degli atttori in particolare della Kidman, si apprezza pienamente questo eccellente film.
Il regista è per sua natura un "outsider" che vuole a tutti i costi, sempre, sbalordire, sorprendere e scandalizzare. Con questo film ci riesce senz'altro, è un lavoro decisamente spiazzante. L'ambientazione di tipo teatrale è veramente insolita e stravagante e personalmente l'ho trovata anche inadatta a raccontare questa storia, tuttavia alla luce di quanto detto prima non meraviglia più di tanto questa "cornice" essenziale e minimalista. Comunque I contenuti ci sono e il film è buono. L'interpretazione della Kidman superba.
L'umanitá intera e tutti i suoi sentimenti in un solo film. Sembra impossibile ma lui l ha fatto. E l ha fatto quasi perfettamente, non metto un voto piú alto solo per la lunghezza forse leggermente eccessiva e la lentezza di alcuni passaggi che peró servono a definire e scandire i tempi del racconto.
1 voto in meno anche per la Kidman, Lars mi ha abituato alla Gainsbourg che é una delle mie attrici preferite attualmente. Non capisco perché Lars,almeno di recente,si ostini a lavorare con attori famosi di Hollywood. Ho avuto lo stesso problema anche con Nynphomaniac.
Un film ricchissimo, dove le azioni e i sentimenti umani vengono dipinti e stilizzati su un foglio di carta bianco con la chiarezza di un'entitá superiore. Lars conosce l 'animo umano molto bene, non c'é dubbio, ma per raccontare cosí bene una storia bisogna essere un maestro.
film troppo tecnico, non fa per me. La trama e il finale sono interessanti e la Kidman è stata molto brava. La scenografia così teatrale, l'ho trovata irritante.
Summa dell'arte Von Trieriana e capolavoro del cinema anticomunicativo postmoderno, DOGVILLE protende la sua controversa natura in un nuovo idioma cinematografico conciliante l'intrinseco virtuosismo del Dogma95 e una freschezza espressionistica indipendente, legata alla filosofia artistica del regista danese, alla continua ricerca di nuove creatività, particolarmente semplici e teatrali ma geniali nella loro fondamentale ideazione e nella loro progettazione. Drammaturgo preciso e compassato, Von Trier edifica così un'opera unica ed inimitabile, conturbante ed affascinante, concentrato della sua poetica pessimista e critica nei confronti del prossimo, di sé stessi e di tutto il resto, arresa all'imperfezione e alla malignità del mondo, tuttavia, con una riserva vendicativa, sintomo di odio e frutto dell'odio, sentimento distruttivo ed autodistruttivo generato da un compendio di dolori e tormenti terreni e inevitabili.
In un pome ordinario mi voglio proprio far del "male"... mi son rivisto sto film, sto ennessima perla di Lars, capolavoro drammatico senza età e tempo... Bello, rivederlo, capirne meglio i perchè, il significato di sta follia!
Semplicemente immensa, top bellezza ed unicità "Nicole Kidman"... il resto grandi e piacevoli comparse!
ah Lars, quanto ti adoro lars, quanto dimostri di meritarti un premio alla carriera o qualcosa che ti lancia al top.. o ti amano o ti odiano... io ti adoro ogni volta! Il David di Donatello è un premio, film top unione europea! scusate se è poco^
Film consigliato, uno dei è bei film drammatici da vedere!
11 anni pima della Grace di Monaco, la Kidman si trasforma in una delle protagoniste del cuore d'oro di Trier, anche se ufficiosamente fa parte di una nuova non ancora archiviata data l'assenza dell'ultimo capitolo, trilogia americana. Infatti Lars concede per una volta il riscatto alle innumerevoli umiliazioni che fa puntualmente e misoginamente subire alle sue donne. Strutturato come piace a lui, frazionamento a capitoli, narratore onnisciente, fedele in parte al suo Dogma ispirandosi al teatro epico proletario di Brecht, avversione alla borghesia che li accomuna, girato interamente in studio, mirabile la sensazione che trasmette di universo chiuso che si autogestisce, ognuno complice attraverso l'omertà del medesimo delitto, il male, che nel villaggio dei dannati nella Germania de 'Il nastro bianco' cresceva dentro il corpo della comunità e si insinuava nei bambini, paesaggi rurali (che lo spettatore può solo immaginare) possono pertanto divenire una potenza ostile (luogo appartato dove consumare i quotidiani stupri) o recare in sé il presagio dell'incertezza e della solitudine (la panchina fuori città nella quale Tom si abbandona in lunghe riflessioni, disegni per soggiogare Grace e placare il villaggio, il cui scopo è salvaguardare la propria egoistica apparenza).
Un Trier spietato come al solito, ma a questo giro molto più abbozzato e stilizzato per quel che riguarda la forma (a parte l'onnipresente uso della telecamera a mano, vi è una scenografia rimandante al teatro indubbiamente significativa), il tutto scaturente un compensativo e riuscito aumento in fatto di phatos, dialoghi ed espressioni attoriali. Primo capitolo della trilogia "USA - Terra delle Opportunità", "Dogville" è un film alla fine giusto: il finale pregno di violenza, se di per sé deprecabile per il connotato anzidetto, potrebbe altresì esser perfettamente legittimo visti i trascorsi della protagonista Grace ed è proprio qui che si scorge il paradosso della differenza tra giusto e sbagliato, bene e male che da sempre a mio parere, tra le varie antinomie affrontate dal regista, caratterizza maggiormente le sue opere. Sentita e angosciosa, si può dire quasi senza senso per la sua (purtroppo reale) crudeltà e con una bravissima Kidman, trattasi di una pellicola che non si scorda.
