una femmina (2022)

Una lenta presa di coscienza quella di Rosa, soffocata da un contesto ambientale chiuso ed ancestrala dove imperversa una faida tra 'ndrine del luogo. Presa di coscienza al femminile individuale che si spera anche colletiva di quella metà soggiogata dal giogo maschile, in cui le donne possono ed in un senso devono scardinare dall'interno un cancro apparentemente invincibile. Il film di Costabile rifugge il classico film di mafia un po' come Anime nere di Munzi. Qui però lo sguardo è tutto al femminile, magare con qualche passaggio narrativo legermente confuso, tuttavia non privo di ottime intuizioni visive come il suggestivo finale, un corteo funereo di donne vestite di nero con tanto di velo.

"L'omini so la rovina nostra, Ro'!".
Film abbastanza coinvolgente nel suo insieme, anche se non nuovo nelle tematiche affrontate. Una storia interpretata bene, nonostante interamente in dialetto, ma diretta con qualche imperfezione e, soprattutto, affidata a una protagonista che non sembra avere una caratterizzazione precisa e lineare.
Nonostante tutto, è un film che si segue con attenzione, regala qualche momento emozionalmente valido e tenta di offrire delle chiavi di lettura piuttosto interessanti.

Interpreti mediocri e regia scura, lenta, poco brillante rendono il tutto poco digeribile. Sin da subito si fa strada l'idea di abbandonarsi e addormentarsi sulla poltrona della sala, poi poco alla volta il film ci abbraccia, trasporta in temi importanti di una terra bellissima e martoriata. Alla fine la sensazione è nettamente di aver visto un film tecnicamente "pesante" ma estremamente valido.

E' un grido di disperazione da parte di quelle donne che hanno subito e subiscono violenze, soprusi e ingiustizie che sono ancora più insopportabili quando sono perpetuati addirittura all'interno di ambienti familiari.
Cast di attori sconosciuti o quasi (ad eccezione di Ferracane) compresa la protagonista che non può addurre nessuna giustificazione ad una prova piuttosto mediocre.
Durante tutto il film si vive uno stato di angoscia e oppressione che esprime il valore aggiunto a questa prima opera di Francesco Costabile (se si esclude un suo film-documentario su Pasolini) che porta alla luce una vicenda realmente accaduta in un paesino della Calabria.
Il tutto è immerso in un paesaggio tetro e volutamente mai illuminato dal sole.
Finale intenso e drammatico dove la disperazione è addirittura cantata...