sorgo rosso (1987)

In un certo modo è anche un film dallo spirito nazionalista HONG GAO LIANG (Sorgo Rosso) che spicca però per il suo impatto scenico minimalista, per quanto poco teatrale e molto cinematografico. L'esordio di Zhang Yimou potrebbe essere considerato un esercizio di stile al servizio di una storia che non rimane nella mente e nel cuore, ma è sicuramente un esercizio riuscito e che si merita i clamori del palcoscenico.

Appare chiaro che l'esordio di Yimou è acerbo. E' un cinema artigianale nei mezzi ma già chiaramente definito nello stile e nelle tematiche. Yimou porta in scena una storia profondamente comunista-patriottica (l'azienda con equa divisione dei profitti, lei che rifiuta di essere capo, la resistenza attiva all'occupante giapponese) ma il suo non è un film elegia perchè non si pone problemi a raccontare le contraddizioni e la violenza dello stesso mondo che racconta. Mancano forza e profondità nei dialoghi a cui il cineasta cinese sopperisce con uno stile già perfettamente suo: movimenti di macchina lenti e insistenza sui primi piani e stilizzazione visiva a segnare un trademark che contraddistinguerà anche i suoi lavori futuri.

Storia interessante e originale dal finale imprevedibile.

Una storia di una piccola comunità rurale retta da una donna. Una comunità che si libera dei lacci feudali, per avere un nuovo sbocco in cui la figura femminile assume un'importanza sempre più vitale e di stimolo per lo sviluppo della comunità stessa. Visivamente è un film bellissimo, molto curato nella fotografia dove predomina il colore rosso. Un po' troppo repentino il passaggio, l'impatto della piccola comunità con la Grande Storia dell'invasione giapponese. Forse il film è troppo breve per quello che doveva raccontare.

Sorgo Rosso è un film discreto che non raggiunge neanche lontanamente la grandezza del libro di Mo Yan.

Ascesa e caduta di una bella contadina nella Cina degli anni '30.
Si tratta di un film interessante e curato sotto tutti i punti di vista: recitazione, regia e fotografia.
Il rosso, colore presente nel titolo, è simbolicamente ricorrente nel film e lo sarà anche nel successivo Ju Dou, sempre seguendo un'affascinante linea metaforica che piace tanto a Yimou.
"Sorgo Rosso", però, rispetto a "Lanterne Rosse" - che io considero un capolavoro - è ancora acerbo, soprattutto per come viene gestito l'ordine degli eventi: quando sembra arrivato il climax ecco che invece l'azione si stabilizza e poi, d'improvviso, riprende in maniera più cruenta.