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Personalmente non mi è dispiaciuto, sebbene non l'abbia trovato particolarmente originale, anzi, è il classico dramma a senso unico, quello dove un evento tragico causa una reazione a catena di problemi, alcuni nuovi, altri latenti, che andranno a mandare in fumo la vita dei personaggi, però nel suo pessimismo e drammaticità di fondo mi è sembrato essere sempre credibile, mai retorico e difficilmente alla ricerca della lacrima facile, riesce a trasmettere una buona empatia, tirando in mezzo sentimenti e tematiche importanti come elaborazione del lutto, apatia, senso di colpa, dipendenza da droghe e alcool, la crescita emotiva durante l'adolescenza, il rapporto con i genitori, riuscendo comunque a contestualizzare il tutto molto bene all'interno della storia, senza allungare inutilmente il brodo, tramite una serie di personaggi discretamente riusciti.
Allison, interpretata da una validissima Florence Plough, poco prima di sposarsi, causa per una distrazione, ma anche per molta sfortuna, un incidente stradale che porterà alla morte della futura cognata e del marito, da lì in poi la sua vita che sembrava andare alla grande andrà in frantumi, non riuscendo a sopportare la situazione lascerà il futuro marito e diventerà dipendente dall'ossicodone, le sue giornate consisteranno nello stare a casa a crogiolarsi nel dolore e nell'apatia, ma quando il medico inizia a non prescriverle più le pillole ecco che entra in crisi, inizialmente andandone alla ricerca, poi decidendo di prendere parte ad un percorso di cura, in cui incontrerà anche Daniel, padre del suo ex che ha ripreso a bere dopo anni a causa della morte della figlia, da lì i due stringeranno un nuovo rapporto che li aiuterà reciprocamente.
Sono i personaggi che funzionano tanto all'interno della storia, con la figura di Freeman, padre non modello, ex poliziotto ubriacone, violento e dalla tendenza patriarcale, ormai avanti con l'età che col tempo si è pentito dei suoi sbagli ed è alla ricerca della redenzione, anche se il rapporto col figlio è inevitabilmente minato dalle violenze che ha subito in gioventù, proverà a rifarsi costruendo un rapporto migliore con la nipote rimasta orfana, altro personaggio in piena fase di elaborazione del lutto, dal carattere ribelle e alla ricerca di una figura di riferimento, alle prese con le prime esperienze sessuali, inizialmente riluttante nell'avere un rapporto con Allison, anzi in collera quando la ritrova in casa essendo considerata la responsabile della morte dei genitori, progressivamente stringerà un rapporto che la porterà verso un percorso di crescita e autoconsapevolezza.
Alla fine tra alti e bassi è un film sulla redenzione e sulla guarigione, dallo spirito quasi fatalista, racconta bene i traumi e l'impegno dei protagonisti per superarli, o accettarli, non osando particolarmente e restando su binari sicuri, però rimane sempre credibile e ha una narrazione, così come le interpretazioni che riescono a dare una buona forza impattante alla visione e ai sentimenti che ne comporta. Personalmente lo promuovo
Con storie come queste è facile scadere in pellicole strappalacrime, ma non è questo il caso. Film abbastanza ben fatto, con un bel cast che dà vita a personaggi ben delineati. Pur non essendo un lavoro originale, è comunque un film che si lascia vedere.
Pesante come un macigno, forse anche per la lunghezza. Merita per le interpretazioni magistrali e lo spessore psicologico dei personaggi. La storia non è neanche il massimo dell'originalità
ma é resa molto bene nella sua evoluzione tra rabbia, rimorso, affetti, relazioni e ricerca di riscatto... molto umane e verosimili le sfaccettature della protagonista. Pur essendo potente e toccante non scade nel melodrammatico.
Con una certa frequenza escono film a intento lenitivo che cercano di sostituire l'ossicodone con un sostegno e supporto simili a quelli forniti dai gruppi AMA o dai centri di riabilitazione. Spesso s'incagliano nelle secche dell'autorialità o del ricattatorio. Durante il periodo del Covid Zach Braff ha cominciato a scrivere, dirigere e recitare con l'allora fidanzata Florence Pugh un dramma che possa essere di sollievo per chi sta vivendo esperienze di dolore, sofferenza, lutto. Ci vuole mestiere e lui dimostra d'averlo.
Interpretazioni convincenti e personaggi che offrono varie sfaccettature da analizzare, regia abbastanza sobria nonostante una sceneggiatura un po' prolissa, che tende a eccedere, in alcuni momenti, nel rendere il racconto altamente drammatico, tanto che empatizzare con la protagonista diventa un po' difficile. Non è un film che rivedrei con entusiasmo ma è comunque un lavoro discretamente realizzato, che vale una considerazione positiva.
Questo film avrebbe tutto per essere un lavoro strappalacrime, ma il dolore che trasuda dai personaggi è realmente convincente e sincero che evita il facile senimentalismo d'accatto. La storia in sè non presenta particolari spunti di originalità però il viaggio tra sensi di colpa, rabbia ed insensibilità e la ricerca di una redenzione è convincente perchè c'è un cast di prim'ordine a rendere tale viaggio meritevole di una visione. La colpa e l'egoismo di Allison, quell'equilibrio di gentilezza e sfoghi di rabbia di Freeman sono l'asse portante del film, insieme ad una buona compagine di comprimari che hanno a loro volta il loro giusto spazio. Un film meritevole perchè riesce ad essre toccante.