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Quando si vuole proporre una storia del genere home-invasion è essenziale essere il più credibile possibile, cercando di limitare all'osso le cavolate che rischiano di inceppare un concept interessante. In questo HOME SWEET HOME oltre alla lentezza esasperante della storia, che ci mette un bel po' a quagliare, troviamo anche i soliti clichè del genere che non alimentano la cappa di tensione che si dovrebbe percepire in temi di questa portata e che invece ottengono l'effetto contrario. Il ritmo blando, le scene allungate fino allo spasimo, il solito espediente del sonoro alto nei momenti che dovrebbero produrre i famosi jumpscares, le fesserie che si palesano in corso d'opera e un finale che, per quanto godibile per come ripaga l'imbecillità umana, non riesce ad essere ficcante quanto basta per elevare il film di Morlet a prodotto meritevole, sono le caratteristiche in negativo di questo ennesimo thriller incerto e poco efficace.
Il soggetto è ridottissimo, in pratica è l'essenzialità del filone home invasion. Data la poca originalità della trama che presenta pressapoco le medesime situazioni, si è optato per una scelta che dilatasse al massimo i tempi delle sequenze per cercare di alimentare la tensione del film. In qualche frangente riuscendoci, ma nella maggiorparte dei casi induce alla noia più profonda, oltre naturalmente a quelle illogicità di sceneggiatura tipiche dei film di questo genere. Va dato atto che il finale è tutt'altro che scontato, sorprendente e sottilmente beffardo, però malgrado la sua brevità, la durata di questo film si sente tutta.