La trama non sarebbe nemmeno eccezionale, se non fosse per com'è stata costruita da Von Trier. Bellissimo scenario il palcoscenico, anche se all'inizio potrebbe essere difficile seguire i movimenti dall'alto verso il basso della macchina da presa. Un concetto credo unico nella storia del cinema, ambientare il film in un teatro. Alla fine si riesce a vedere Dogville come città, non come palcoscenico. La naturalezza della recitazione e della fotografia avvolgono lo spettatore nella vicenda, risultando mai noiosa. Un film da vedere.
Magnifico! Porta il teatro nel cinema..e ci dimostra con la sensibilità' e con il grande cast che forse tutto quello che manca rispetto un film "normale" non è indispensabile.
Capolavoro. Semplicemente geniale. Assolutamente unico ed irripetibile. Trama, sceneggiatura, ritmo, scenografia, luci, dialoghi, recitazione, fotografia, movimenti di macchina ed epilogo: tutto assolutamente ottimo. Pezzo raro di altissima cinematografia. Grande grande Trier.
Complesso e stratificato,Dogville forse è il film più difficile da valutare di fronte al quale mi sia mai trovato,con cui non riuscivo a farmi le idee chiare viste le molteplici emozioni contrastanti.Fortunatamente,riflettendoci bene son riuscito a formulare un giudizio soddisfacente su un'opera così controversa.
Innanzi tutto,anche se non mi fosse piaciuto,sarebbe stato impossibile negare il talento di Von Trier,evidente per tutta la durata senza mai scivolare in un presuntuoso esercizio delle proprie doti.Il danese,fin dall'incipit,sceglie una strada stilistica precisa e piuttosto rischiosa e da li non si discosta mai,anche nei momenti in cui poteva farlo.Le spoglie scenografie sono efficacissime a rappresentare un microcosmo di persone semplici e comuni,in una città che non esiste e potrebbe essere qualunque luogo.In un efficace fusione fra letteratura,teatro e cinema si assiste a una rappresentazione della società e della sua meschinità che diventa sempre più disturbante col procedere della vicenda,mostrando la paura del diverso e la sua forzata e parziale accettazione,troppo facilmente intaccabile per l'insicurezza e l'egoismo insiti nell'animo umano.La gentilezza e la purezza sono doti rarissime che col tempo portano solo sofferenze,fra sfruttamenti e maltrattamenti disdicevoli.Queste qualità positive vanno perse,sono fuori posto in un mondo così crudele,e deleterie per una sopravvivenza felice.
Nell'espressione di un pessimismo cosmico quasi senza speranza(non del tutto comunque,se si osserva bene il finale) Von Trier forse esagera cercando di provocare a tutti i costi,come nello sviluppo del personaggio di Bettany,che appare troppo facile e immediato,ma colpisce a fondo emozionando a più riprese,con diverse scene memorabili(su tutte la tentata fuga della protagonista nel camion,sembra un quadro in movimento)in cui il film assume le fattezze del capolavoro,pur non essendolo nel suo complesso per qualche difettuccio, come la durata eccessiva che a volte pesa,seppur riesca ad essere abbastanza coinvolgente nonostante un set così asettico.
Il cast è ottimo con facce assolutamente perfette per questi personaggi.Nicole Kidman era all'apice della sua bravura,è molto naturale e credibile ,soprattutto nei momenti di sofferenza.Non è la sua miglior prova,ma rimane degna di elogi. Fra gli altri,Bettany è molto bravo nel personaggio meno riuscito,Skasgard è credibilissimo e un volto iconico come quello di James Caan viene usato in maniera affascinante e interessante.
"Dogville" è un'opera dalla complessità e intensità notevole,una sorta di favola su una piccola comunità e in questo è accostabile a un altro film stupendo come "The village". Il finale è da pelle d'oca e di personale interpretazione per lo spettatore,come ci suggerisce la voce off.Con una pellicola così difficile,è facile dividere il pubblico,ma è impossibile che lasci indifferenti.In tempi di tale appiattimento cinematografico,è bello vedere come un autore possa suscitare tante discussioni,con riflessioni ed emozioni così diverse.Piaccia o no,"Dogville" è uno dei prodotti che fa capire che il cinema nel nuovo millenio non è morto,e questo è un merito oggettivo e importantissimo,al di là dei gusti di ognuno di noi..
