festa per il compleanno del caro amico harold regia di William Friedkin USA 1970
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festa per il compleanno del caro amico harold (1970)

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locandina del film FESTA PER IL COMPLEANNO DEL CARO AMICO HAROLD

Titolo Originale: THE BOYS IN THE BAND

RegiaWilliam Friedkin

InterpretiKenneth Nelson, Frederick Combs, Cliff Gorman, Laurence Luckinbill

Durata: h 1.59
NazionalitàUSA 1970
Generedrammatico
Al cinema nel Marzo 1970

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Trama del film Festa per il compleanno del caro amico harold

Michael, per festeggiare il compleanno dell'amico Harold ha preparato un piccolo ricevimento tra gay a cui prendono parte Hank, un professore di matematica sposato, e il suo compagno infedele, Larry; un commesso di colore, Bernard; Emory uno stravagante benzinaio e, infine, Donald che è in cura, con scarsi risultati, da uno psicanalista. Alla riunione di omosessuali si unisce, pur non essendo stato invitato, anche Alan, un ex compagno di università di Michael che sta attraversando una crisi coniugale. La presenza dell'uomo mette in agitazione tutti, Michael compreso...

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Voto Visitatori:   7,70 / 10 (10 voti)7,70Grafico
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Voti e commenti su Festa per il compleanno del caro amico harold, 10 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  27/09/2014 16:35:12
   7 / 10
Considerato il primo film hollywoodiano incentrato sulla tematica gay. Friedkin mostra un mondo gay variegato e, soprattutto rivisto oggi, un po' stereotipato. Rimane comunque un lavoro molto interessante.

LordWotton  @  09/02/2014 23:04:20
   7½ / 10
bel film, forse un po pesante ma così amaro e crudele che non si può non amarlo

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Angel Heart  @  10/03/2013 15:47:41
   7½ / 10
Un massacro psicologico senza eguali in quello che è probabilmente il primo film hollywoodiano in assoluto a trattare il tema omosessualità con tanta lucidità, schiettezza e sincerità. Il fatto di essere praticamente agli esordi non significa che bisogna essere gentili e delicati con il prossimo, normale o diverso che sia, e Friedkin nell'applicare questa regola era, è e resterà sempre un maestro. Il suo modo di affrontare l'argomento infatti è cattivissimo e senza peli sulla lingua, e il suo stile è secco e claustrofobico come pochi. Il regista sin dall'inizio ci trasporta tra le mura (ed annesso terrazzo) di questo appartamento newyorkese e pian piano, prima con cautela e poi con brutalità, ci trascina dentro la testa e la pelle di queste eccentriche personalità incapaci di accettare se stesse, di accettare e farsi accettare dal mondo esterno, e tutte unite da un unico dolore comune sebbene provocato da diverse tipologie di delusioni.
Risate gioia ed ilarità di facciata quindi si disintegrano ben presto per poi sprofondare in un abisso sempre più drammatico di pianti, crisi, umiliazioni, rabbia e frustrazioni che permettono ai personaggi di uscire allo scoperto senza ipocrisie, di confrontarsi con gli altri e con se stessi, e di raggiungere la consapevolezza di quella che è di fatto la dura realtà con la quale sono costretti a convivere ogni giorno.
Come già detto, la regia è claustrofobica ed opprimente quasi da costringerci a sentire tutto quello che i personaggi hanno da dire, i dialoghi sono superlativi e ben bilanciati tra ironia e pessimismo, e il cast, per quanto poco noto, è eccellente in ogni suo singolo componente.

Tanta verbosità alla lunga si fa un pò pesantina (non credo ci sia un solo attimo di silenzio che non venga rotto in meno di dieci secondi in tutto il film), ma a parte questo, "Festa per il Compleanno del caro amico Harold" a distanza di più di quarant'anni, rimane ancora un'opera riflessiva, terribilmente emozionante e tutt'altro che datata, nonchè il folgorante esordio di un regista geniale che non smetterà mai di regalarci capolavori e lezioni di cinema e che non scenderà mai a compromessi con nessuno.

