il capro espiatorio (1959)

I romanzi di Daphne Du Maurier sono sempre congeniali per essere portati sul grande schermo ed il lavoro di Hamer lo conferma una volta di più: la visione fila via sicura mescolando dramma, suspense e qualche tocco più leggero. Guinness si sdoppia ma sembra fin troppo accondiscendente verso tutto e tutti, forse si sarebbe potuto rendere il personaggio dell'insegnante da lui interpretato un pò più combattuto moralmente di quanto poi si è visto; di contro la Davis interpretata una vecchia bisbetica a dir poco impagabile.

Una storia con un certo fascino, una di quelle che al giorno d'oggi purtroppo il cinema non racconta più. Non ho letto il romanzo della Du Maurier, ma guardando il film il soggetto è molto interessante, anche se non sfruttato a pieno secondo me. Soprattutto nella parte centrale cala un po' troppo il ritmo.
Eccezionale Bette Davis nelle poche scene interpretate, ottimo anche Alec Guiness nel doppio ruolo e regia ed effetti speciali veramente all'avanguardia.

Che peccato che da un soggetto così interessante sia stato tratto un film tanto piatto. Peccato soprattutto perché alla sceneggiatura c'è Gore Vidal, non esattamente l'ultimo arrivato, e Guinness è stratosferico come al solito. E poi Bette Davis: un magnetismo ed un carisma unici, in appena 3 scene polarizza completamente l'attenzione: una prova magistrale.
Tutto considerato vale comunque una visione e la sufficienza.

Interessante giallo carico dell'aplomb e della sobrietà degli anni '50 impreziosito da una memorabile doppia interpretazione di Sir Alec Guinness. Oltre la buona regia e sceneggiatura risultano anche notevoli, per l'epoca, gli effetti speciali. Purtroppo la parte debole è il finale troppo sbrigativo e frettoloso che lascia come un senso di sospensione nello spettatore. A mio parere questo neo abbassa la valutazione di mezzo punto. Peccato!

Curioso giallo britannico sul tema del doppio, tratto da un romanzo di Daphne du Maurier, che ha principalmente due difetti: il primo è il non riuscire a mantenere vivo l'interesse per la vicenda dello scambio di persona, che via via si fa sempre meno credibile; il secondo (e ben più grave) è il non aver sfruttato a dovere la presenza magnetica di un'attrice come Bette Davis, qui nei panni di una matriarca infagottata di merletti e pellicce, allettata, tossicodipendente e linguacciuta. Anche con sole tre pose, Davis lascia il segno e si fa ricordare. Ottimo anche Guinnes, nel doppio ruolo del grigio professore e del nobile ereditiero che lo incastra. Il regista sfrutta adeguatamente le sfumature ironiche e orchestra un buon finale. Ampiamente rivisitato e rifatto di recente.