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incursione nel genere biografico di Levinson, regista che non mi ha mai particolarmente colpito, a parte Rain men. Qui la sua analisi della vita del dottore Kevorkian è tutto sommato interessante, con Al Pacino che finalmente ritorna ad un ruolo semplice ma ben costruito, in cui l'uomo deve distanziarsi dal medico, e abbracciare i suoi principi. La vita del personaggio è interessante, perchè fà comunque riflettere sul senso dell'eutanasia, sulla sua necessaria legalità, scevra da religione e controllo sociale. alla fine si sviluppa come un dramma giudiziario, ricostruendo in maniera puntigliosa tutte le vicende Levinson dà la giusta dimensione umana alla vicenda. Ci sono come comprimarii, un insolito Jhon Godman e Susan Sarandon che collabora con il buon dottore e alla fine
ammalatasi chiederà di morire, per avere la libertà di scegliere D'altronde la libertà di scelta è quello che ci rende ciò che siamo, e disporre o no della nostra vita deve essere una nostra scelta.