Gli anni d'oro dell'eccentrico miliardario Howard Hughes, industriale, produttore, regista, progettista e aviatore, ma ancora più celebre per i suoi amori per le dive più belle e famose dell'epoca.
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VINCITORE DI 5 PREMI OSCAR: Miglior attrice non protagonista (Cate Blanchett), Migliore fotografia, Migliori costumi, Migliore scenografia, Miglior montaggio
VINCITORE DI 3 PREMI GOLDEN GLOBE: Miglior film drammatico, Miglior attore in un film drammatico (Leonardo DiCaprio), Miglior colonna sonora (Howard Shore)
The Aviator è la parabola discendente di un miliardario americano. Howard Hughes ha qualcosa di eroico ed epico come i miti classici votati alla grandezza. E alla conseguente (auto)distruzione. Come per i miti classici si profila la tragedia. Non c'è la celebrazione fatua della grandezza del mito americano e del self-made man, semmai c'è la celebrazione di una volontà estrema e folle di creatività e di superamento continuo di se stessi e di ogni limite. Nel film c'è al contempo ammirazione e presa di distanza dall'etica di Hughes, per questa sua determinazione napoleonica (hitleriana?) di conquista. Hughes, nel film, è un personaggio tutto sommato negativo. Scorsese riesce a raccontare le sue gesta, i suoi slanci e le sue cadute, metaforiche o meno, senza farne un'apologia lambiccata. Ne fa piuttosto un ritratto lucido e vibrante, spesso amaro, di un personaggio quasi donchisciottesco che si muove determinato ma vacillante sul baratro della follia a cui tenderà sempre di più. Minato costantemente dalla paranoia igienista dell'infezione. Anche la scoppiettante e travolgente ascesa dell'America del New Deal, della vittoria bellica e del suo nuovo ruolo di superpotenza mondiale ha le sue ombre. Dove il sogno americano è spinto al parossismo e portato alle sue estreme conseguenze. Hughes non cerca rozzamente di far soldi e di raggiungere/conservare una posizione di dominio e privilegio tra le star di Hollywood, dell'industria e del capitalismo USA, ma di superare continuamente se stesso, di lasciare qualcosa di grandioso, anche a costo della propria rovina finanziaria e fisica. Scorsese poi ritrae Hollywood nella sua grandezza e vanità, con la follia latente che la circonda e che forse ne è proprio la sua forza creativa e rigenerante; oppure distruttiva, come nel caso di Howard Hughes.