tre donne regia di Robert Altman USA 1977
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tre donne (1977)

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locandina del film TRE DONNE

Titolo Originale: THREE WOMEN

RegiaRobert Altman

InterpretiShelley Duvall, Sissy Spacek, Janice Rule, Robert Fortier, Ruth Nelson, John Cromwell, Sierra Pecheur, Craig Richard Nelson, Maysie Hoy, Belita Moreno, Leslie Ann Hudson, Patricia Ann Hudson, Beverly Ross, John Davey, Carmen Baptiste, Mary Carver, Dennis Christopher, Barrie Youngfellow, Bo Byers

Durata: h 2.10
NazionalitàUSA 1977
Generedrammatico
Al cinema nel Gennaio 1977

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Trama del film Tre donne

Millie (Duvall) e Pinky (Spacek) lavorano come infermiere in un centro per anziani in California. Willie (Rule) è la moglie di Edgar, il padrone del saloon, e non ha altro da fare se non dilettarsi in decorazioni d'interni e di fondi di piscine. Pinky adora Millie, ma quando scopre che questa ha una relazione con Edgar, l'incanto finisce. Dopo capovolgimenti, liti e, soprattutto, dopo la morte misteriosa di Edgar, le tre donne vanno a vivere insieme.

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Voto Visitatori:   8,00 / 10 (10 voti)8,00Grafico
Miglior attrice (Shelley Duvall)
VINCITORE DI 1 PREMIO AL FESTIVAL DI CANNES:
Miglior attrice (Shelley Duvall)
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Voti e commenti su Tre donne, 10 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

stratoZ  @  01/03/2025 13:28:13
   8½ / 10
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Ennesimo grande film di Altman che dimostra ancora una volta la sua estrema abilità nel saper saltare tra generi e stili diversi spesso con risultati eccellenti, "3 women" è un film relativamente inedito all'interno della sua filmografia, seppur con qualche rimando stilistico a "Images", dai movimenti di camera lenti ad avanzare che possono ricordare quei simil power zoom spesso usati nel film del 72' al continuo uso dello specchio come simbolismo di riflesso e doppo, fino ad arrivare ad un'invadente colonna sonora, qui meno tesa ma comunque dalle tonalità acute e stranianti, anche se trovo quest'operazione ben più matura e con una narrazione più efficace, originale e coraggiosa, è un film scritto divinamente, la sceneggiatura è abile nel far perdere lo spettatore nei meandri di questo rapporto particolare tra le tre donne in questione e il mondo esterno, è un film che nella prima parte sembra vada a parare verso un rapporto morboso tra i due personaggi che legano di più quello di Sissy Spacek, reduce dal successo di Carrie - di cui ho intravisto una citazione quando si sporca col pomodoro - giovane donna introversa e sola e quello di Shelley Duvall, che conosce sul luogo di lavoro e dopo averle spiegato le basi del lavoro diventa il suo punto di riferimento anche al di fuori di esso, creando un rapporto di apparente dipendenza, la sensazione personale per buona parte del film è stata che stesse andando verso una direzione nella quale la morbosità e l'attaccamento della Spacek potessero detonare con conseguenze tragiche, e invece no, il film si distacca da quei modelli e cambia radicalmente il suo focus, assecondando la componente sociale che inizia a farsi sempre più evidente tra le righe, ben presto, sia lo spettatore, che le stesse protagoniste, capiscono che non è una lotta tra di loro, quanto di loro contro il resto del mondo, in cui il patriarcato, prima insito nei dettagli, fuoriesce in tutta la sua cinicità, e sono tanti gli esempi sparsi nel film che anche a primo impatto possono essere sottovalutati, dalle stesse rappresentazioni, molto inquietanti, di Willie, ai genitori di Pinky, col padre totalmente assente e incurante delle condizioni della figlia, fino ovviamente ad arrivare all'emblematico personaggio di Edgar, rappresentante dell'uomo manipolatore, che addirittura in una prima parte del film sembra diventare quell'oggetto di discordia tra le tre donne, la vera trasformazione nella sceneggiatura è proprio la comprensione di questo, una presa di consapevolezza delle tre donne con una nascente solidarietà femminile che le porta ad una simbolica e reale - la nuova convivenza - collaborazione per difendersi da una società subdolamente patriarcale che ormai fa della manipolazione psicologica la sua arma principale.

