Nel marzo 1974 un uomo fu trovato morto nei bagni di una stazione di New York. Nessuno si presentò per identificare il cadavere. Era Louis Kahn, uno dei più grandi architetti del ventesimo secolo. Un artista che aveva progettato e costruito edifici e interi quartieri, creature ""spirituali"" fatte di luce, mattoni, cemento e acqua che, come è stato scritto, ""hanno cambiato la nostra vita e il nostro modo di vivere lo spazio"". ""My architect"" racconta la vita di Kahn, ma non è solo un film sull'architettura. Il regista è Nathaniel Kahn, figlio illegittimo di Louis, e il film è la storia di un uomo alla ricerca del padre che l'ha abbandonato, ma è anche una suggestiva investigazione sul tema dell'artista, sull'esaltazione e la dannazione di ogni grande creatore.
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