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I due protagonisti di Ley lines sognavano il Brasile come via di fuga da un paese che offre soltanto disagio e marginalizzazione. Anche The city of lost soul presenta le stesse dinamiche, magari con un discreto tocco ironico, ma il descrivere queste anime perdute di popoli diversi evidenzia la mancanza di un riferimento forte e la conseguente perdita di tutte le coordinate culturali e della tradizione, fanno di questa pellicola un ritratto molto pessimista. Cinesi, giapponesi e brasiliani si incontrano, si scontrano, cercando una via di fuga che di fatto non esiste.