run sweetheart run (2020)

Il soggetto di Run sweetheart run è semplicissimo: un cacciatore ed una preda. Il cacciatore si presenta carismatico ed affascinante, nascondendo bene la sua natura predatoria. Cherie è la preda per definizione in quanto donna. Ethan è il personaggio/mostro emblema del maschilismo imperante, ma va dato atto che l'universo maschile non è descritto in maniera univoca, cioè esclusivamente nella sua natura predatoria (il tassista o il prete, per esempio). Semmai per un soggetto così esile, il film malgrado i cambi di location presenta sempre la stessa situazione e quando sconfina apertamente nel sovrannaturale non mi è sembrato efficace. Ha dei buoni momenti come lo sfondamento della quarta parete molto indovinato per rappresentare qualla violenza che non si vede, ma si percepisce chiaramente. La Balinska è brava, nulla da eccepire. I difetti non mancano ma per intrattenere riesce nell'intento.

Il soggetto non sarebbe neanche pessimo peccato che il solito esagerato messaggio femminista faccia scivolare il tutto nel grottesco ( quando va bene) e nel ridicolo ( negli altri casi).
La prima metà della pellicola comunque funziona abbastanza bene,la regia e la confezione sono di buon livello,non manca qualche discreta scenetta gore ed il cast risulta in parte.
Si può vedere ma non è un prodotto che resta impresso.

Una notte da incubo per la giovane Cherie inseguita e minacciata dal sadico Ethan dopo una cena di affari che faceva presagire a tutt'altra storia. Il rapporto che si instaura tra cacciatore e preda è il punto in cui si focalizza l'attenzione della regista Feste evitando, a parte un paio di scene, effetti gore od altro. La parte horror con la svolta soprannaturale non mi ha colpito ne sorpreso e rovina in parte le buone premesse. Bene Ella Balinska che riesce da sola a sostenere l'intero film con assorbenti a parte e Pilou Asbaek nel suo sguardo ha qualcosa di veramente luciferino. Fine della corsa contro il tempo abbastanza deludente con la rivalsa delle donne e la dimostrazione che il sesso più fore è quello femminile.

Cattura subito per la fotografia curata ed i colori saturi... esteticamente e tecnicamente è un film su cui si è lavorato molto, si vede.
Dopo i primi minuti dai toni leggeri, quasi da commedia romantica, si vira repentinamente verso il thriller/surreale/grottesco... il tutto però appare via via sempre più confuso, confusionario è forzato e solo la bravura della protagonista cerca di tener in piedi la baracca.
L'interpretazione di Balinska l'ho trovata infatti straordinaria: è incredibile come riesce a far evolvere il suo personaggio nel corso del film.
Da sola però non basta...

Non è un prodotto Asylum, visivamente è ben fatto, ma riesce a rivalutare le tante porcherie realizzate con un budget misero.
Se si resiste alla tentazione (forte) di spegnere dopo 25 minuti, quello che ne segue è un fiume in piena di putt@nate assortite: dialoghi insignificanti, personaggi idioti e un colpo di scena che invece di elevarlo lo affossa ancora di più.
Il cast sa il fatto suo ma la storia fa acqua da tutte le parti, finendo con l'infastidire lo spettatore che anela a quel minimo sindacabile di coerenza, anche nei film cosiddetti "horror", invece di dover assistere a sceneggiature fiacche e posticce, con il solo scopo di gonfiare quel parafemminismo che ormai sembra aver preso piede nei film americani.
Nessuna scena horror codificata, fattore gore quasi nullo, tensione minima e tante, troppe parole in una sceneggiatura ripetitiva e insoddisfacente, per i miei gusti.