Lars Trier entrò nella città del cane e ne uscì Lars Von Trier. Lars Trier entrò nella città del cane ma prima di uscirne si fermò. Alzò un dito e lo puntò su tutto quello che gli stava intorno. E tutto crollò a terra, sparì. Lasciando solo delle strisce di gesso per terra. Dove prima c'erano mura, ora solo strisce di gesso. Lars Trier entrò nella città del cane, fece sparir tutto muovendo un solo dito, e poi ne uscì Lars Von Trier. Subito dopo in quella città entrò una cosa che quella città non aveva visto mai, la grazia. E la grazia entrò sotto forma umana, Grace il suo nome, quale sennò? E Grace conobbe tutte le brave persone che vivevano nella città del cane, lo stesso cane per primo. Conobbe Tom dall'animo gentile. Tom che vuole fare lo scrittore. Conobbe la famiglia Henson con 7 figli e due genitori che non si vogliono troppo bene. Conobbe Ben e il suo camion, Ben così schivo e buono. Conobbe Bill e i suoi studi, Bill così schivo e buono. Conobbe Martha e la sua piccola chiesa da accudire. Conobbe Jack, i suoi occhi e il suo finto segreto. Grace fece innamorare Tom, tenne come fossero figli suoi i figli degli Henson, trattò Ben con delicatezza, aiutò Bill a studiare, fece accettare a Jack la sua cecità. Intanto Lars Trier da fuori della città del cane ci regala la Kidman più bella di sempre, ci regala dei primi piani impressionanti, usa le luci in una maniera così finta ma così perfetta da restarci secchi, e la luce del sole che colpisce i visi, quel sole che è solo uno sfondo bianco abbagliante, e il tramonto dalla finestra del cieco, e l'alba, e le ombre. Come il mondo di Truman anche questo sembra essere tutto lì, da una parte finisce in un albero che sarà bosco, da un'altra su una roccia che sarà montagna, da un'altra su una strada che sarà il resto del mondo, da un'altra su una panchina che sarà sguardo. E quel sentiero tra i rovi diventa leggenda. Ma Grace è una fuggitiva. E la grazia a Dogville, nella città del cane, nella città dei cani, mica può viver per sempre. Eppure le campane erano suonate 15 volte quel giorno ma se poi arrivano dei fogli che vengono affissi tutto cambia. Tutto comunque sarebbe cambiato. Tom, gli Henson, Ben, Bill, Martha, Jack, Chuck, Vera, tutti cambiano. Grace era fuggita da dove veniva perchè quel mondo la ripugnava. E in tutti i modi cerca di credere che Dogville sia un paradiso, sia un posto migliore di quello da cui viene. Ma inizia a lavorar sempre di più, qualcuno la tocca, qualcuno la minaccia o la ricatta, qualcuno la tradisce, qualcuno la incatena, qualcuno la stupra. E quel qualcuno è Dogville. Le sette statuine di porcellana si schiantano a terra, quelle statuine saranno sette bambini poi, e anche loro troveranno la loro distruzione. E Trier ci regala la sequenza tra le mele nel camion. E noi gli siamo grati per questo. Poi, poi cade la neve mentre Grace parla, cade la neve perchè mentre lei racconta tutta la sua verità si spera che quella neve insieme alle parole di Grace purifichi Dogville da tutto. Ma non si purifica un'anima nera. E Dogville si vendica, Dogville vende Grace. Ma si sta scavando la fossa da sola. Arrivano i cattivi, arrivano i gangster, arriva Lui. Lei entra in macchina. E noi stiamo 15 minuti con loro, affascinati. Poi lei esce e ama ancora Dogville, in fondo sono brave persone che le circostanze hanno fatto sbagliare un pò. In fondo la sua vita precedente, quella alla quale può tornare è peggio di questa. Ma una grossa Luna esce fuori dalle nuvole. E tutto acquista una luce nuova. Dogville si mostra per quella che è. Addio Dogville, ora sono cambiata, ora non mi piaci più, ora non so più cosa sia il perdono e la dolcezza. Addio Dogville, piccola città che mi ha trasformato. Brucia Dogville, e distruggete quelle sette statuine davanti a lei. E poi Grace come prima fece Lars esce dalla città. E non ci sono più nemmeno quelle strisce di gesso per terra. La cenere le copre. E il cane urla.
Gli piazzo un dieci, ma sarei davvero curioso di vedere come sarebbe venuto un film "normale" (e non un'opera "teatrale", come è in realtà questa) su uno stesso plot!
sono riuscito con estrema fatica ad arrivare a fino alla fine del film, ci ho messo tre giorni, lo guardavo di notte e mi addormentavo sempre, era meglio della valeriana. questa commistione tra teatro e cinema non mi ha convinto appieno, ma il colpo di scena finale e la recitazione della kidman fanno raggiungere all'opera la sufficienza. comunque troppo lungo e troppo lento.
Grandissimo film del Larsone danese.. certo, l'assenza di scenografia spiazza alla grande.. ma dopo un pò, grazie anche alla bravura degli attori sembra di assistere ad uno spettacolo teatrale proiettato sul grande schermo.. la qualità è ottima, la trama interessante.. forse la durata è esagerata, ma Larsone è così, prendere o lasciare.. e con Dogville ha fatto centro.
Eccezionale. Un Von Trier come sempre meticoloso e preciso, lento al punto giusto da far assaporare ogni minimo dettaglio di una opera che poggia tutto il suo peso sulle spalle degli attori che la interpretano senza tanti fronzoli e tanti abbellimenti. Anzi a ripensarci di bello nel film, a parte la Kidman, non c'è quasi nulla. Predomina il brutto e lo scarno a confermare la trama. Film da vedere più volte per assaporarne ogni sfumatura, e, ad ogni volta, si nota qualcosa di nuovo. Consigliatissimo
Questo film è un audace connubio di teatro, cinema e letteratura che poggia su una grandissima sceneggiatura dello stesso Von Trier, che si riconferma uno dei migliori registi post-moderni. Profonda introspezione dell'animo umano, è un'opera che resta. Ottima recitazione da parte di tutti, emozionanti le musiche di Vivaldi.
