Sono passati ventidue anni e Isla Nublar si popola nuovamente. La lussureggiante isola ospiterà finalmente, come John Hammond aveva a suo tempo progettato, un parco per famiglie a tema dinosauri: la notorietà del parco inizia però presto a diminuire, così come le sue visite. Per risolvere il problema, i proprietari decidono di aprire una nuova, grandiosa attrazione. Ma tra le minacciose ombre dell'Isla Nublar, l'imprevisto è in agguato.
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L'idea alla base del quarto capitolo dedicato ai bestioni antidiluviani è espressa a lettere cubitali all'interno di alcune riflessioni dei protagonisti; non è un caso che si faccia riferimento a qualcosa di non più impressionante; la magia del primo dinosauro apparso nel seminale "Jurassic Park" è stata sminuita dai successivi capitoli, oltre che da un mondo del cinema cambiato radicalmente in vent'anni, ora in grado di (ri)produrre mediante sfx sempre più sofisticati qualsiasi cosa. Per questo motivo al nuovo parco occorre qualcosa di inedito, soprattutto se spaventoso, feroce e fornito di tanti denti. Ecco quindi l'Indominus Rex, ibrido creato in laboratorio e dal caratterino tanto fumantino che pure il famigerato Tirannosauro impallidisce al suo cospetto. Inutile sottolineare la solita mancanza. Anche a questo giro il saggio adagio secondo il quale la natura non va indispettita viene tranquillamente ignorato con conseguenze facilmente immaginabili. Tardi lamentarsi a stalla spalancata e buoi fuggiti, ovvero quando il mostruoso essere (che è pure intelligente) con uno stratagemma elude i sistemi di sicurezza andando a testare zanne e artigli con imparzialità sia su sauri che esseri umani. Sceneggiatura non pervenuta, o meglio, ricalcata su cose prevedibilissime leggermente variante rispetto l'antecedente trilogia. Personaggi poco interessanti compressi in luoghi comuni immani, tra villain con folli idee belliche in stile sci-fi serie z, la bellissima che da algida e insensibile si tramuta -dopo aver visto un brachiosauro morente- in una sorta di paladina dal coraggio spropositato e un eroe probabilmente parente di Indiana Jones capace non di sussurrare ai cavalli, bensì ai velociraptor. Le assurdità non mancano ma le legge del blockbuster non ammette deroghe, allo spettatore la scelta se accettare o meno il giro in giostra. Poi vabbè, vero che a tutto c'è un limite, posso credere ai dinosauri non alla signorina munita di tacco 12 zampettante come nulla fosse nella fangosa e impenetrabile jungla. Ok, la pianto, spengo il cervello e decido di divertirmi.