notte sulla citta' regia di Jean-Pierre Melville Francia 1972
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notte sulla citta' (1972)

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locandina del film NOTTE SULLA CITTA'

Titolo Originale: UN FLIC

RegiaJean-Pierre Melville

InterpretiRiccardo Cucciolla, Catherine Deneuve, Richard Crenna, Alain Delon

Durata: h 1.40
NazionalitàFrancia 1972
Generepoliziesco
Al cinema nel Gennaio 1972

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Trama del film Notte sulla citta'

Il commissario Coleman indaga su una rapina in banca. Da un informatore apprende che il furto serve in realtà per un colpo più grosso: rapinare un trafficante di droga. Stretta d'assedio la banda, Coleman uccide Simon, il capo, sotto gli occhi di Cathy, la donna cui erano entrambi legati.

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Voti e commenti su Notte sulla citta', 10 opinioni inserite

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Thorondir  @  01/06/2022 23:44:51
   7½ / 10
L'ultimo film di Melville si muove sulle coordinate classiche del regista: un poliziesco dall'atmosfera asettica e con il solito sguardo pessimista sugli esseri umani. La maestria registica rimane intatta anche in questo lavoro e le due sequenze delle rapine (quella iniziale, splendida anche per l'atmosfera, e quella sul treno) stanno li a dimostrarlo. Il "gioco a tre" tra uno dei rapinatori, il personaggio della Deneuve e il poliziotto (Delon) rimane invece poco indagato: la sequenza di sguardi rende l'idea dell'ambiguità della situazione, ma Melville decide di concentrarsi più sull'azione e la dinamica del film piuttosto che su uno sviluppo dei personaggi qui un po' avvitato su se stesso. Il finale è freddo e glaciale, tipicamente melvilliano.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  12/10/2017 17:30:19
   7 / 10
Melville ci lascia con quest'ultimo film, ovviamente un noir...
Non siamo ai livelli di "Frank costello", con lo stesso Delon, ma è una pellicola che si lascia guardare per il suo essere cinica e per il modo minuzioso in cui vengono raccontati i colpi.
Il primo in banca, almeno 10 minuti dove a parlare sono solo gli sguardi dei banditi, e l'ultimo in treno. Proprio per la durata di questi colpi mi sento di dire che il vero protagonista della vicenda è Richard Crenna piu' che un Delon sfruttato con il contagocce.
La storia d'amore invece è la cosa che ho apprezzato meno, direi fuori contesto.
Autoriale ma distaccato, comunque da vedere.

Goldust  @  27/01/2016 16:40:14
   7 / 10
Il passo cinematografico d'addio di Melville è un noir gelido ed impersonale che riprende i discorsi interrotti nei suoi precedenti lavori, in cui fato beffardo e solitudini umane hanno la precedenza su tutto. Questo "un flic" è quindi parente stretto di "Frank Costello" e de "I senza nome", ha uno sviluppo schematico eppure spesso avvincente ed è destrutturato al massimo ( pochi dialoghi, musiche quasi assenti, zero orpelli stilistici ), forse per poter essere meglio assimilato. Pur facendo chiaro ricorso a dei modellini, la sequenza dell'assalto al treno è geniale, al pari della rapina iniziale. Bene Delon, Crenna e Cucciola, sottoutilizzata la Deneuve.

JOKER1926  @  08/10/2014 16:06:54
   7½ / 10
Jean-Pierre Melville, nel corso delle temporalità, si è avvalso di un qualcosa di grande. Se si intende e si vede il Cinema come arte, però nel senso più stretto e veemente, allora Melville si siede al tavolo degli artisti del Decadentismo, insieme ai poeti.

"Notte sulla città" è l'ultimo progetto della regia francese, siamo di fronte ad un colossale canto del cigno.
Il decadentismo emanato da Melville tocca ogni situazione, occupa ogni spazialità. I fili nevralgici sono mossi da un Alain Delon simbolo fruttuoso delle nostre più grandi immaginazioni di estetismo e di apologia della grandezza della sensualità, smisurato e intoccabile.
Il disegno narrativo di Melville abbraccia da vicino, logicamente, tutti i canoni inerenti a ciò che ha a che fare col mondo del poliziesco; una banda di cinici rapinatori è messa a tappetto da un sistema contrapposto, ossia dalla forza della legge. Sale in cattedra, come detto, Alain Delon in una parte di uno sbirro tosto e ammaliante, il commissario Coleman.
A svolgere le più grandi cose ne "Notte sulla città" è la sceneggiatura colma di sfumature poetiche che si sprigionano nella notte, il titolo in effetti, è un degno prologo circa l'elaborazione filmica.