Un film magnifico con una Kidman mostruosa. Dura quasi 3 ore ma non si avvertono affatto, il finale è bellissimo e completa un opera maestosa. Un piccolo plauso questa volta alla scelta della voce narrante, se in tanti film attuali è abusata, molto spesso inutile e irritante qui invece serve per farci immergere ancora più dentro alle vicende della sfortunata Grace.
Chiederei cmq gentilmente a qualcuno dei recensore se mi spiegasse che cosa cavolo c'entra la canzoncina allegra ai titoli di coda che rovina il finale di un film così magnifico. E pure tutte quelle foto con tanto di Nixon che cavolo c'entrano.
me l'hanno fatto vedere in seconda superiore, troppo presto penso, per riuscire a capire veramente il film e apprezzarlo...ricordo solo che è stato un interminabile supplizio
Dogville è molto più che un film, è un dramma teatrale che ti cattura sin dall'inizio, la peculiarità nel rinunciare alle scenografie risulta affascinante, originale e suggestiva e consacra il genio creativo un grande regista che osa sperimentare e sorprendere il proprio pubblico. Una pellicola amara che si fa sempre più oscura nel suo incedere fino ad un epilogo incredibile. Sicuramente il migliore di Von Trier e uno dei migliori film dal 2000 ad oggi. Da vedere!
Il mio Lars Von Trier preferito. Tra i dieci migliori film, a parer mio, dal 2000 al 2009. Un'opera originale e cruda, nella quale si respira l'atmosfera del Dogma 95. Una pellicola devastante e sincera, senza le tipiche impalcature hollywoodiane. Un (quasi) trattato filosofico, scritto con gli sguardi e firmato con il sangue. Il cielo è sporco, qua il cielo abbaia.. E le persone ringhiano e hanno la bava alla bocca, è forse la rabbia? Poi c'è quel cane, così dolce, così diverso.. Lui non è una bestia..
La suggestiva scelta di rinunciare alla scenografia classica crea un mondo filmico originale e a tratti inquietante. Tuttavia la durata spropositata (e non necessaria visto i temi trattati non certo nuovi) smorza l'impatto e crea assuefazione e come spesso in Von Trier, quando si cerca la sostanza si trova ben poco.
Tuttavia dei racconti morali del regista danese è uno dei pochi che coinvolgono, senza davvero entusiasmare chi ama un cinema d'autore più rigoroso nello stile e senza orpelli non necessari.
Ultima eccellente interpretazione della Kidman, prima di diventare l'ombra della grande attrice che è stata.
Sozzure come sostanze di cui sono fatti i giorni. Sempre lei, l'esigenza del disprezzo, contro l' insensatezza che incombe. E il mito della fragilità condivisa, bellissimo mito impossibile. Grazioso Von Trier, uno dei tanti settari del cinema, uno dei pochi a non giustificarsi affatto. I titoli di coda sono l'unica parte autenticamente scioccante del film.
gran bel film, intenso e duro. personaggi ottimamente caratterizzati e ottimi attori. la scenografia e lo stile del regista ne danno ancora più qualita. fattostà che la trama non è per tutti, veramente violenta psicologicamente e piena di ingiustizie cosa non gradita alla maggior parte di chi va al cinema.
Ottimo film di Lars Von Trier molto particolare, girato tutto in una specie di teatro con una scenografia scarna. Una pellicola cruda che coinvolge lo spettatore per tutta la durata del film anche se dura molto non annoia. Una storia sconvolgente soprattutto il finale. Bravissima la Kidman perfetta nella parte...sicuramente il film più bello del regista. Da vedere,
Molto più che un film,questa opera offre spunti di riflessione su molti argomenti. Finale tanto esaltante quanto agghiacciante, LVT si dimostra un genio assoluto per quanto mi riguarda.
Avevo intravisto alcune scene del film in un passaggio in TV e mi avevano immediatamente catturata per la straordinaria scenografia. Come per altri suoi film il primo impatto per me è stato di ammirazione entusiastica per la sua opera. Ma c'è sempre qualcosa che non mi convince, forzature nell'evolversi della trama; ad esempio le deliranti (per me lo sono) teorie e messaggi che Lars V.T. imprime nelle sue pellicole. Ci sarebbe da scrivere molto, più che sul singolo film sulla filmografia di Lars V.T. nel suo complesso e nelle idee che espone.
Comunque, rimanendo a Dogville, primo film di Lars V.T. che ho visto, un aspetto non marginale secondo me sono i TITOLI DI CODA, di cui si è scritto poco. Li ho trovati irritanti, fastidiosi: un adorato David Bowie che con ritmo scanzonato canta dell'immaturità e dell'inadeguatezza della "jung america" (parafrasando). Tutta la schizofrenia repressa nel film venisse esasperata. E dopo una rappresentazione idealizzata, stilizzata, in cui le case sono schematizzate con linee a terra, le porte e le maniglie immaginarie, il panorama eliminato, ci sbatte davanti la cruda e povera realtà con le foto di quelli che avrebbero potuto essere i protagonisti reali dell'opera. Quasi che le vicende del film fossero sopportabili solo perché idealizzati, ("è un film"… ti trovi a pensare) per poi incarnarsi nelle immagini iperrealistiche di povertà, che presumibilmente il regista aveva in mente come contesto reale degli avvenimenti. Forse in pochi hanno resistito ai titoli di coda! Ma a me hanno dato un impatto forte.
