Il film racconta una moderna storia di amore e amicizia, giovinezza e sessualità, filmata in un sontuoso bianco e nero. Quattro vite con i rispettivi interrogativi esistenziali, quattro destini che si intrecciano sullo sfondo dei grattacieli parigini di "Les Olympiades", quartiere nel XIII arrondissement di Parigi. Emilie incontra Camille, che è attratto da Nora, che incrocia il cammino di Amber. Tre ragazze e un ragazzo ridefiniscono l'amore moderno.
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Quello di Audiard è un film che senza seguire una vera e propria trama ci racconta di una generazione alla ricerca dell'amore, dell'appagamento sessuale, del proprio posto nel mondo e del senso della vita. È un Audiard che non vuole rinunciare al suo tocco autoriale (già la scelta della fotografia ne è una dimostrazione forse fin troppo sfacciata) ma che allo stesso tempo riesce a calarsi nel contesto e a parlare con questa generazione "moderna" che il cineasta francese ha saputo comprendere nonostante la lontananza (anagraficamente parlando) da quella a cui lui appartiene.
In un quartiere che non è banlieu e non è centro crescono esseri umani nell'età di mezzo tra precarietà abitativa, occupazionale, amorosa/sessuale e famigliare (che sia il sesso con lo zio, i rapporti duri con la propria sorella, la mancanza di empatia e amore verso una nonna malata). In questo limbo cittadino che cerca di vivere si incrociano storie e amori, fragilità ed esperienze. La scelta del bianco e nero e delle musiche, così come di un tono politicamente corretto, fa di questo film di Audiard un film "furbo". È "catchy", è il film d'autore che per toni e temi, trattati con una certa "leggerezza", può piacere anche oltre i limiti dell'autorialità del cineasta francese. Eppure solo apparentemente il film è leggero, solo apparentemente non si scava a fondo negli amori e nelle crisi dei tre personaggi principali: è un altro piccolo film-manifesto di quella generazione di mezzo che vive (anche gli amori) alla giornata perchè così sembra di vivere nella società del presentismo egoriferito. Un po' come nell'altrettanto interessante "La persona peggiore del mondo" di Joachim Trier.
è accattivante e si fa seguire fino alla fine... ma secondo me non basta per farne un grande film, non mi è sembrato altro che il rammodernamento di cliché già visti in questo tipo di film sospesi tra il sentimentale e il drammatico.