"Notte sulla città" nasce in un silenzio d'azione, fra pioggia e complicità, depone le ultime battute in un ulteriore silenzio fatto da determinazione e desolazione. Le location e le atmosfere dormono in uno scrigno scordato.

vieste84  @  20/10/2013 19:57:37
   6 / 10
Dopo la perfezione della sceneggiatura de "l cercle rouge" questo "notte sulla città" è nettamente inferiore. Ultimo film di Melville ed è forse il suo peggiore da un po di anni a questa parte, raggiunge pur sempre la sufficienza. Melville regista perfetto anche se avrei preferito che il suo ultimo lavoro fosse un altro dei suoi inconfondibili noir di spessore, detto questo azzarderei a dire che è stato il regista che in quanto a qualità è stato il più sottovalutato da vivo, cioè è tanto è passato inosservato quanto è stato sublime nelle sue pellicole, un regista perfetto.

P.S: Catherine Deneuve per me rimane la più bella del cinema

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  13/10/2012 10:34:19
   8 / 10
Notte sulla città è il crepuscolo del genere noir diretto da uno dei suoi migliori artefici. Si perde completamente l'alone di romanticismo del genere nel grigiore di una precisa e metodica quotidianità. Perdono fascino i personaggi che ne ricalcano gli archetipi, ma senza nessuna aura mitica od eroica di quest'ultimi, casomai il contrario: L'ultimo film di Melville è la destrutturazione di un genere ridotto all'essenzialità dell'intreccio, rimanendone quasi prigioniero.

Schizoid Man  @  31/05/2012 12:16:06
   8 / 10
"Gli unici sentimenti che un uomo abbia mai potuto ispirare a un poliziotto sono l'ambiguità e la derisione..."
(François-Eugène Vidocq)



