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Molte volte sono i dettagli a fare la differenza tra un giudizio positivo e uno negativo. L'inizio di LET US PREY è piuttosto suggestivo: immagini cupe, fredde ed inquietanti lasciano presagire una storia che possa appagare lo spettatore, offrendogli tutto ciò che serve per un buon horror/thriller. Atmosfera e personaggi vanno ad incanalarsi verso tematiche non nuove (sembra un MR.VENDETTA, quello con Val Kilmer, più solido) ma comunque foriere di buone sensazioni. Purtroppo man mano che si procede la storia si ingolfa in particolari poco curati che non trovano una chiara spiegazione, se non quella che si da lo spettatore stesso, culminando in un classico bagno di sangue luciferino che non appaga totalmente chi guarda, mancando di linearità ed incisività. Alcuni interpreti appaiono ben calati nel ruolo, altri sono meno convincenti, la fotografia è perfetta per la situazione che vuole ricreare ma la storia non convince fino in fondo, lasciando l'amaro in bocca a chi credeva di poter assistere ad un racconto più articolato e più preciso. Non è comunque un prodotto da scartare, anzi un'occhiata gliela si può concedere senza remore, ma si dimentica presto e soprattutto non incide significativamente dal punto di vista del coinvolgimento.
Un incipit strepitoso per un film che delude le aspettative. Scrittura mediocre che fa dell'eccesso il proprio baluardo scadendo così rovinosamente nel ridicolo. Grottesco e fastidioso il personaggio del sergente MacReady (altro omaggio al cinema di Carpenter?). Buona invece la regia che fa da collante a questa accozzaglia di eccessi rendendo il tutto sufficientemente omogeneo e scorrevole. Ottimo come sempre Cunningham. Prodotto perdibile ma vedibile.
L'incipit è di quelli che fanno ben sperare; non fosse per quell'orrido corvo realizzato in CGI tutto sarebbe perfetto, con l'oceano di qualche suggestiva costa britannica ad infrangersi sugli scogli con furia, come a celebrare l'arrivo del misterioso uomo barbuto che con fare pacato avanza verso una sperduta cittadina di provincia. Sull'identità del tizio più certezze che dubbi, sin da quando, accolto nella stazione di polizia a seguito di un incidente, comincia a mostrare strani poteri intrufolandosi nelle menti di poliziotti e detenuti, portando a galla reminiscenze oscure in cui si celano abusi perpetrati e subiti. Una sorta di angelo vendicatore in odor di zolfo, capace di alimentare fin da subito un palpabile disagio nel limitato luogo all'interno del quale quasi tutti hanno terrificanti scheletri nell'armadio da celare. La pellicola è indubbiamente debitrice al "Distretto 13- Le brigate della Morte" di Carpenter, con il maestro omaggiato fin dalla soundtrack; tuttavia O'Malley cerca uno stile personale che da discreto nelle intenzioni si rivela mediocre negli sviluppi. "Let us prey" si consacra alla fiera del grottesco proponendo una serie di personaggi esagerati, colpevoli di sminuire la già poco robusta tensione attraverso un'eccentricità discutibile. In particolar modo, ad apparire esageratamente sopra le righe, sono il sergente -improponibile nella sua interpretazione stile Rambo- e la coppia dei poliziotti amanti, i quali agiscono peggio di due serial killer rinchiusi in un mattatoio. Non mancano ritmo e scene toste ma la storia non trova mai la giusta compensazione tra registri narrativi. Il personaggio meglio sviluppato è quello di Polyanna McIntosh (molti la ricorderanno in "The Woman", qualcuno di meno in "Exam"), peccato venga coinvolta in un finale ambiguo e tutto sommato deludente.