l'uomo che sapeva troppo (1934) regia di Alfred Hitchcock Gran Bretagna 1934
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l'uomo che sapeva troppo (1934)

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locandina del film L'UOMO CHE SAPEVA TROPPO (1934)

Titolo Originale: THE MAN WHO KNEW TOO MUCH

RegiaAlfred Hitchcock

InterpretiLeslie Banks, Edna Best, Peter Lorre, Nova Pilbeam, Frank Vosper, Pierre Fresnay

Durata: h 1.15
NazionalitàGran Bretagna 1934
Generethriller
Al cinema nel Marzo 1934

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Trama del film L'uomo che sapeva troppo (1934)

Bob e Jill Lawrence stanno trascorrendo una vacanza sulla neve con la figlia Betty. Ma dopo che Jill ha raccolto le ultime parole dell'agente Louis Bernard, assassinato da una spia, Betty viene rapita e i Lawrence si trovano coinvolti in un pericoloso intrigo...

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Voto Visitatori:   6,63 / 10 (15 voti)6,63Grafico
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Voti e commenti su L'uomo che sapeva troppo (1934), 15 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Godbluff2  @  26/04/2022 16:54:18
   7 / 10
Film a basso costo e girato con mezzi ridotti, uno dei tanti film di genere prodotti in serie dall'industria cinematografica mondiale, veri e propri "B-Movie"... Solo che ogni tanto a dirigerli ci si metteva un genio. Hitchcock è stato un genio tra i più grandi dietro la macchina da presa e dunque uno di quelli che ha reso il cinema di genere cinema d'autore e dimostrato che il cinema d'autore potesse essere tranquillamente anche cinema di genere (per quanto ci abbiano messo un po' a capirlo e solo con la spinta delle nuove generazioni, francesi soprattutto, degli anni '50). La firma hitcockiana d'autore nel genere spy-thriller è evidente e quasi ossessiva già in moltissimi dei suoi film del periodo inglese, dove il regista manovrava sceneggiature altrui dando a queste storie un'impronta tra le più originali e immediatamente riconoscibili nel genere e nel cinema in generale, determinando idee e soluzioni narrative, tecniche, visive che diventeranno lo standard del thriller e delle spy-story negli anni a venire.
Questo film è di fatto la sua prima vera spy-story e contiene tutti i semi del cinema di Hitchcock.
Nella prima versione di "The Man Who Knew Too Much" comprensibilmente più acerba (per un regista che si è costantemente evoluto e migliorato negli anni) e meno raffinata (per una maggior penuria di mezzi) c'è già molto dell'Hitchcock classico del filone "spy-intrigo": c'è la casualità, il destino beffardo che immette dei personaggi ignari in situazioni estremamente pericolose e più grandi di loro; c'è l'immancabile dose di humor britannico; c'è un cattivo spietato e raggelante, qui magistralmente interpretato dalla maschera perfetta di Peter Lorre; c'è un'abile gestione dei meccanismi narrativi della suspence e della tensione, che affinerà ulteriormente con il tempo e che resterà una delle specialità della casa; c'è naturalmente quell'occhio capace di regalare sequenze memorabili, per la scelta delle inquadrature, il montaggio, l'uso degli spazi e dei volti, l'inventiva a livello visivo oltre che narrativo (sebbene qui non sia certo espressa al suo massimo); c'è quella complice richiesta allo spettatore di alzare il livello della propria sospensione dell'incredulità di fronte a forzature narrative di base e a situazioni che non si reggono esattamente su di una solida e realistica credibilità, ma sono inserite in sceneggiature che, una volta preso atto di una scarsa ricerca di situazioni e reazioni estremamente realistiche e credibili, restano sempre coerenti con se stesse e dunque solide.
Ci sono sequenze che mescolano mirabilmente il thrilling allo humor (la rissa in chiesa a colpi di sedie, un vero gioiello, e quella celebre nello studio dentistico) altre genuinamente divertenti (nella prima parte del film, la parte al ristorante e le interazioni tra i due coniugi protagonisti) altre che mostrano la superba capacità di costruzione della suspence del nostro panzerotto inglese preferito, come la sequenza finale all'opera, ovviamente, dove è già presente l'idea di usare il suono come meccanismo "detonante" dell'atto anche se musica e sonoro avranno poi nel remake un ruolo molto più evidente, centrale e determinante anche nella costruzione di quella sequenza.
Il "The Man Who Knew Too Much" inglese soffre casomai degli anni che si porta dietro (problema suo, non del numero di anni in se, non è uno dei vecchi film meglio invecchiati, ecco) e di alcune, forse troppe, ingenuità narrative, interpretative e anche estetiche e grammaticali, che ad oggi rendono altalenanti anche sequenze importanti, come quella della sparatoria sul finale; nelle inquadrature, nel montaggio, nel ritmo, negli attori, a volte si trovano momenti poco riusciti, dando l'impressione di stacchi e passaggi poco fluidi, e la caratterizzazione dei personaggi ad oggi non sembra esattamente il massimo (anche se il personaggio della madre-cecchino è interessante, peccato che inquadrature e montaggio lascino fin troppo seccamente alla sola immaginazione dello spettatore l'accaduto, pur di ovvia intuizione com'è. Non mi è parsa una bella resa).
Al di là di qualche difetto che si porta dietro, frutto di ingenuità tecniche-produttive dell'epoca e di mezzi economici non certo paragonabili a, chessò, i film di punta prodotti ad Hollywood (tra l'altro il 1934 era un anno ancora piuttosto vicino al passaggio muto-sonoro e solo da pochissimi anni il cinema stava superando l'imbarazzo dei primi film sonori, a cavallo tra fine anni '20 e primissimi '30, abbastanza disastrosi anche tecnicamente e stilisticamente per vari motivi) questo film ha anche tante cose molto belline, è assolutamente godibile ed è splendido recuperarlo perché titolo seminale nella produzione di Hitchcock, utile per notare come fossero già presenti molte delle sue tematiche o dei suoi "topos" registici che andrà poi ad affinare film dopo film, decennio dopo decennio fino alle vette più alte raggiunte tra la seconda metà degli anni '50 e il 1963.

