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In un’ Africa calda di affetti, di sorrisi e di un qualche cosa di speciale, lo spettatore viene coinvolto in una storia incredibile. Paul è un uomo intelligente, molto diplomatico, ma non sembra avere nulla di particolare, saranno gli eventi a determinarne la metamorfosi: direttore di un albergo di prima categoria, di cui ha il dovere di difendere l’immagine, convinto della solidarietà occidentale, davanti all’evidenza dei fatti, al dolore dei suoi concittadini, alla “solitudine” del proprio paese, si ritroverà a modificare convinzioni, comportamenti, ad aiutare senza sosta, senza alcun interesse personale, mettendo in secondo piano anche la propria vita. Il genocidio causato dallo scontro tra Hutu e Tutsi è un fatto storico realmente accaduto sotto lo sguardo indifferente delle “superpotenze”, si sarebbe potuto evitare, ma nessuno ha avuto interesse nel farlo e vedendo questo film non si può non provare vergogna. Terry George avvalendosi di un ottimo cast ci fa veramente un bellissimo regalo, forse in alcuni momenti risentirete di un po’di retorica e in alcune scene si avverte un po’di ingenuità, ma sono piccole imperfezioni che si perdonano volentieri.
“Tu sei un nero, neanche un negro americano, ma un nero! Per loro non conti nulla”