Lo stile di Altman qui è straordinario, riesce a creare un'atmosfera rarefatta e sospesa, con una fotografia particolarmente fosca e l'ambientazione di questa cittadina sperduta nel deserto californiano, tra la camera che vaga leggiadra e un saltuario uso del blur sui bordi per aumentare la sensazione di spaesatezza, per non parlare delle immense sequenze che riesce a regalarci, da quella dell'incubo, straordinario viaggio, inquietante e cupo come pochi, alla terribile scena del parto che è un vero e proprio macigno da digerire, mostrato tutto in soggettiva dal punto di vista di una Pinky inerme, o ancora il suo continuo indugiare sui dettagli delle spaventose rappresentazioni che Willie passa il tempo a realizzare per via dei luoghi, ad un grande uso del colore, con queste tonalità di viola date dall'edificio in cui vivono le protagoniste e il giallo sia del deserto che dell'arredamento, che creano una combinazione particolarmente lisergica, poi la colonna sonora al flauto o quello che è, è la ciliegina sulla torta di una pellicola che è un vero e proprio viaggio straniante e onirico.

Grandioso.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  24/12/2024 11:42:12
   7½ / 10
Strano film in cui Altman, in bilico tra sogno allucinato e dura realtà quotidiana, si insinua nel mondo femminile abbozzando dei ritratti sfumati e cangianti.

Invia una mail all'autore del commento Suskis  @  31/07/2019 16:58:43
   7½ / 10
Duro e difficile questo film di Altman, dove la bravura delle due protagoniste principali ci getta in uno sconfortante mondo di solitudine ed alienazione. Il gioco del desiderio di una vita diversa, o anche di una qualsiasi, si realizza prima in parte, e poi, in maniera abbastanza allucinatoria, diventa uno sconvolgimento di tutte le parti in causa. Colonna sonora al limite del sopportabile. Da vedere ma "mah!"

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  14/05/2017 23:13:52
   7½ / 10
Tre donne è un film dai toni funerei, insieme a Quintet probabilmente il più pessimista della filmografia di Altman. Riprende le suggestioni di Images e di conseguenza tiene sempre a modello il Bergman di Persona, per contestualizzarlo in un ambiente ai margini del deserto della Califonia. Tre donne, tre sfumature dell'universo femminile, in una ridefinizione dei ruoli che vuole sviluppare un processo di emancipazione nei confronti dell'universo maschile che le soggioga in maniera più o meno sottile. Un finale quasi apocalittico in cui però tale distacco anche nei confronti stessi della maternità, comporta una ridefinizione simile proprio a quell'universo da cui si sono affrancate, con una definzione di ruoli in cui la gerarchia ed il dominio, tipicamente maschile, costituisce i suoi tratti essenziali. Personalmente lo ritengo uno dei film più ostici di Altman.

