Roma, maggio 1938, nei giorni della visita di Hitler in Italia. Nel clima di confusione e di esaltazione determinato da quell'evento, si snoda la vicenda drammatica di Raul, giovane laureato in giurisprudenza che non riesce a concorrere come docente perché non è iscritto al Partito fascista. Intelligente e disperato, Raul è dominato dal mito del superuomo. Le sue convinzioni prendono forma in un breve saggio scritto per una rivista di amici in cui il giovane sostiene che un grande uomo, il "superuomo", appunto, abbia il "diritto di uccidere" i parassiti della società che ostacolano la realizzazione dei suoi gloriosi obiettivi. Ridotto in ristrettezze economiche e non potendo contare sull'aiuto della madre vedova, rimasta al paese con una figlia nubile, Dunia, Raul è costretto a impegnare i pochi valori che gli restano presso un'anziana usuraia. Quest'ultima, avida e senza scrupoli, costituisce la perfetta raffigurazione degli esseri abietti che Raul, in nome delle teorie superomistiche di cui è imbevuto, crede di avere il diritto di uccidere. Stretto tra la rabbia e le sue convinzioni, medita il suo assurdo delitto.
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