Una coltellata, se contestualizzato all'epoca di realizzazione. Da recuperare, per quanto difficile.

paride_86  @  02/03/2012 02:21:13
   8 / 10
Da una piece teatrale "The Boys in the Band" è forse il più particolare film di William Friedkin e il primofilm hollywoodiano sull'omosessualità.
Crudele e amaro, a tratti molto realistico e visionario al tempo stesso, è un apologo forse un po' pessimista sul tema, soprattutto se paragonato ai tempi moderni - almeno c'è da sperarlo.
Rimane, tuttavia, il preciso e pertinente ritratto di un malessere condiviso tra i gay, e un'ottima galleria di personaggi perfettamente definiti e interpretati.

1 risposta al commento
Ultima risposta 19/09/2012 21.05.13
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Gruppo COLLABORATORI atticus  @  19/08/2010 18:52:20
   7½ / 10
Dramma corale dal forte impianto teatrale (di fatto tratto da una piéce), magistralmente diretto da Friedkin dieci anni prima il discusso e discutibile "Cruising".
Un indagine dell'universo omosessuale di grande lucidità narrativa che, seppur tra qualche eccesso di veemenza, riesce a mostrare senza mezzi termini il disagio e il conflitto interiore che si cela dietro l'apparenza relativamente spensierata dell'essere gay ("Se solo riuscissimo ad odiare un po meno noi stessi!"). Splendidamente recitato da tutto il cast, è un film scomodo e coraggioso, datato all'apparenza ma ancora perfettamente in grado di raccontare gioie e dolori del caso senza nessun cedimento retorico.

LoSpaccone  @  30/09/2009 13:54:06
   7½ / 10
Sebbene qualche stereotipo non manchi è un film estremamente lucido e cinico nel ritrarre il malessere che talvolta s’accompagna all’omosessualità, in equilibrio tra commedia e dramma, ricco di pathos, attento alle dinamiche psicologiche del gruppo e arricchito da una delle migliori prove registiche di Friedkin. Può sembrare eccessivamente pessimista ma è molto più umano, vero e intelligente di filmetti melensi come “Milk”.

lord vampire  @  20/03/2009 12:53:53
   8½ / 10
crudo e passionale allo stesso tempo un buon film che fa riflettere sul comportamento umano quando si ama

benzo24  @  01/02/2009 18:48:10
   7 / 10
ricordo con piacere la visione di questo film.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  24/03/2007 18:02:03
   8½ / 10
Bellissimo film di Friedkin. Inizia quasi come una commedia con dialoghi briosi e divertenti, per poi iniziare un vero e proprio gioco al massacro in cui viene fuori dall'armadio quell'ipocrisia sulla condizione dell'essere omosessuale culminata nel confronto finale tra Harold e Michael. E' un film che parla di omosessuali, ma non un film sugli omosessuali, quanto sulla paura di rimanere soli e sulla mancanza di amore. Se ci fossero state coppie etero, molti dialoghi sarebbero rimasti immutati.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  19/03/2007 20:55:44
   8 / 10
Uno script che non tradisce di certo l'origine teatrale della vicenda, interpretato da attori pressochè misconosciuti anche se in un paio di casi (Robert Culp) abbastanza noti al pubblico americano.
Potrebbe essere una comune commedia gay se non fosse un film istintivamente crudele, con un gioco di tensioni emotive che sfociano nel dramma esistenziale. Un film sull'accettazione di sè e sulla "Maschera" di un'etichetta che, in fondo, è solo un comodo arbitrio (in certi casi) per sentirsi libero e fiero della propria scelta.
Mi sembra percio' particolarmente eloquente a riguardo la figura dell'"ospite" che si definisce eterosessuale, che si sente minacciato dall'esibizionismo sfrontato della piu' "checca" del gruppo, pretendendo di omologarsi (ehm) al mondo meno stereotipato dei gay in cui non si riconosce.
Sembra che il gioco crudele e sadico dei ricatti fosse molto diffuso in un mondo che non aveva ancora accettato l'omosessualità come realtà sociale.
Il film è sgradevole, irritante ma appassionato come pochi. E si avvale di splendidi interpreti. Il tema esistenziale, stranamente molto diffuso negli anni ottanta ("il grande freddo", "gli amici di Peter") è trattato con una piccata determinazione melodrammatica: il gioco delle telefonate per dire "ti amo" a qualcuno è doloroso e brutale, e incentiva soprattutto l'attitudine masochista della condizione gay, e del rifiuto di sè

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