Due uomini sono amici da una vita ma a un certo punto, proprio quando si trovano insieme su una remota isola irlandese, uno dei due decide di voler troncare l'amicizia, generando una situazione strana e sgradevole.
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VINCITORE DI 3 PREMI GOLDEN GLOBE: Miglior film commedia o musicale, Miglior attore in un film commedia o musicale (Colin Farrell), Miglior sceneggiatura (Martin McDonagh)
Una sorta di pièce di teatro dell'assurdo, in cui il palcoscenico sono i paesaggi metafisici da confini del mondo dell'isola irlandese di Inisherin.
La sceneggiatura è in effetti un racconto al limite del paradosso, e del non-sense. Se la si prende alla lettera è abbastanza surreale ed estraniante. Entrati però nel mood del racconto, che appunto deve essere quello di pensarsi davanti a una narrazione quasi teatrale, ci si rende conto che dietro gli eccessi, i paradossi e i parossismi, c'è una storia che appositamente esaspera alcune dinamiche per creare una grande metafora. Certamente la metafora ha anche a che fare con la guerra civile irlandese, che in effetti è sempre costante alle porte in tutto il film. Ma direi più che altro che la metafora è sulla crisi che può scatenarsi tra due realtà affini, tra due realtà amiche da sempre, e che poi di colpo, per futili motivi, si allontanano. E di come questo allontanamento e questa lite possa essere atroce, durissima, persino auto-lesionista, quando da un profondo legame si arriva a un odio così netto. La crisi è talente estesa che si arriva al punto da non capire più nella resa dei conti, chi ha cominciato cosa, chi è ancora in debito e chi è in credito. Inoltre la crisi si estende a tutta la comunità, cambia gli equilibri dei rapporti, lascia esterreffati e ammutoliti tutta la società che ruota intorno ai due litiganti.
Alcuni hanno paragonato questa metafora al conflitto fratricida Ucraina-Russia. Direi che il fascino di questo film è che nel grottesco e nell'assurdo riesce a parlare sia di una piccola dinamica umana, sia di una grande dinamica sociale.