il paese del silenzio e dell'oscurita' regia di Werner Herzog Germania 1971
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il paese del silenzio e dell'oscurita' (1971)

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locandina del film IL PAESE DEL SILENZIO E DELL'OSCURITA'

Titolo Originale: LAND DES SCHWEIGENS UND DER DUNKELHEIT

RegiaWerner Herzog

InterpretiFini Straubinger, Resi Mittermeier, Heinrich Fleischmann, Vladimir Kokol

Durata: h 1.25
NazionalitàGermania 1971
Generedocumentario
Al cinema nel Luglio 1971

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Trama del film Il paese del silenzio e dell'oscurita'

Fini Straubinger fa da guida a Werner Herzog per una serie di visite a persone sorde e cieche e alle istituzioni che le ospitano a Monaco di Baviera. Fini è una donna che ha perso la vista e l'udito in tenera età, che vive nel silenzio e nell'oscurità. Per prendere conoscenza della realtà esterna i sordo-ciechi hanno bisogno di un accompagnatore che traduca loro le parole con il metodo Lormen, basato sulla corrispondenza delle lettere dell'alfabeto con alcuni punti del palmo della mano.

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Voto Visitatori:   8,44 / 10 (9 voti)8,44Grafico
Voto Recensore:   9,00 / 10  9,00
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Voti e commenti su Il paese del silenzio e dell'oscurita', 9 opinioni inserite

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DarkRareMirko  @  04/04/2015 00:17:20
   9 / 10
Emozionante, comprensivo e a tratti straziante documentario di Herzog; non sono del tutto d'accordo con alcune opinioni espresse negli altri commenti, ma il film è sincero, rispettoso e da peso a situazioni spesso taciute e/o evitate.

Intenso, colpisce molto anche quando dice che i ciechi comunque vedono certi colori e che la sordità non è totale silenzio, bensì è condizione che vede presenti anche fastidiosi rumori.

Credo che tutti debbano vedere almeno una volta tale film, dalal parte dei giusti e contro l'ignoranza; non condivido con chi dice che Herzog abbia sfruttato i soggetti rappresentati.

Alcune copie vedono in locandina l'aqua contro gli scogli, metafora della condizione dei sordociechi.

Lodi infinite al regista tedesco, completo e versatile, che ha sempre cercato immagini nuove e contrarie all'omologazione.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  03/05/2013 21:42:05
   8 / 10
Forse il miglior documentario di Herzog sui cosiddetti "diversi"!
Spesso mi è capitato di accostare la sordita' al mutismo e non pensavo ci potesse essere nel Mondo quest'altra "croce", essere Ciechi e sordi allo stesso tempo, che poi la "sordita'" ci viene illustrata come uu rumore continuo e indistinto nell'orecchio quindi ancora piu' fastidioso.
Il documentario è un progressivo viaggio verso la solitudine, prima conosciamo chi convive con questa menomazione e cerca di interagire con altre persone grazie ad un linguaggio tattile ("quando mi lasciano la mano sembrano lontani mille miglia"), poi troviamo ragazzi nati con l'handip o abbandonati a se stessi e mai seguiti dai genitori...
Spaventoso...un documentario utilissimo e che consiglierei di vedere a chi disprezza il suo aspetto fisico perche un po' basso o un po' grasso...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  09/09/2012 00:04:29
   9 / 10
"Il poeta legge le poesie ai non vedenti.
Non pensava fosse così difficile.
Gli trema la voce.
Gli tremano le mani.

Sente che ogni frase
è qui messa alla prova dell'oscurità.
Dovrà cavarsela da sola,
senza luci e colori.

Un'avventura rischiosa
per le stelle dei suoi versi,
e l'aurora, l'arcobaleno, le nuvole, i neon, la luna,
per il pesce finora così argenteo sotto il pelo dell'acqua,
e per lo sparviero, così alto e silenzioso nel cielo.

Legge - perché ormai è troppo tardi per non farlo-
del ragazzo con la giubba gialla in un prato verde,
dei tetti rossi, che puoi contare, nella valle,
dei numeri mobili sulle maglie dei giocatori
e della sconosciuta nuda sulla porta schiusa.

Vorrebbe tacere - benché sia impossibile-
di tutti quei santi sulla volta della cattedrale,
di quel gesto d'addio al finestrino del treno,
di quella lente del microscopio e del guizzo di luce dell'anello
e degli schermi e degli specchi e dell'album dei ritratti.