Tra gli ottimi commenti scritti su questo film quelli che mi hanno interessata particolarmente sono: - il parallelo tra Grace e Cristo che nel finale si confronta con "Dio" e conviene della malvagità umana, anziché nel perdono. "Il messaggio cristiano è stravolto" (cit.) - il rilevare che nel film, "che potrebbe essere un invito all'immaginazione, in realtà non mi abbia fatto immaginare nulla, non un oggetto scenografico in più, non la tonalità di un colore, non la razza del cane, niente" (cit.)
La sensazione agghiacciante mi ha ricordato un film capolavoro: canini, DOGTOOTH (non certo per l'assonanza del titolo, che pure c'è), ma perché anche in quel caso si parla dell'aberrante condizione in cui può scadere l'uomo, di troppo amore (in quel caso) paragonabile all'ipocrisia e finto buonismo nel caso di Dogville. Il tutto meno concettualizzato che nei film di L.V.T.
Mi viene il dubbio di essere stata l'unica a non godere del finale non l'ho trovato particolarmente liberatorio (sensazioni magari provata in altri rape e revange). L'arroganza di Grace si palesa anche nel sentenziare che il mondo vivrà meglio senza Dogville.
Film molto particolare soprattutto per la scarna scenografia di tipo teatrale e per la costante presenza della voce narrante fuoricampo. Malgrado un primo momento di perplessità, devo dire che la scelta scenografica non mi è dispiaciuta affatto mentre mi sono parsi leggermente fastidiosi gli "spiegoni" del narratore Giorgio Albertazzi. Questi due aspetti del film ed una partenza lenta della storia potrebbero irritare ed annoiare lo spettatore, costringendolo ad interrompere la visione anzitempo, secondo me sarebbe però un errore, dopo un inizio difficile il film diventa bellissimo, crudo e profondo. Il finale è poi travolgente ed allo stesso tempo sbagliato ma giusto.....almeno...è quello che ho provato io nei minuti finali di Dogville. Splendida e bravissima come sempre Nicole Kidman, buono il resto del cast.
Ma che piacevole sorpresa. O meglio....ma che finale a sorpresa.
Diciamo subito che comprendo pienamente chi ha dato a questo fim voti bassissimi. Come feci io per Melancholia. Continuo a sostenere la tesi che non siano film per tutti. O almeno non per lo spettatore comune e soprattutto non sono per lo spettatore IGNARO.
Cioè colui che si appresta a vedere un film " normale " e poi si trova davanti al massimo ad una rappresentazione teatrale. Sarebbe più " onesto " fare in modo che si possa sapere in anticipo almeno vagamente a che tipo di prodotto ci si siede innanzi.
altrimenti la totale bocciatura è garantita....e deve essere compresa e tollerata.
Detto questo, dopo il mio " 1" a Melancholia, ho cominciato anche spinto da amici ad avvicinarmi a questo regista. Non avevo idea che Dogville fosse così " estremo " nella sua sceneggiatura...ma ero ormai pronto a qualcosa di esotico e strano.
Dogville è una rappresentazione teatrale. Fine.
Una Kidman bellissima e bravissima, come del resto quasi tutti gli altri attori.
La storia è narrata come una vecchia favola, ascoltata su un disco di quelli che avevo da bambino. Una favola un po' dura, certo, triste e malinconica. Con un finale a sorpresa che mi ha ricordato molto Tarantino sia nei dialoghi che nel colpo di scena. Molto buone le caratterizzazioni dei personaggi e l' atmosfera della cittadina. Forse questa favola non avrebbe avuto lo stesso sapore se narrata diversamente.
Un po' troppo lunghetto come rappresentazione ( impossibile chiamarlo film ) 3 ore circa....ci ho messo 3 giorni per guardarlo. L' ho preso a piccole dosi e forse è proprio per questo che l'ho tanto apprezzato.
Mi sono scoperto a ripensarci e ad essere curioso di vederne gli svolgimenti. giorno dopo giorno.
Anche la mancanza di una sceneggiatura non si nota poi più di tanto.
Mi considero uno spettatore " normale " che vuole solo allargare un po' i propri orizzonti e per questo non mi sento di dare più di 7 e mezzo a questa pellicola.
Può valere la pena vederlo...ma bisogna sicuramente sapere prima a cosa si va incontro.
Già dal titolo vengono provocati in noi ansie, timori e paure.
Già da quando leggiamo LVT stringiamo forte la sedia.
Già dai primi secondi ci chiediamo ma che cavolo di scenografia é??