(Attenzione, contiene spoiler) Un anno prima di salutare per sempre questo mondo, Jean-Pierre Melville, conosciuto all'anagrafe come Jean-Pierre Grumbach, scrive e dirige un grande film, "Un flic", che va a costituire l'ultimo tassello di una filmografia (che conta tredici lungometraggi più un corto, "Vingt-quatre heures de la vie d'un clown") preziosa come poche altre, ricca com'è di capolavori ("Bob le flambeur", "Le doulos", "L'armée des ombres", "Le cercle rouge", "Le deuxième souffle", "Le Samourai", giusto per citare i più noti).
Simon è titolare di un night club. La sua donna, Cathy, ha una relazione con un commissario, Edouard Coleman. Simon sa che la sua compagna lo tradisce con un altro uomo, ma non gliene importa molto. A lui interessano soprattutto i soldi. Assieme a tre complici, Louis Costa, Marc Albouis e Paul Weber, Simon arriva in una piccola cittadina, Saint-Jean-de-Monts, per rapinare una banca.
Il colpo è previsto nel tardo pomeriggio, quando Coleman, che presta servizio a Parigi, inizia il suo turno.
I quattro uomini si recano all'istituto di credito a bordo di una macchina nera. Le strade sono deserte, in giro non c'è anima viva, a parte un gabbiano che vola solitario nel firmamento disegnando traiettorie perfette.
Mentre i ladri aspettano il momento giusto per entrare in azione, le onde del mare si infrangono sugli scogli producendo un rumore assordante.
Il cielo è grigio e minaccia pioggia. Per dirla con le parole di Neil Young, "guarda il cielo, sta per piovere". E infatti, come previsto, comincia a diluviare. L'acqua viene giù come Dio la manda. Si alza anche il vento, che sibila sempre più furiosamente. "Vento idiota" diceva Bob Dylan "che soffia ogni volta che muovi la bocca / Che soffia sulle strade che portano a sud / Vento idiota, che soffia ogni volta che muovi i denti".
Simon, Paul e Marc, uno alla volta, scendono dall'automobile ed entrano nella banca. Louis, invece, rimane al volante, pronto a partire come un razzo quando i suoi compari usciranno con i soldi. Dopo essersi finti normali clienti, Simon, Paul e Marc si coprono il volto, impugnano le armi e danno il via alle danze. "Questa è una rapina! Nessuno si muova!"
Un impiegato, credendosi John Wayne, fa scattare l'allarme, si sdraia dietro il bancone, afferra una pistola e fa fuoco contro Marc, che si becca una pallottola in corpo. Ciò non impedisce la riuscita del colpo, al termine del quale i furfanti si dirigono alla stazione, dove comprano tre biglietti per Parigi, sperando che la polizia creda che loro siano scappati con il treno.
Marc, intanto, sta sempre più male. "Tra un'ora avrò in corpo meno sangue di un pollo" così dice ai suoi amici prima di finire all'ospedale, dove trova la morte per mano di Cathy, che, dietro ordine di Simon, per evitare che spifferi tutto alle forze dell'ordine, lo manda all'altro mondo con un'iniezione letale.
Addio, Marc, ci rivediamo in un'altra vita. Forse. Coleman, frattanto, grazie alla soffiata ricevuta dal suo informatore, un trans che lavora nel locale di Simon, viene a sapere che un carico di droga sarà trasportato da un corriere, Mathieu, soprannominato "La Valigia", su un treno in partenza da Parigi con destinazione Lisbona.
Quella merce fa gola a Simon, Paul e Louis, che non sono paghi della somma raggranellata con la rapina.
Mentre il convoglio è in corsa tra Bordeaux e la frontiera spagnola, Simon si fa calare da un elicottero pilotato da Louis ed entra nel vagone dove si trova Mathieu.
Prima di procedere al furto, Simon si reca in bagno per togliersi la tuta, sotto la quale indossa un'impeccabile vestaglia; poi, fingendo di essere un passeggero, si avvia verso la cabina di Mathieu, apre la porta facendo scattare la serratura con una calamita, stende il corriere con un colpo alla testa e gli sottrae le valigie in cui è nascosta la droga.
Dopodiché, come se niente fosse, Simon ritorna in bagno, si rimette la tuta, esce dalla carrozza e risale sull'elicottero con la mercanzia, eseguendo il tutto con una celerità impressionante.
Coleman, che sperava di stroncare il traffico delle sostanze stupefacenti, rimane fregato, ma nonostante il fallimento dell'operazione antidroga da lui coordinata, non si dà per vinto e continua ad indagare.
In un'eventuale classifica dei film più sottovalutati della Storia del Cinema, "Un flic" dovrebbe occupare uno dei primi dieci posti. A spingerlo così in alto sono i giudizi di coloro che tendono a sminuirne il valore, come Paolo Mereghetti e Morando Morandini. Per il primo "è evidente la stanchezza dell'autore", mentre per il secondo "narra una storia poco avvincente, si aggrappa a temi e a personaggi risaputi, espone situazioni senza nerbo".
Con tutto il rispetto per Mereghetti e Morandini, non siamo d'accordo con i loro pareri, perché riteniamo che questo film abbia poco da invidiare ai titoli più celebrati del maestro francese.
Basterebbero le magnifiche sequenze della rapina in banca (con le immagini dell'arrivo dei ladri che scorrono alternate ai titoli di testa; ottimo il montaggio di Patricia Nény) e del furto della droga sul treno in movimento (in questa scena, però, si vede chiaramente che sono stati usati dei modellini per le riprese in campo lungo) per considerare "Un flic" un film eccellente.
I suoi meriti, comunque, non si esauriscono nelle straordinarie scene appena citate; anche il resto della pellicola, infatti, vola alto.
Coleman (un bravissimo Alain Delon, alla sua terza collaborazione con Melville) è un poliziotto manesco e violento che svolge il suo incarico di tutore della legge con la stessa meccanicità di un operaio addetto alla catena di montaggio.
Basta guardarlo in faccia, Coleman, per rendersi conto di quanto sia annoiato dalla routine quotidiana del suo lavoro. Capiamo che egli è stanco e nauseato sin dall'inizio, quando si presenta così allo spettatore: "Ogni pomeriggio, alla stessa ora, cominciava il mio giro dalla discesa degli Champs Elysées. Il mio compito quotidiano iniziava al calar della sera, ma era molto più tardi, quando la città dormiva, che potevo veramente effettuarlo".
Con quell'aria perennemente assente, più che a un funzionario della polizia, Coleman assomiglia a un morto vivente che di notte gira per le strade di Parigi dando la caccia ai criminali come un vampiro che va in cerca di vittime a cui succhiare il sangue necessario al suo nutrimento.
Neanche la relazione con Cathy (una Catherine Deneuve bella da levare il fiato) riesce a svegliarlo dal profondo sonno esistenziale in cui è sprofondato. Coleman ha imboccato una pericolosa spirale negativa che lo sta portando sempre più a fondo. La sua strada, ormai, è senza ritorno.
Melville, come sempre, lavora di sottrazione: i dialoghi sono ridotti all'osso (perché è vero, come sosteneva Nanni Moretti in "Palombella rossa", che "le parole sono importanti", ma qui non conta quello che si dice, conta quello che si fa) e l'azione concentrata in poche ed essenziali scene.
Ne esce un poliziesco esemplare, ambientato in una Parigi vuota e spenta (fotografata con maestria da Walter Wottitz) che fa da specchio alla vita del protagonista, che rifiuta ogni forma di spettacolarità, come dimostra lo splendido finale, girato con un'asciuttezza encomiabile, dove la resa dei conti tra Coleman e Simon (un convincente Richard Crenna, dieci anni prima di interpretare il ruolo del colonnello Samuel Trautman in "Rambo" di Ted Kotcheff) viene liquidata velocemente, con il primo che uccide il secondo con "un colpo solo" davanti agli occhi di Cathy.
Indimenticabile lo sguardo silenzioso che Alain Delon e Catherine Deneuve si scambiano alla fine. La dolente colonna sonora porta la firma di Michel Colombier. Amaro, disilluso, cinico, malinconico: Melville, al passo d'addio, strappa ancora applausi.

