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Sulle orme di altri film del genere come "Elephant" ed in parte "Bowling for Columbine" Villeneuve scandaglia fatti e storie all'interno di un giorno di ordinaria follia nel mentre dell'eccidio del Politecnico di Montreal del 1989. Lo fa con un film lento e compatto, aggiungendosi un elegante stile autoriale ( in bianco e nero, tra l'altro ) che mancava nei precedenti esempi dei suoi più illustri colleghi e scegliendo di puntare forte su una controllata ma devastante spettacolarizzazione della violenza. Così gli echi degli spari, l'attesa della morte, i lunghi silenzi contemplativi dell'assalitore e la neve che cade copiosa e noncurante al di fuori dell'edificio sono tutte istantanee di un momento che passa, insieme terribile ed irripetibile, e che restano scolpiti negli occhi e nella memoria dello spettatore. Uno dei migliori lavori del regista.