Ma grande è la cortesia dei non vedenti,
grande la comprensione e la generosità.
Ascoltano, sorridono e applaudono.

Uno di loro persino si avvicina
con il libro aperto alla rovescia,
chiedendo un autografo che non vedrà. "

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  31/03/2010 11:01:24
   8½ / 10
"Ma loro hanno bisogno d'aiuto in modo da non trovarsi impreparati nel paese del silenzio e dell'oscurità".

Tanto bello quanto dilaniante documentario di Herzog che ci fa esplorare le solitudini e le persone affette da cecità e sordità.
è un viaggio che aiuta a comprendere meglio queste persone grazie alle parole della straordinaria Fini Straubinger che cerca di confortare e trovare un punto di contatto con chi soffre il suo stesso problema.
Una cosa è certa:non si possono dimenticare alcune cose: le dita sul palmo della mano usate per comunicare,l'Aria sulla quarta corda in aereo fino ad arrivare ai casi (perché purtroppo di casi si tratta) più gravi e sempre più soli.
Perché quello di Herzog è un viaggio non nell'handicap,ma nella solitudine di queste persone e questo fa ancora più male.

"Quando lasci andare la mia mano è come se fossimo a mille miglia di distanza".

Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  14/01/2010 13:59:06
   8½ / 10
Herzog il suo diverso l'aveva già raccontato con "Anche i nani hanno cominciato da piccoli".
Con questo documentario ci mette davanti ad un mondo per noi sconosciuto, molto più scoinvolgente perché vero, allo stesso modo forse molto più facile da raccontare. Il regista tedesco però ci mette del suo, non si espone mai troppo e non calca la mano in certe scene, cerca solo di cogliere la poesia di vita di questi "compagni di sventura", persone che non si arrendono nemmeno di fronte all'orrore.

Molto toccante.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  12/12/2009 11:54:14
   9 / 10
La solitudine: totale, definitiva, irreversibile. Buio e silenzio, due parole care al Novecento. Ma il buio è violentato da ondate di colori - ci confida Fini - il silenzio è un ronzio persistente.
Non è la pace, è una increspatura inconsolabile, uno schiumare d’acque tetre dove il fiume nero e il fiume senza suono s’incontrano. I sensi dei “normali” stanno agli argini come vegetazioni fiorite e canti d’uccelli. Le rocce che chiudono questo lugubre bacino sono l’immobile depressione che subiscono ad ogni momento i sordo-ciechi.
Fini si propone da guida, da vate a quest’inferno. Noi la seguiamo, accorti, facendo piano, eppure potremmo gridare e loro non ci sentirebbero. E si ha l’impressione d’una impotenza immane, d’un coinvolgimento solo parziale. Non riusciamo a entrare in quel Paese. Una distanza incolmabile e vuota si frappone tra noi e loro. Continuiamo a seguitare lo scorrere di quel fiume invisibile dalla riva. E’ il massimo che possiamo fare.

Buio e silenzio. Lo schermo nero in principio c’immerge subito in uno stato simile alla cecità. Poi una voce si racconta. L’immagine in grigio, nuvolosa, vaga di un sentiero (è forse assieme un brevissimo omaggio al documentario antropologico di Flaherty?). Un volo di sciatori nel bianco abbagliante, uno slancio vitalistico, lontanissimo dal Paese di oggi, del silenzio e dell’oscurità.
Credo che trovarsi in quelle condizioni sia un sognare ininterrotto. Dev’essere terribile, restare per sempre imprigionati in un sogno. La realtà è di triti ricordi. Di foto non visibili. Le righe della pagina scomparvero. Dopo, le parole. Poi le immagini e i suoni. Infine gli amici e le persone.

Comincia la visita a questo cerchio (sì è un cerchio infernale anche questo, come quello dei nani in “Anche i nani hanno cominciato da piccoli”). Ci sono presentate alcune storie degli altri “abitanti” del Paese. Una donna assoggettata al buio, chiusasi completamente in se stessa. Una visita al giardino botanico, una gita allo zoo. Il toccare una pianta diventa motivo di grande interesse. L’accarezzare un animale momento di enorme gioia.
L’alfabeto tattile funziona come una sorta di sottotitolazione, che non riusciamo a decifrare ma che ci sforziamo di leggere, e che qualcosa ci spiega. Una volta lasciate le mani, ci si trova nuovamente isolati nel silenzio e nell’oscurità incolmabili.