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Ultima risposta 07/07/2012 14.56.11
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Invia una mail all'autore del commento anthonyf  @  10/03/2012 12:33:24
   9 / 10
"Notte sulla Città" (Un flic), ultimo film diretto da Jean-Pierre Melville, appare senza dubbio come un malinconico addio al cinema europeo di un grande regista francese che, durante gli anni della sua breve ma talentuosa carriera, ha diretto davvero alcuni tra i noir e i polizieschi più straordinari di sempre. Il film, al contrario dei pareri piuttosto negativi riscontrati da molti, a mio parere, risulta essere, invece, una pellicola semplicemente eccelsa, carica di tensione, nonché suggestiva e intensamente psicologica, in cui l'azione viene ridotta al minimo e, nella quale, tutta la narrazione non può che trasparire dai gesti dei personaggi e da particolari comuni all'interno del film, come i costumi curati alla perfezione, la fotografia volutamente grigia e piovosa e la colonna sonora trascinante di Michel Colombier in stile jazz. A livello interpretativo, dato il cast internazionale, sono rimasto notevolmente colpito dall'interpretazione di un sempre bravo Delon, ancora a suo agio nelle vesti del commissario di turno, ma soprattutto dall'immensità recitativa di Richard Crenna, grandissimo col borsalino a falda corta e con l'impermeabile logoro, ed anche dalla formidabile forza espressiva di un glaciale Riccardo Cucciolla, semplicemente straordinario. Brillante èl'apparizione in vestaglia di pochi minuti di un sempre efficace Jean Desailly e brava e seducente anche Catherine Deneuve, nella sua interpretazione, che, con rispetto parlando per i pareri altrui, non sfigura per niente. Per quanto riguarda la storia, ammetto di essermelo goduto alla grande questo "Un flic", che giudico per niente pesante, bensì teso costantemente, carico di suspence e di scene degne di nota, come la sequenza del treno, davvero eccezionale, e ancor più quella della rapina iniziale, lungo una strada costiera ripresa magistralmente sotto la pioggia e il vento incessante. Bella la citazione iniziale, ripetuta anche da Delon, con la sigaretta tra le labbra, in più scene, e davvero efficacissimo il finale, piuttosto passionale e per niente prevedibile, con un Crenna magistrale, freddo e silenzioso, di fronte ad un Delon serissimo e taciturno, in cui dei due ineluttabilmente morirà, colpito mortalmente in duello, in una città francese ancora immersa nel sonno di una mattina fredda e piovosa.
Ultimo film di Jean-Pierre Melville, che chiude in modo eccelso la carriera di questo noto regista francese, maestro indiscusso del cinema noir.

Guy Picciotto  @  09/05/2009 14:59:07
   7 / 10
film sottovalutato l'ultimo di Melville, incassi penosi al botteghino per un film invece volutamente sottotono, smorzatissimo, ed è ancora la stupenda e desolata assenza di climax che costituisce il fulcro anche di questo suo ultimo film, quasi a voler ribadire la violenta , fredda banalità dell'azione, di ogni azione.

Crimson  @  25/12/2007 20:46:28
   6½ / 10
L'ultimo di Melville è un film che si lascia vedere, nonostante tutto, ma non è all'altezza del genio e della fama del regista.
Privo di grossi sussulti benchè la parte finale sia piuttosto avvincente, è di una lentezza esasperante e non funzionale alla storia nella parte centrale (la meno riuscita) sul treno.
Delon ricopre un ruolo differente rispetto alle altre collaborazioni col regista. Troppo ingessato nella parte da commissario, lontano dalla magnificenza del 'samourai' e persino dal 'rapinatore introverso' del penultimo 'i senza nome'. La Deneuve, poi, è imbarazzante. Crenna l'unico in parte, ma non basta.
Eppure funzionano l'atmosfera e la sequenza finale: troppo poco però in un film senza grosse idee, in cui permane il senso di forte fatalità (almeno quella!) tanto cara ad uno dei più grandi cineasti francesi di sempre.

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Ultima risposta 27/05/2012 16.37.13
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