Filman  @  12/03/2017 20:07:32
   9½ / 10
Il thriller di spionaggio esiste da pochissimi anni, ma Alfred Hitchcock riesce in anticipo a rivoluzionarlo alla radice, travestendo un uomo comune e normale in un soggetto potenzialmente decisivo per degli affari internazionali e usando la verità come un'arma pericolosa e un soffocante fardello, fino alla precisa costruzione di una forma autonoma e straordinariamente incisiva con cui tutte le opere analoghe e successive a THE MAN WHO KNEW TOO MUCH dovranno confrontarsi, in cui è importante tanto l'esuberanza del racconto quanto il carattere convinto del protagonista, tali da garantire uno spaziamento emotivo e narrativo oscillante tra il drammatico e l'ironico, tra l'ansiogeno e l'esplosivo, tra l'investigazione e la sommossa, come avviene in questo capolavoro di caos e calma, mastodontico nella costruzione dei caratteri, sia nuovi che tradizionali (quali la coppia composta da caposaldo e spalla, la nemesi stilizzata o le appariscenti comparse momentanee), e dei momenti, forti di una cospirativa atmosfera, in collisione con rivelazione e risoluzione.

Dick  @  14/10/2016 12:03:05
   7½ / 10
Difficile staccarlo dal film del 56 in cui Hitchcock dimostrò come si potesse migliorare una buona idea. Del periodo casalingo del regista ho visto pochi film e ci ho sempre fin' ora trovato uno stile più ironico-brillante che verrà mantenuto anche oltreoceano, ma piuttosto mutuato. Anche questa pellicola non fa eccezione e persino in qualche scena sulla carta drammatica e tesa viene fuori. Vedi

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La location svizzera è simpatica, ma quella marocchina è più fascinosa così come la scena a teatro è ancor più coinvolgente nel cugino americano. Dalla sua quest' opera ha però un finale più action!
In teoria bisognerebbe vedere prima questo, anche per non avere qualche pregiudizio verso un stile a volte più "leggero".

william sczrbia  @  29/01/2015 00:06:47
   8 / 10
Goldust  @  18/07/2014 10:58:56
   7 / 10
Nonostante il celeberrimo remake del '56, la prima versione de L'uomo che sapeva troppo rimane una delle più famose opere del periodo inglese hitchcockiano. Per tecnica registica, ricchezza di mezzi e gestione della suspense la seconda versione si lascia preferire, eppure anche questo film del '34 ha molte cose da dire, specialmente nella parte centrale. Se l'inizio e la fine differiscono infatti in modo netto, il cuore del film è invece composto dalle scene migliori e da alcuni momenti di grande e geniale cinema ( si pensi alla sequenza dal dentista, alla furibonda zuffa in Chiesa a colpi di sedie, all'agguato alla Royal Albert Hall ). Peter Lorre mette in scena un villain velenoso e dolente che è uno spettacolo; il resto del cast è francamente incolore. Di basso livello il doppiaggio italiano.

