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Diversamente da Metalhead, film piuttosto interessante di questo regista islandese, le tonalità per questa pellicola virano più sulla commedia amara. Si parla di una personalità, quella del protagonista, totalmente annullata da una madre fanatica politica e figura veramente tremenda per il figlio che alle soglie dei cinquantanni si ritrova come a vivere di riflesso da un genitore castrante. Anche la sua strettissima cerchia di amici, specialmente Daniel, vive la stessa situazione con una vita già preordinata dai propri genitori che lo vogliono a tutti i costi medico mentre lui vuole sfogare i suoi istinti artistici. Le figure genitoriali quindi sono viste in maniera negativa come la negazione delle proprie aspirazioni o essere il riflesso delle loro personalità. In fondo il film è una storia di emancipazione dei figli nei confronti dei genitori. Buono il cast, con attori bene in parte e una regia attentaa cogliere le sfumature dei personaggi.