V. Trier compie un passo geniale: unisce il teatro al cinema scenograficamente in un luogo buio e claustrofobico ma anche narrativamente genale. Prende Bretch e lo spiaccica nello schermo facendo si che il film si divida in 9 capitoli. 9 capitoli terribili! Il narratore onniscente ci narra una storia dal segno delirante. Il luogo rispecchia gli abitanti. Abitanti crudeli, lupi bastardi, mentalmente ristretti, umanamente ribrezzanti. Degli abitanti che si contrappongono (anche se sappiamo bene che in fondo non é cosi) alla protagonista, inizialmente gentile, buona, compassionevole, positiva, che in un crescendo di stupri, abusi, sfruttamenti si trasforma in una criminale dal cuore puro, fredda, impassibile, vendicativa,..dove assume il ruolo di carnefice senza passare per colpevole o innocente. Entrambi i fronti assumono un cambiamento o meglio é errato parlare di trasformazione e sarebbe più giusto dire che i personaggi tirano fuori quello che realmente sono, la loro natura, la stessa natura di noi spettatori. Ed ecco il gioco incantevole dove LVT esbisce tutto il suo genio. Mette in ballo i rapporti interpersonali, posizionando lo spettatore come vittima stessa del film e con sadico intellettualismo ci schianta sul muso la lezione che nell'aprirsi troppo all'altro si finisce con le gambine segate. Insomma sfido chiunque a venirmi a dire che non si é immedesimato in questo film dove LVT unisce l'individualismo pestante con il cinema d'essai, andando a creare una complessività filmica apparentemente registicamente indifferente (scusate!) ma che in realtà sottolinea la visione del nostro caro Lars che ci propone uno spaccato cosi maledettamente provocatorio, sconvolgente, fastidioso, cinico, atroce, a tratti nichilista portando il film all'estremo.
Mamma mia che spettacolo... l'avevo sempre lì pronto per essere visto, da anni e non lo avevo ancora fatto!Gli do un 8,5 perchè poteva essere un pochino più breve (difetto trascurabilissimo). La malvagità come concetto e come riflessione filosofica... Ci arroghiamo il diritto di definire cosa è malvagio e cosa non lo è....quando "la gente" può esserlo più della malavita stessa! E ci vedo anche altri spunti, come il buonismo, o la vendetta... Inoltre conoscevo la scelta della scenografia, degli effetti speciali, ma ho sempre pensato che avrebbe pesato nella visione del film. Mi sbagliavo. Una Kidman "pre-botox" al top: bellissima e bravissima.
Un bel film penalizzato dalla durata eccessiva. Bravi gli attori compresa la Kidman. Il tema è un po' strano ma la storia cruda e violenta mi è piaciuta. Merita la visione.
questo film o lo si boccia completamente, oppure si rimane a bocca aperta rimanendo estasiati da cosi tanta bellezza. io credo che la seconda opzione è quella che fa per me.
Pieno zeppo di idee geniali. E questa è solo una prima impressione. Perché il valore di questo film non risiede solo in una formula inedita e irripetibile, che contamina il cinema con il teatro. L'anima più profonda del film non è la sperimentazione linguistica, ma un radicale e sconvolgente disincanto nei confronti dei più elementari valori umani. L'orrore finale sconvolge perché è liberatorio ed efferato. I confini e gli schermi sono annullati, possiamo vedere tutto e sapere tutto, come degli dei. E in quanto spettatori-divinità, talvolta perdoniamo, altre volte condanniamo. Von Trier ci prende per mano e ci costringe a percorrere un sentiero pericoloso, in cui finiamo per perdere la bussola. Al termine si ha la sensazione di aver compiuto un'esperienza più che una semplice visione. Ci provoca perfidamente, costringendoci a misurare la nostra personale divina presunzione. Grandissimo cinema per palati fini con il pelo sullo stomaco e le spalle larghe.
Dopo aver letto con attenzione tutti i vostri commenti sono giunto alla conclusione che qualsiasi commento io faccia, non sarà degno di essere letto dopo i vostri straordinari commenti che rispecchiano in pieno quel che è "Dogville". Un capolavoro. Dopo questo breve preambolo sento di dire solo che concordo con tutti i voti positivi che ho letto e che l'idea della (non)sceneggiatura è qualcosa di straordinario in un contesto come questo. Tutti che facciamo finta di non vedere ciò che accade, come se non ci sfiorasse...ma forse siamo tutti semplicemente molto arroganti.
La mia non è una considerazione superficiale, ma quasi tre ore sono troppe per un bel film come questo. O lo vedi in due giorni in modo da non perderti neppure una sfumatura di dialoghi, gestualità e trama oppure devi avere una soglia di attenzione sopra la media. Secondo me in questo film, il regista non avrà voluto scendere a compromessi nel momento dei tagli, considerando OGNI fotogramma necessario allo sviluppo e alla comprensione del film. Il film tuttavia rimane un film che sfiora il capolavoro, un film che ci avvicina molto alle molteplici potenzialità di quest'Arte, ci fa capire quanto infinito sia il cinema. Teatrale certo, molto profondo. Da vedere solo se si ha la mente riposatissima e rilassata. Ma consiglierei di vederlo in due sessioni diverse.
Grande opera uscita dai meandri della mente del genio Von Trier. Senza dubbio un film che spiazza completamente, dopo la prima visione è difficilissimo dare un commento, è un film che ha bisogno di tempo e riflessione per esser capito, e anche di varie visoni. Un tipico film che piace o non piace, più unico che raro; Insomma una gemma. Io l’ho rivisto per la terza volta e non cambio idea, lo reputo un gran film, Von Trier dimostra che per fare cinema basta una sceneggiatura, degli attori e un buon regista a dirigere il tutto. Ottimi tutti gli interpreti compresa la Kidman. Geniale.
Come può un film di 3 ore con una quindicina di attori interamente ambientato su una lavagna nera a non risultare noioso?Semplicemente essendo un film creato dalla mente geniale di Lars Von Trier. Un film nero,perverso,claustrofobico con un senso di oppressione che rende lo spettatore inerme dinanzi alla crudeltà e all'ipocrisia della razza umana.Non meritiamo di essere salvati.
