gli orsi non esistono (2022)

Un film vergognosamente accartocciato su se stesso, metacinema onanistico sulle peripezie per essere registi in Iran. 1) Non ha senso una critica politica alle teocrazie islamiche se s'è consapevoli che la radice del problema è teologico. L'assoluta refrattarietà agli sviluppi progressisti non è dovuta all'incontro mancato coll'Illuminismo, bensì all'idea che il Corano sarebbe una copia dell'originale scritto d'Allah e dettato a Maometto dall'arcangelo Gabriele, e senza mediazione umana come nelle altre due religioni abramitiche non c'è possibilità esegetica, ermeneutica, interpretativa. 2) Il cordone sanitario di colleghi nazionali e internazionali è accorso in aiuto di Panhani come quando si conferisce il Nobel per la pace a un'importante personalità in pericolo di vita. Ma qui Panhani pensa solo alla propria esistenza e si fa portavoce degl'altri oppressi solo in conclusione, un accenno d'alcuni secondi a torture, prigionie, tentati suicidi e omicidi patiti dai suoi connazionali. Troppo poco, ripeto: vergognosamente.