Un racconto memorabile ambientato nella Los Angeles degli anni '20, una storia di ambizioni smisurate e di eccessi oltraggiosi, che ripercorre l'ascesa e la caduta di molteplici personaggi in un'epoca di sfrenata decadenza e depravazione nella sfavillante Hollywood.
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Un omaggio sincero ed appassionato di Chazelle alla "settima arte" che ci racconta lo star system Hollywoodiano degli anni '20 con i sui pregi, i suoi eccessi ed i suoi difetti. La storia ruota attorno ai tre personaggi di Brad Pitt "Jack Conrad" un divo del cinema alcolista e amante delle donne che dovrà fare i conti con l'avvento del sonoro, Margot Robbie "Nellie LaRoy" aspirante attrice che per un caso fortuito riesce nel suo intento di diventare famosa ma pagherà a sue spese il suo carattere ed i suoi vizi e Diego Calva "Manny Torres" che da tuttofare grazie alla sua disponbilità riesce a diventare un importante produttore esecutivo. Poco approfondita la figura del trombettista "Sidney Palmer" interpretato da Jovan Adepo quasi messo lì per riempitura anche se la scena del "blackface" è una di quelle più emblematiche. Prima parte spettacolare con la festa baccanalica nella villa di "Don Wallach" e la Robbie che ruba la scena a tutti ma Chazelle esagera con la durata alternando buone cose ad altre banali con dialoghi alquanto superficiali. Un bel film sicuramente diretto sontuosamente con il solito stile dal giovane regista di Providence ma personalmente non mi ha entusiamato e l'ultima mezz'ora abbastanza debole. Il suo lavoro migliore per me resta "Whiplash".