Bellissimo film di Von Trier, il primo che apprezzo realmente a pieno (dopo i già belli ma non convincenti al massimo "Onde del destino" e "Antichrist") nonostante sia quasi più un'opera di teatro che di cinema. Particolarissimo e psicologico, bravissima Kidman.
Film del tutto singolare caraterizzato da una scenogafia unica nel suo genere: l'assenza di quest'ultima; ed è proprio questa caratteristica a rendere la storia decisamente teatrale staccandosi completamente dall'idea classica di lungometraggio cinematografico. Lars Von Trier è stato molto astuto e bravo nell'utilizzo di questa tecnica molto difficile da applicare. Del resto si può dire di una brava Nicole Kidman, storia drammaticamente vera per molte realtà rurali e finale inaspettato e molto rivoluzionario rispetto al tenore del lungo film (quasi 3 ore...).
Stupefacente. Bisogna dare merito al regista per come riesce a catturare lo spettatore, nel bene e nel male infatti ci si ritrova a seguire con attenzione le vicissitudini della protagonista, una superba Nicole Kidman. A sfavore gioca la durata, eccessiva, e un ritmo che -soprattutto nella prima parte- dà qualche segno di cedimento. Il finale è la ciliegina sula torta. Per intenditori.
questa è una dimostrazione su quanto gli effetti speciali non contano nulla!!!!! capito??????? nulla. qui non c'è nulla, c'è solo un gran regista , una grandissima nicole , e buone comparse che fanno grandissimo questo film senza niente di niente. case disegnate con un gesso bianco, persino il cane è rimarcato con la scritta dog! eppure ecco qui un piccolo capolavoro di cinema. c'è tutta la pazzia della gente che appena ha un po di potere riesce a fare cose orrende ( vedi stupro e maltrattamenti ) e poi c'è tensione suspance e x finire rabbia e vendetta !!!! morite e bruciate tutti! non poteva finir meglio! e tutto questo ripeto.............. tutto senza niente di niente. giu' il cappello.... va bene cosi???????????????
un Lars Von Trier formato gigante, lascia da parte il "Dogma" (e meno male!!!Idioti mi aveva irritato..) e torna sui suoi splendidi livelli, sparando questo colpo da maestro che non può non colpire nella sua originalità. scenografie ridotte all'osso che creano un effetto gioco da tavolo che va addirittura al di là della concezione teatrale e personaggi usati come pedine, danno vita ad una storia che prende il via dall'ingresso da parte di una donna, una fuggitiva, in questo microcosmo. dapprima accettata, poi sfruttata, molestata e messa alla gogna, la scelta della protagonista è quella di sopportare, senza un gesto di ribellione. la trasformazione degli agnelli in lupi, il cambiamento dalla normalità di facciata al sadismo più profondo, darà il là ad un finale dove ognuno raccoglierà ciò che ha seminato.
Dogville è un capolavoro e la Kidman non è mai stata brava come in questo film. La storia è perfetta e la scansione in capitoli accompagna il lettore nel viaggio angoscioso e deprimente attraverso la infima natura umana fino al grandioso finale.
L'ipocrisia di una società messa letteralemente a nudo, in cui la falsa accettazione del'estraneo è la facciata dello sfruttamento altrui. Se si riesce a superare l'empasse iniziale con assenza di scenografie, di una rappresentazione molto vicina ai canoni teatrali, il film è in grado di coinvolgere, se non altro per il magnifico finale.
Una scenografia fuori dai canoni per questo film. Brava Nicole Kidman. La pellicola mi sembra un pò lunga ed in alcuni tratti stucchevole. Fa riflettere su alcuni aspetti irrazionali della psiche umana.
3 ore della mia vita buttate via. Non critico l'assenza di scenografia, ma presumevo che il regista avrebbe puntato sulla caratterizzazione dei personaggi, sull'evoluzione dei loro stati d'animo, ma non ce n'è traccia. Invece puntualmente una invadente e fastidiosissima voce narrante interviene per spiegare cosa passa nella testa dei personaggi e via via fare un bollettino della situazione. In un film di tre ore che si svolge in tre metri quadrati, ma come è possibile?? Ma è un film o un audiolibro?? Facile la scelta di ambientare la storia in un villaggio bigotto di inizio novecento che permette al regista con la suddetta voce narrante di guidare l'ascoltatore dove gli pare. Scontato finto cervellotico il finale.
Uno dei peggiori film che per mia sfortuna mi è capitato di vedere. Qualcosa di veramente orribile e al limite della piscopatia. Senza contare che la locandina del film non lascia minimamente presumere la totale assenza di scenografia. Un film in cui si è speso SOLO per l'ingaggio di star (NICOLE KIDMAN) senza curare il resto dei dettagli. ZERO scenografia. Il regista ha voluto richiamare il pubblico col grande nome vendendo qualcosa che non è un film. A mio parere il suo ovvio intento era quello di stupire e lasciare qualcosa nello spettatore che andasse oltre scenografie ed effetti speciali. Per quanto mi riguarda mi ha lasciato solo una tremenda incazzatura.