Gruppo COLLABORATORI julian  @  18/08/2011 15:54:35
   4½ / 10
Adesso capisco perchè Hitch l'ha rifatto.
Film mediocre in tutto: recitazione, dialoghi, "effetti speciali", persino doppiaggio. Non c'è traccia di suspance, tutto si svolge con grande fretta e con poca credibilità. Si salva solo Peter Lorre, con la sua faccia da pazzo.
Girato con pochi soldi, comprensibile. Il remake è un capolavoro.

1 risposta al commento
Ultima risposta 14/10/2016 12.04.19
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Invia una mail all'autore del commento Suskis  @  15/08/2011 11:39:22
   6 / 10
Nonostante non si possa dire che Hitchcock all'epoca fosse alle prime armi (aveva già più di una dozzina di film sulle spalle) in questo film quel che valgono sono perloppiù le invenzioni (soprattutto visive). Il resto (trama, regia, dialoghi) è invece poco riuscito. In certe parti si rischia davvero di addormentarsi e, scena nella Halbert Hall a parte, di suspance non c'è traccia in tutto il film.

Lory_noir  @  06/04/2011 21:42:04
   4½ / 10
Non mi è piaciuto, sono curioso di vedere il remake. Il doppiaggio italiano è da rabbrividire.

1 risposta al commento
Ultima risposta 14/10/2016 12.06.09
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  25/02/2011 23:23:02
   7 / 10
Sarà che adoro Peter Lorre, però malgrado i suoi limiti questo film è comunque dignitoso. Probabilmente la presenza del grande caratterista oscura le altre figure, tuttavia ho apprezzato il taglio tipicamente british del suo antagonista. Il remake è sicuramente più riuscito, ma nel remake c'erano anche più soldi e mezzi. Albert Hall a parte, le scenografie di questa versione sono piuttosto essenziali.

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Ultima risposta 14/10/2016 12.05.20
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DizionarioFilm  @  24/05/2010 22:54:44
   6½ / 10
"The Man Who Knew Too Much" è uno dei film più famosi del cosiddetto "periodo inglese" di Hithcock (ma non il più bello). E' un film molto interessante, con buone trovate, girato dopo i fiaschi di "Numero 17" e soprattutto l'orrendo "Vienna di Strauss". Ridiede rispettabilità (e successo) a un regista che si era, forse, perso. è molto interessante paragonare le due versioni di questo film; questa con il celebre rifacimento americano dell stesso Hitchcock, che per vari motivi gli è superiore.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  17/10/2009 08:38:00
   5½ / 10
Questo film ha poco a che vedere con il bellissimo remake (non pensavo l'avrei mai scritto) girato negli anni cinquanta...anche come livello di regia siamo su altri livelli...
Evidentemente il maestro non aveva raggiunto la maturita' artistica che lo rese famoso...Il film pur durando poco risulta noioso,forse perche visto oggi perde troppo smalto.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  27/03/2009 12:53:41
   7 / 10
Non è successo poi troppo spesso che un regista ne facesse di un proprio film un remake a colori. Mi vengono in mente Cecilio B. DeMille con "I 10 Comandamenti", Frank Capra con "Signora per un Giorno" e Sir Alfred Hitchcock con il suo "The Man Who Knew Too Much" uscito per la prima volta nel periodo inglese nel '34 e rifatto per un debito con la Warner nel '56 con James Stewart. A parte la differenza sostanziale per l' evoluzione dei mezzi, e a parte la differenza per il buget qui molto probabilmente irrisorio, è interessante vedere anche questa prima versione per la maturazione artistica del grande regista nell' arco dei 22 anni che separano le due opere. In particolare per quanto riguarda la direzione degli attori (memorabile Luis Bernard nei tentativi di acchiapparsi il coltello conficcato tra le scapole dietro la schiena) e soprattutto il montaggio nella gestione della suspense, con ovvio riferimento alla celebre sequenza all' Albert Hall di Londra. La trama sostanzialmente è quasi del tutto simile ma sviluppata non altrettanto bene, e anche la colonna sonora è la stessa, fattore questo che mi fece amare alla follia un compositore come Bernard Herrmann che avrebbe potuto scegliere - come credo avrebbe fatto chiunque altro nella sua stessa posizione - di comporne un' altra per l' occasione, invece di tenere l' originale. E in effetti, quello all' Albert Hall del 1956 è uno dei climax più intensi ed emozionanti di sempre, superiore all' originale proprio grazie alla maestria di Hitchcock al montaggio. Buon contributo di Peter Lorre ma il meglio per il regista inglese l' hanno saputo dare James Stewart e Cary Grant. Per gli estimatori di Alfred Hitchcock.

