Vole è accusato di aver assassinato una ricca vedova. Il testamento dell'uccisa, steso pochi giorni prima della sua morte, costituisce erede di una notevole sostanza il presunto assassino. La situazione di Vole è resa ancora più delicata dall'atteggiamento ambiguo della moglie Christine, una tedesca, ch'egli, inglese, ha incontrato ad Amburgo ed ha sposato durante l'ultima guerra. Il caso di Vole interessa vivamente un celebre avvocato, sir Wilfred Roberts, il quale, convinto dell'innocenza dell'imputato, malgrado la sua età non più giovane e le sue precarle condizioni di salute, ne assume la difesa.
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Il capolavoro che non ti aspetti. Dopo "La fiamma del peccato" e "Viale del Tramonto" (e non ho visto "Giorni Perduti"), Billy Wilder ci regala un'altra perla, probabilmente il miglior film processuale della storia del cinema. Una sceneggiatura perfetta tratta da un romanzo di Agatha Christie, indubbiamente è impossibile staccare gli occhi dal film mentre lo si guarda, non si può, o meglio non si riesce a perdere nemmeno un minuto. E mentre negli ultimi venti minuti comincia a intuirsi qualcosa, subito si cambiano le carte in tavola in un finale splendido e riuscitissimo. Che dire, poi, degli attori: Charles Laughton ci ha offerto un'interpretazione sublime, superba che rientra nella categoria delle migliori della storia del cinema, perfetta soprattutto nel finale Marlene Dietrich. Wilder ha scritto una grossa pagina della storia del cinema.
"Lo sa, Miss Plimsoll, che nel mio letto di dolore ho seriamente pensato di strangolarla con uno dei suoi tubi di gomma? Poi avrei confessato il delitto e mi sarei assunto per la difesa."