Lars Von Trier e la sua perla piu' luminosa..e'un bellissimo film che sorprende minuto per minuto grazie alla sua storia semplice ma che lascia spazio ai comportamenti imprevedibili dei personaggi all'interno della cittadina di Dogville..e abbiamo una Nicole Kidman che nei film che non puntano a guadagnare parecchio e' sempre brava.Gustatevelo..
Pazzesco. Coinvolgente, profondo. Un viaggio DENTRO la natura umana, senza schemi, scuse, senza alibi. Sono ancora sconvolta. Mai un film aveva guardato e raccontato così spietatamente i comportamenti e le relazioni con l'altro. Un film che non potrò rivedere, tanto mi ha coinvolto emotivamente e, appunto, sconvolto. Bravissimi gli attori. E la regia...che dire. Non so.. straordinaria? Non gli do dieci solo perchè accanto al voto c'è scritto 'andate a vederlo subito!". Ma non è un film che consiglierei a chiunque. Non c'entra niente la cultura da cinefili. Bisogna avere un po' di vita vissuta e un bel po' di lividi per capire.
troppo cerebrale. magari ci arrivo ma non ci voglio arrivare. forse dipende dalla giornata. diciamo che non era la giornata giusta e forse non lo sarà mai.
Un grande capolavoro, da vedere solo se si è in giornata di accettare l'impegno che comporta, impegno pienamente ripagato dal messaggio e dal significato che il lavoro trasmette, magistralmente sviluppati in tutti i dialoghi e comportamenti dei personaggi, insomma in tutta la storia...
Alcuni commenti hanno già usato le giuste parole, ma non volevo mancare dal esprimere i miei giudizi personali perchè Dogville é uno di quei film...finalmente nuovi. Una regia teatrale minimale che lascia spiazziato lo spettatore (quello medio ed ingenuo può forse rimanere irritato, ma quello un pelo più voglioso sorride di gusto) Lars fa emergere la vera natura di quella "America buona" che é descritta perfettamete ed in modo volutamente stereotipato... mostra quanto la natura umana si lasci sopraffare dalla consapevolezza del potere... fino ad arrivare ad un finale sconvolgente, folle e vendicativo. La chiave di lettura poi, nei titoli di coda con le immagini dell' "altra America", quella degli emarginati: ad ognuno la propria interpretazione... un film che davvero ti occupa per la durata del film ed anche dopo, quindi OTTIMO
Dogville è un film difficile. Difficile da vedere perché per molti il primo impatto puo essere veramente spiazzante e antipatico. Eppure sta proprio in questo la sua genialità,nel suo minimalismo,nelle scenografie ridotte all'osso,nel voler unire teatro e cinema riuscendoci alla perfezione. Dogville racconta senza ipocrisie dell'ipocrisia. Se la trilogia di Von Trier si chiama Usa:terra delle opportunità allora gli Stati Uniti non ci fanno una bella figura. La cittadina in cui Grace si rifugia è stereotipata:ci sono il ragazzo gentile e colto,il medico,il contadino rozzo,lo scemo del villaggio. Tutti sfrutteranno Grace in tutti i sensi. Ma nell'ultima parte ci sarà la svolta,inaspettata e cruda ma quantomeno reale e finalmente senza ipocrisia. Guardando il film si nota subito la mancanza di scenografia,quasi come se tutti potessero vedere cosa fanno gi altri ma non lo facessero,ignorandoli. Kidman grande come sempre,peccato non ci sia nel seguito perché è veramente un attrice unica. Von Trier divide come sempre ma personalmente considero questo film un quasi capolavoro non fosse per la durata eccessiva che poteva essere ridotta. Raramente ho visto un film che scandagliasse da ogni lato ipocrisia e vizi umani come questo. Raramente si vede un finale cosi inaspettato e "diverso"da come sarebbe stato se solo il film l'avesse fatto qualcun'altro. Puo non piacere ma il coraggio non manca al buon Lars,certamente. Dogville è un film anti-hollywoodiano e anti-Usa. Perché,come scritto prima,quella ritratta in Dogville è l'America peggiore. Nota di merito alla voce del narratore in Italiano,veramente splendida.
Il cinema di Von Trier, per chi ancora non lo sapesse, è crudeltà allo stato puro: prima ci presenta l'angelica eroina, poi comincia il calvario senza limiti di sofferenze a base di inganni, stupri, incatenamenti, e dopo due ore e mezzo (!) di magone allo stomaco, senza una spiegazione LINEARE ma francamente solo effettistica, ribalta la situazione, trasformando la vittima in carnefice. Allo spettatore medio non arriva affatto il senso di quest'operazione svilente e disturbante, salutata come miracolo cinematografico da buona parte della critica, che ha applaudito una messa in scena gratuitamente scarnificata della scenografia stessa, e così dando man forte al misogino e psicolabile regista per operazioni successive. Va comunque ammesso che lo stile sembra leggermente più raffinato di prima, sicuramente aiutato da un girato tutto in interni. Resta il fatto che questo tipo di cinema palesa una voglia di intellettualismo rancido che mette i brividi! Degne di nota le musiche maestose e soprattutto il cast (che all'unisono ha giurato vendetta al regista, reo di aver credibilmente reso la lavorazione un incubo nerissimo), fatta eccezzione proprio per la Kidman, che sul finale perde di intensità, forse confusa dal repentino cambio di registro della sua Grace. Film irrisolto, assurdo, sopravvalutato.