1 risposta al commento
Ultima risposta 14/10/2016 12.07.10
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Neu!  @  28/02/2009 14:03:09
   6½ / 10
meglio il remake Hollywoodiano, anche se questo è forse più ironico e sincero. non male, ama del periodo inglese di Hitchcock preferisco altri (Il Club dei 39, La Signora Scompare)

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  08/06/2008 21:41:40
   6½ / 10
Con questo film Hitchcock ha in pratica inaugurato un genere. Lo conferma il fatto che lo spettatore moderno non può fare a meno di sentire l’opera come un insieme di cliché strausati. Allora però erano novità, il frutto dei tentativi cinematografici di Hitchcock di produrre una forma che coinvolgesse al massimo gli spettatori. Il successo ha determinato il futuro sviluppo. Infatti questo è il film che ha fatto conoscere Hitchcock in tutto il mondo, soprattutto negli Stati Uniti.
Hitchcock introduce per la prima volta nei suoi film un “eroe”, cioè un personaggio centrale “middle class” che spicca per intelligenza, sangue freddo, decisione e fortuna. Un personaggio molto ben delineato in cui gli spettatori si potessero facilmente identificare e sentirsi di conseguenza esaltati. La divisione fra buoni e cattivi si fa netta anche negli altri personaggi, con un contraltare “cattivo” che spicca per abiezione e fascino negativo (il bravissimo Peter Lorre). S’introduce inoltre un tema molto coinvolgente come quello del legame bambino-genitori. Il resto è tutto un mettere alla prova e sotto pressione i buoni, un tifare per loro contro le circostanze a volte sfavorevoli. Per fortuna che alla fine tutto va bene. In più c’è il pizzico di mistero che incuriosisce e coinvolge. Entrano tra l’altro in scena fatti politici contemporanei. Il lieto fine poi corona le tensioni vissute con la soddisfazione che risulta così potenziata.
Questa struttura è mostrata quasi nella sua nudità, senza tanti altri orpelli (scenografie quasi simboliche, effetti speciali limitati e piuttosto artigianali). Le parti in gioco non sono ancora così estremizzate. Il cattivo infatti non è poi così cattivo, se confrontato con cattivi futuri. Il tutto condito da un pizzico di british humor che non manca mai nelle opere del cineasta inglese.
Un film quindi interessante come documento cinematografico, ma un po’ scarso come godimento artistico o come divertimento.

Crimson  @  27/12/2007 18:53:32
   6½ / 10
Raro caso in cui l'originale è decisamente inferiore rispetto al remake, ma ovviamente i due film in questione sono stati girati dallo stesso regista (altro caso raro) e con mezzi decisamente diversi.
Tuttavia questo thriller del periodo inglese a parte l'idea di fondo avvincente (in fondo è uno dei segreti principali della grandezza del remake del '56) non mi piace particolarmente, non reggendo il paragone neppure con diverse altre maestose pellicole girate dal regista più o meno nello stesso periodo ('i 39 scalini', 'giovane e innocente'...).
Difettoso a livello di sceneggiatura e confusionario nella parte finale, si avvicina al remake però nella scena madre alla Albert Hall (particolare non di poco conto) e consta di una scena molto bella nella chiesa con un furibondo lancio di sedie.
Grande Peter Lorre, talentuoso caratterista che Hitchcock riproporrà ne 'l'agente segreto'.
C'è da sottolineare comunque come diverse scene sono diverse rispetto al remake, che oltretutto è più lungo.
Comunque per chi ama il film con Doris Day come il sottoscritto, questa è una pellicola da recuperare assolutamente!

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