Kitano si mette al centro di un gioco delle parti in cui interpreta sia il ruolo di regista che quello di attore come se fossero due personaggi diversi.
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Solo i registi più grandi e maturi riescono a fare un film parlando di sé. TAKESHIS' propone in tutto e per tutto un film surrealista con tanto di doppelganger, una storia fumosa e che non bada al montaggio narrativo, schizzando da una parte all'altra per lasciare indizi sulla persona di Takeshi Kitano, su quello che effettivamente ha fatto, su quello che è stato prima di farlo, su quello che avrebbe potuto fare, sentendosi una figura a metà tra un perdente e un divo, tra un uomo tranquillo ed uno che si sente di aver voluto compiere o che ha compiuto una violenta rivalsa. La pellicola è piena di scene che sembrano il frutto di un intenso incubo ma anche di scene che sembrano prodotte semplicemente dalla fantasia irrefrenabile e giocattolosa dell'autore. In pochi nella storia del cinema sono riusciti a creare un film di autocoscienza e la scelta di un film onirico è diventata quasi prassi. Quando questo tipo di film riesce a ipnotizzare è uno dei risultati più eccitanti che la settima arte riesce a dare.