Sempre più addentro: ragazzi sordo-ciechi dalla nascita. Vengono mostrati i difficili metodi d’educazione da parte del personale del centro che li accoglie.
Sempre più addentro: Vladmir, un ragazzo sordo-cieco dalla nascita che sino ad oggi non è mai stato educato in alcun modo. Prova il dolore colpendosi con una palla sul volto, stringe a sé la vibrazione di una radio che trasmette musica e sembra quietarsi.
Sempre più addentro: Heinrich è un anziano dimenticato dagli uomini e che ha trovato rifugio nel mondo degli animali. Ha vissuto in una stalla. Mentre Fini prova a comunicare con lui, egli scrolla via la sua mano, si allontana dal gruppo, abbraccia il tronco d’un albero. Gli altri lo raggiungono, lo accompagnano a casa. Fini rimane sola, sotto le fronde, nel Paese del silenzio e dell’oscurità.

L’apparente freddezza con cui Herzog gira questo documentario, è in verità un atto di grande umanità e rispetto. Resta dietro la cinepresa, discretamente sembra tenersi in disparte, quasi consegna a Fini la direzione. Non calca sul Pathos, lascia che esso venga suscitato da sé. A tal proposito, è curiosa la scelta della dolcissima aria della suite di Bach, un gesto di sentita compassione.

Guardali, anima mia: sono veramente orribili.
Simili a manichini, vagamente ridicoli,
terribili, strani come i sonnambuli;
dardeggiano non si sa dove i globi tenebrosi.

I loro occhi, abbandonati dalla divina scintilla,
restano alzati al cielo, come se
guardassero lontano: non li si vede mai curvare
verso il selciato la testa appesantita.

Attraversano così l'oscurità senza confini,
sorella del silenzio eterno.

Da “I ciechi", C. Baudelaire.

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  17/10/2009 10:22:24
   9 / 10
"Una monografia sulle mani di una sordo-cieca" (Werner Herzog).

Per approfondimenti si veda l'annessa recensione.

3 risposte al commento
Ultima risposta 17/10/2009 10.48.25
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Max78  @  11/09/2008 17:58:07
   7½ / 10
Mi trovo sulla stessa lunghezza d'onda di Jelly, "Il paese del silenzio e dell'oscurità è un documentario che lascia basiti, non v'è dubbio, ma vorrei parlar francamente: se incontriamo un Handicappato per strada come ci comportiamo?
Lo osserviamo e pensiamo a quanto sia sfortunato lui e quanto fortunati noi che magari ci lamentiamo per problemi futili.
Poi però distolto lo sguardo, questa riflessione svanisce in 10 nanosecondi e bona lì si tira dritto, il mondo va così.
Non credo sia questione di insensibilità, semplicemente perché fintanto certe situazioni non capitano personalmente o alle persone a noi care tendiamo a viverle con distacco emotivo.
Per carità poi non voglio fare di tutta l'erba un fascio.

Quindi meglio Freaks (la pellicola di Browning) di questo documentario? Meglio la finzione(almeno in parte) alla realtà nuda e cruda? Sembrerebbe mostruosa come ipotesi, ma almeno per quanto mi riguarda è un sì.

Il cinema come fabbrica dei sogni, e ciò è forse un male? I sogni di cui ci nutriamo gonfiano le tasche di quei "ciarlatani" venditori di fumo, offrono false speranze o verità distorte; hanno colpe per questo?
Tante quanto ne hanno i pasticceri che tentano i poveri golosoni con infinite calorie, diabete e grasso che cola, o quanto i tabaccai "distributori" di morte in pacchetti.




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10 risposte al commento
Ultima risposta 25/11/2008 21.59.14
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Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  06/09/2008 20:03:05
   7½ / 10
Herzog attraversa con coraggio e determinazione le esistenze dimenticate degli abitanti del Paese del silenzio e dell'oscurità, costretti in un limbo senza suoni nè immagini. Fondamentale nel mostrare con piglio documentaristico una realtà poco conosciuta, la pellicola di Herzog alla lunga è penalizzata da un'eccessiva asetticità che ne compromette il risultato finale.
Rimane comunque un documento indispensabile nel percorso della comprensione del diverso.

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