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E' evidentemente uno di quei film che se salgono, salgono con il tempo: su questo rimando il giudizio più avanti con un'eventuale risposta a questo commento. A caldo, posso dire che sicuramente traspare una certa raffinatezza del regista nella composizione dell'inquadratura e nella gestione del tempo, con un ritmo lento quasi alla Antonioni, per la scelta di rimanere su un'inquadratura diversi secondi in più di quanto sembrerebbe spontaneo staccare. Per esempio, alcune immagini rimangono memorabili: la preparazione del cadavere, un vero e proprio tableau vivant e i fili appesi al pube della sposa sono certamente memorabili. In sè, la caratteristica principale della narrazione, colma di voce fuori campo del protagonista, è quella di mostrarcelo come se lo stessimo guardando da vicino ma non potessimo pienamente comprenderlo: non ci sono degli elementi per l'immedesimazione. Penso che sia una scelta voluta, e coraggiosa, che o si accetta o si rigetta con forza; allo stesso tempo nell'ultima parte il film ne risente leggermente, con un finale sensato a livello di messaggio ma forzato e un po' troppo programmatico e filosofico in senso spicciolo. E' un film in cui è difficile capire, di primo acchitto, se sia un'"autorialata" per fare impressione ai festival o un film sincero. Nel dubbio, avendolo trovato molto suggestivo visivamente e temporalmente, do un voto medio. Più che emozionarmi nel complesso, come forse cercava di fare, mi ha dato qualche suggestione. Un film sulla perdita e sulla scomparsa nell'ápeiron dell'uomo con la sua cultura, basato appunto su dei personaggi e delle situazioni sfuggenti e mai colte nella loro comprensione, non può che riscuotere il mio interesse, per la generazione di quel senso ottuso così affascinante. Allo stesso tempo, bisogna vedere quanto questo rimarrà nel tempo..
"Soltanto l'amore non ha fine, soltanto l'amore ... non ha fine"
Questo è OVSYANKI di Fedorchenko, film indipendente russo che si è fatto strada nelle sale italiane e non solo ma anche in tutta Europa, insolito per una pelicola proveniente dall'est. A parte la frase di Tarantino sulla locandina che ogni qualvolta che vedo mi viene da mandarlo da qualche parte per il mondo, ha stancato davvero. SILENT SOULS titolo italiano è il viaggio di due uomini che vanno a "seppellire" la moglie defunta di uno di essi, l'altro invece è il narratore che si chiama Aist. Un road movie che prende spunto da un racconto dello stesso autore e mette in evidenza un amore per certi versi folle e per di più non ricambiato come si verrà a capire dopo. Oltretutto l'originalità del film sta appunto nel racconto limpido ed efficace di una cultura che si tiene stretti i concetti della morte dell'amore, i merya - antico popolo ugro-finnico. Nonostante la sua pur breve durata è una visione che pretende impegno agevolata in gran parte da una regia attenta e una sceneggiatura molto ben scritta.