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Ah, la Keystone. Ah, Mack Sennett, il grande, geniale padre della comicità cinematografica, l'uomo dietro allo Slapstick nonché l'uomo che fece scoprire l'ancor più grande Genio di Charles Chaplin all'ancora giovanissimo sig. Cinematografo. La Keystone era ancora giovanissima ma stava già da un paio d'anni (1912) segnando profondamente il cinema con i suoi turbolenti e vivacissimi film comici, poi nel 1913 arriva quell'inglese lì e Sennett pesca il jolly della sua vita e, soprattutto, dell'anno successivo, quel 1914 nel quale Chaplin diventerà ben presto stella di punta della Keystone, in poco tempo cominciando ad occuparsi anche di regia e scrittura delle pellicole. Nei primi mesi, quando faceva solo l'attore, Sennett gli affianca, come registi e partner davanti alla macchina, gli altri nomi di punta della sua casa di produzione: Mabel Normand (prima attrice, regista, autrice, compagna di vita) e appunto Henry Lehrman, uno dei principali registi della Keystone che rimane alla storia come colui che ha diretto la prima apparizione cinematografica in assoluto di Charles Chaplin (ma non di Charlot, che qui ancora non esiste, in barba agli ingannevoli titoli italiani di alcune versioni). Ecco, in tutto questo discorso sul Genio e su questa compagna di bella gente, bisogna dire che come inizio è alquanto... "timido". "Making a Living" diretto da Lehrman è una mediocre pellicola comica (la gag del giornalista d'assalto che intervista il tipo rimasto sotto l'automobile invece di soccorrerlo però mi è piaciuta), lontana dagli standard più alti della Keystone, che ha dalla sua solo l'enorme importanza storica dell'esordio di Chaplin. Il contenuto del film è di rilevanza nulla, tra l'altro segnato anche dai contrasti personali tra Chaplin e Lehrman che dunque si dilettò a montare il film in modo da limitare il contributo dell'attore inglese. Così, si stavano sulle palle. Chaplin esordisce ma non ha ancora trovato "se stesso". Qui è nei panni di un truffaldino arraffone, che nulla ancora possiede della profondità di Charlot che Chaplin creerà passo passo già dai corti immediatamente successivi. Quindi, la valutazione qui è relativa. L'importanza storica, per ciò che è stato dopo, per ciò che Chaplin ha significato nella storia del cinema, potrebbe anche assegnarli il voto massimo; allo stesso tempo anche un "6" dal significato del tutto neutrale lo ritengo adatto.
Il valore artistico è nullo, chiaramente. Ma quello storico forse ha un importanza assoluta e insospettabile: il primo corto di Chaplin che qui interpreta una sorta di prototipo del suo Tramp o Charlot che dir si voglia. La trama non è cosi chiara e si capisce pochissimo di quel che accade, ma dovrebbe essere la storia di un giornalista a caccia di scoop che si mette nei guai. E in mezzo si riescono a rivelare un pò tutti gli stilemi del cinema muto che muove i primi passi: pochissimo senso, tanto movimento, cornificazioni e risse.
Il 6 è dovuto a più ragioni: innanzitutto bisogna sempre tener presente che siamo di fronte ad un film realizzato più di un secolo fa e che quindi risente di una diversa tecnologia (come i 18 frame al secondo che rendono un ritmo sostenuto e particolare) e di un diverso gusto "popolare" che può sembrare del tutto insensato ad uno spettatore contemporaneo...detto questo è un corto da vedere poichè è la pellicola che precede la nascita del "vagabondo" Charlot (che apparirà nel corto "Kid Auto Race at Venice" poche ore dopo "Making a Living") e ci mostra un Chaplin all'inizio della proprio carriera.
Il primo corto di Chaplin un po' acerbo e dall'inizio un po' stentato. Non è ancora Charlot ma già si intravedono alcune caratteristiche fondamentali del suo personaggio futuro.
che dire...nasce il mito di Charlie Chaplin o Charlot se lo preferite! in abiti che ancora non gli appartengono ,un minuto attore che aveva debuttato all'eta di 4 anni in teatro,fa il suo ingresso in scena in maniera prepotente e coinvolgente! unico!