Filman  @  10/04/2015 20:19:54
   7 / 10
Interfaccia con un Altman più analitico e psicologico, glaciale nella messa in scena ed attento ad una continua introspezione dell'immagine, THREE WOMEN è una pellicola anticonvenzionale nel suo complesso filmico ma ricolma di un già esplorato stile per quanto riguarda il regista, che elabora un thriller singolare e a modo suo tagliente, come altri all'interno della sua filmografia, di una destrezza tecnica classica ed elegante che compone la vera narrazione del film.
Con una storia di ristretto respiro e tema centralizzato, l'autore riesce così a parlare a modo suo dell'essere femminile e del suo rapporto con la femminilità stessa, in modo eccentrico, con un ritmo granitico ed una visione cromatica di rimando, parafrasando probabilmente sulla pubertà e sulla sessualità in generale, creando una quadro in movimento fatto di zoom avanti e indietro che vuole mantenere accesi più interrogativi con un ermetismo metaforico ma essenziale.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  05/04/2014 19:10:28
   9 / 10
Innanzitutto c'è un' umanità spaventosa, che per qualche ragione mi ha ricordato i pennuti ammaestrati de La ballata di Stroszek. Creature del deserto californiano, affondate in una primitività lorda, abbrutite dalle livree del pudore anziché elevate dalla libera nudità delle origini. I genitori di Pinky somigliano alla coppia di "American Gothic", o ad alcuni miei parenti mostruosi, che mi guardano, quando mi guardano, senza vedermi, con una terribile fissità da galliformi (appunto). Pinky, Millie e Willie vivono in questo pantano prosciugato, nolenti o volenti vi si nutrono. Tentano di declinare il proprio essere femminile alla giurisdizione non scritta del luogo. Ma in assenza di amore i loro grembi sono celle vuote o mortifere. Si ritirano quindi nella stessa fortezza-gineceo, creando una famiglia senza velleità affettive.
In realtà fin troppi indizi conducono ad una lettura meno letterale. Il titolo stesso è probabilmente solo un astuto giochetto, magari ispirato dalla tradizione pittorica. Tre donne, proprio tre, né meno né più? Suonerà sospetto persino alle menti meno peregrine. Non mi spiace definire il film di Altman, decisamente più astratto che narrativo, un horror sull' essere donne (e almeno l' angoscia delle note musicali pare darmi ragione). Oscillante tra la beffa e il dolore, tra il rosso americano del ketchup e quello universale del sangue.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  06/10/2013 19:18:41
   9 / 10
Film francamente stupendo, un Altman (almeno per me) di inaspettata e altissima qualità che lascia da parte le vicende corali per cui è largamente conosciuto e si insinua in un'atmosfera onirica e nella testa delle 3 donne del titolo.
Opera profonda e sfaccettata, che avanza in modo sfumato e a tratti inquietante, con due interpretazioni di grandissimo carattere da parte della Spacek e della Duvall.
3 Donne si potrebbe definire il "Persona" di Altman e non sbaglieremmo: il modo in cui i rapporti quasi morbosi tra due persone l'una dipendente dall'altra cambiano bruscamente, a metà film, per poi sovvertirli ed assistere a uno scambio di personalità è lo stesso che Bergman, in modo molto più sperimentale ma allo stesso modo inquietante e "inspiegabile" ha fatto con uno dei suoi film più famosi.
Altman non si prende la briga di rendere il suo lavoro più complesso di com'è già, si limita a dirigere con efficienza e una certa raffinatezza di fondo senza mai perdere di vista l'obiettivo, alternando scene minimaliste e dai sentimenti sotterranei ad altre che sembrano provenire da un liquido amniotico e ancestrale, non solo l'acqua della piscina con tutti i dipinti disegnati da Willie, l'unica donna in ombra della (santa?) trinità fino alla fine.
E lodo ancora una volta il modo in cui il regista, badandosi su un suo sogno, ha messo in scena qualcosa che non comprendeva fino in fondo nemmeno lui stesso come ha candidamente ammesso.
Quindi grandiosa regia, sceneggiatura, interpretazioni, musica inquietante, e bellissimo il finale.
Credo sia un capolavoro, uno dei più belli di Robert Altman. Indeciso tra il 9 e un voto più basso gli piazzo il massimo dei voti. Non c'è altro da dire, o forse sarebbe troppo.

trillina  @  17/10/2011 21:09:35
   8 / 10
Film quasi psicoanalitico, intrigante, misterioso...onirico a tratti e perchè non ammetterlo: film dalle strepitose interpretazioni.
Non chi di più; se la Spacek(camaleontica e bella) o la Duvall. Entrambe sono bravissime e francamente credo che il film non avrebbe potuto avere protagoniste migliori. E' uno di quei film che ti godi completamente, che si lascia seguire senza fatica e ti porta in fondo senza che tu te ne sia neppure accorta. Fantastici i vestiti delle interpreti! :)

