Dopo aver assistito a un bizzarro incidente traumatico che ha coinvolto un paziente, la dottoressa Rose Cotter inizia a vivere eventi spaventosi che non riesce a spiegare...
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Horror dal grande successo di pubblico tanto che addirittura uscirà un seguito a breve, sinceramente a me non è piaciuto per niente, specialmente per una questione di originalità e ripetitività, la prima non pervenuta, la seconda alle stelle, a partire dal soggetto che si trascina la solita storia di questa sorta di maledizione della psichiatra che eredita da una paziente e che la trascinerà sul baratro della pazzia per poi fungere da solita metafora vista e rivista sui traumi e via dicendo, ma ciò che più stupisce in negativo è come il regista sfrutta male la tensione, anzi praticamente non la sfrutta proprio, non c'è un minimo di originalità nella messa in scena, non riesce a creare un minimo di suggestività, ne risulta un film piatto sia a livello registico che prettamente fotografico che fa dei jumpscare la sua forza, dall'inizio alla fine, in maniera estremamente ripetitiva, l'altro elemento che vorrebbe far emergere un po' di orrore è questa trovata creepy dei sorrisi, che effettivamente fanno discretamente paura, ma le prime volte, poi il film, specialmente nella seconda parte, non riesce a rinnovarsi minimamente, diventa ripetitivo e continua a basare il tutto sull'alternanza di queste scene di ricerca che abbiamo visto un milione di volte, in cui la protagonista va a destra e a manca a cercare gente che ha avuto il suo stesso problema, le scene cliché in cui urla al fidanzato o alla sorella che non è pazza poco dopo che ha detto di aver visto i peggiori demoni che la posseggono, per poi finire in queste scene clou, a modo loro, in cui c'è la solita roba in cui si gira e trova la faccia sorridente creepy e nel frattempo i tipi al mixaggio sonoro hanno sparato l'audio al massimo, questo lo moltiplicate per cento, aggiungete le scene dove il demone, o quello che è, si prende gioco di lei al telefono, anche quelle ripetute più volte, aggiungete gente traumatizzata da questa cosa che le urla contro e ottenet l'horror più stereotipato degli ultimi anni, potrebbe essere una condensazione di tutto quello che Wan - regista che comunque, nei suoi primi tempi apprezzavo un pochino - e compagnia bella hanno realizzato, sfruttato e saturato da inizio anni duemila ad oggi.
Parker Finn e il suo lungometraggio d'esordio percorrono due linee narrative tra loro incompatibili: la prima fu già espressa da Klee nel quadro del 1940 "Tod und Feuer", dove dolor'e morte vengono rappresentati da un ghigno (https://en.wikipedia.org/wiki/Death_and_Fire), una consapevolezza esistenzialista (il male come "malheur", crisi di senso) che Rossellini fece collidere con la psichiatrizzazione in "Europa '51". Film didascalico, ma d'altronde gl'esseri umani tendono a difendersi dalla contagiosità di tale consapevolezza o rimuovendola, cioè mutilando il principio di realtà, o, peggio ancora, adattandosi con insensibilità, cinismo e crudeltà. La seconda è invece quella della concatenazione fra eventi particolari (suicidi, traumi, sensi di colpa), il che contribuisce al suddetto processo di rimozione. In questo sito c'è chi recensisce augurandosi lo sdoganamento del cinema di genere: mi troverebbe d'accordo se ciò aggiungesse qualcosa ai temi trattati anziché impoverirli.