Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Interessante dramma dai toni leggeri in contrapposizione alla tematica pesante quanto significativa, l’opera prima di Carmichael, qui in doppia veste di attore e regista, esplora il mondo interiore dei protagonisti in quella considerata da loro l’ultima giornata della loro vita per loro scelta e nella sua breve durata fa riemergere prepotentemente i conflitti irrisolti dell’esistenza dei due, colpisce la scanzonatezza e l’autoironia dei personaggi che fanno da muro a drammi psicoesistenziali ben più profondi che sommati tra loro gli hanno fatto prendere la decisione di farla finita.
Il film inizia con la rapida e apparentemente sommaria scena del doppio suicidio, per poi procedere in flashback e permettere una migliore contestualizzazione della scelta dei due, che arriveranno alla decisione di non farla finita subito ma di concedersi un ulteriore giorno per sistemare gli affari considerati in sospeso. Durante il passare del tempo e con il rapido scorrere dei luoghi e degli affetti dei due personaggi vi saranno dei cambiamenti interiori. Ho trovato l’opera a metà tra il consolatorio e il liberatorio, con un luna park di emozioni che variano dalla nostalgia di una giovinezza felice e spensierata ad una rabbia repressa e tenuta dentro per gli eventi subiti, emblematico al riguardo tutto il sottoplot che riguarda il dottore di Kevin.
L’altro elemento interessante dell’opera è il crollare di buona parte - non tutte - le sovrastrutture e convenzioni che regolano il comportamento dei protagonisti, considerandosi all’ultimo giorno di vita proveranno a dare libero sfogo ai propri istinti, rivendicando diversi torti subiti e facendosi una giustizia privata prevalentemente sommaria, anche se a mio parere entrambi restano comunque ingabbiati, non riuscendo a sfogarsi del tutto, anzi.
“On the count of three” è una buona commedia drammatica, con diversi spunti da vera e propria commedia nera, tirando spesso in ballo e ironizzando su tematiche come il suicidio e la depressione, con interessanti spunti esistenzialistici magari non troppo approfonditi ma che permettono allo spettatore di vagare con la mente e perché no, dare un’interpretazione personale, che può essere sia dolce che amara. Oltretutto vi è un bel carico di pathos riguardante il destino, o meglio ancora le scelte, dei protagonisti, tenendo lo spettatore sulle spine fino all’ultimo.
On the count of Three è un film molto equilibrato nel mettere sul tavolo una vicenda estremamente drammatica di due uomini che vogliono suicidarsi trattandola con una certa leggerezza nello sguardo. Quello che potrebbe sembrare un inno alla morte di due individui che non riescono a trovare un arpiglio alla loro esistenza diventa un viaggio interiore nel loro animo, forse a cercare quella scintilla che potrebbe dare linfa ad una nuova spinta. Il proposito viene rinviato a fine giornata, passata a sistemare i "sospesi" di entrambi. Il difetto di questo film è forse mettere troppa carne al fuoco quando vengono menzionati temi come il razzismo o il controllo delle armi, ma funziona benissimo nello scavo dei due personaggi, nella perfetta interazione fra i due attori e come detto nella leggerezza a volte tragicomica dei loro atti. Un buon film.