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  01/10/2009 22:26:04
   7½ / 10
L’universo femminile è un mondo misterioso, profondo, affascinante. Molti registi cinematografici, soprattutto uomini, hanno cercato di penetrarci dentro e di raccontarlo. Altman ci ha provato con “Tre Donne” in cui ha cercato di scoprire i sentimenti che governano i rapporti fra le donne. Si tratta di rapporti fatti di complicità, di avversione, di amore, di solitudine e mistero. E’ un’universo pieno di sorprese e che potenzialmente può fare a meno dell’uomo. In questo film Altman si avvicina moltissimo allo spirito di molte opere di Almodovar.
Altmaniano al 100% è invece lo stile: la presa diretta e non filtrata del reale. Fin dai primi fotogrammi assistiamo allo svolgersi normale e banale di fatti assolutamente quotidiani, come le cure fisioterapiche in un centro termale geriatrico. Facciamo la conoscenza di Pinky al primo giorno di lavoro, coadiuvata da Millie ormai veterana. Pinky è giovane, timida, introversa, un po’ imbranata e strana; Millie invece è chiaccherona, estroversa, piena di vita ma sostanzialmente ignorata e sola. Il fascino del film sta nel fornire pezzettini di realtà che suggeriscono i caratteri, li svelano, li svolgono, li legano e creano curiosità e affezione nello spettatore che partecipa così della vita delle due donne.
Pinky sostanzialmente si innamora di Millie ma lei troppo presa in se stessa non se ne accorge e addirittura rifiuta le attenzioni affettive della sua amica. Lo strappo drammatico centrale (unica concessione alla forma classica hollywoodiana) determina un rovesciamento dei ruoli con tanto di contrappasso nei confronti di Millie, la quale si accorge (ma troppo tardi) del valore dell’amicizia di Pinky nei suoi confronti.
La presa in diretta a pezzetti del reale è però solo un aspetto del film. Oltre al percepibile, c’è l’imponderabile, c’è l’aspetto misterioso e spirituale del mondo umano. Tanta parte del film si svolge con un sottofondo musicale classico di violoncello che crea un’atmosfera sospesa, un po’ inquietante. Questa parte del mondo umano è rappresentata nel film dalla terza donna, la misteriosissima pittrice di scene un po’ orride di esseri umani animaleschi con un’espressione che ricorda i guerrieri maya. E’ l’irrazionale che è sempre in agguato nella vita “normale” di ognuno. Il film si avvia alla fine proprio su questa strada, simbolica e astratta, e il finale ermetico lascia il campo aperto a tutte le interpretazioni. Sembra si voglia suggerire che l’universo femminile è qualcosa di misterioso e inspiegabile, un mondo tutto suo in cui gli uomini non hanno in pratica parte.
La parte finale del film rischia però di sconcertare lo spettatore, di disorientarlo e tutto sommato stride un po’ con lo spirito che aveva alimentato i primi tre quarti del film. Inutile dire che il film è consigliato a chi misura i tempi scenici non con la velocità delle azioni, ma con il sottile svisceramento dei fatti umani. E’ un film ricco di scoperte, non di azioni.
Un ultima parola per fare le lodi di Sissy Spacek e della Duvall: brave, bravissime, strepitose. Questo film dimostra che si riesce ad affascinare e a colpire anche senza essere belle e appariscenti.

1 risposta al commento
Ultima risposta 17/10/2011 21.12.33
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  19/01/2007 00:58:47
   8½ / 10
Altman e la psicanalisi: con questo film (e 10 anni prima di "terapia di gruppo") si chiude una sorta di trilogia che comprendeva già "quel freddo giorno nel parco" (che non ho mai visto) e il curioso "Images".
Come in "Images" è inopportuno a mio avviso inserire "tre donne" in un genere specifico, in una tematica: non è un film sulla psicanalisi, non è un film sul femminismo, non è un melodramma, ma qualcosa che unisce tutte questo in maniera quasi astratta, o simbolica.

E' soprattutto un film sulla "mancanza" o, come disse lo stesso A., sulla "rimozione di un duplice omicidio consumato sui figli e sui padri" ovviamente tutto questo viene emblemizzato dalla visione stessa del film-

"tre donne" è a mio avviso uno dei punti piu' alti di Altman, e uno dei suoi film piu' struggenti e complessi: un'opera che diventa metafora di assenza della storia e, come nel finale, bisogno impellente di colmare il vuoto attraverso un'organizzazione post-familiare.

E' anche un bellissimo film sulla complicità della solitudine, a cui le tre protagoniste rispondono ognuna con le proprie ragioni mentali: l'inquieta e fragile Pinky, la sognatrice Millie, e l'afasica Willie, l'unica donna sposata, che colma il suo silenzio attraverso una serie di inquietanti dipinti di stampo Junghiano (il tema dominante è il potere e la prevaricazione maschile).

La regia di Altman, al di là di qualche referente simbolico di troppo (un'errore contestabile già a "images") sfocia in allucinati momenti visionari degni dell'ultimo Lynch, l'ambientazione nitida e al tempo stesso torbida con la piscina dove l'acqua si plasma nel suo vago movimento ricorda proprio Shyamalan e il suo controverso "lady in the water".

Ma sono parametri che scopriamo oggi, che colgo solo ora che rivedo questo film dopo molti anni: ancora mi sfuggivano certe analogie e parallelismi... mi chiedevo perchè Pinky, in ospedale, non riconosce i genitori, e mi affidavo inconscientemente al tentativo psicanalitico di raffigurare i bonari padre e madre come il prototipo di un'incubo che non c'è

Cio' che è irrisolto, è il nostro atteggiamento verso questo film quando tentiamo inutilmente di catalogarlo: sarebbe superfluo e limitativo.

Cio' che il film esprime, oltretutto, è quella sorta di complicità effettiva, dopo i tradimenti gli inganni e (forse) l'omicidio, per cui il cinema di Altman dà vita a una sorta di continuità corriva.

"Tre donne" non è un film facile e immediato, ma colpisce per la sua minuziosità temporale: e ho l'impressione che in un certo modo abbia segnato una sorta di negazione divistica e personale di Altman con il cinema "tradizionale".


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