Roma anni '60. Massimo giornalista di un rotocalco scandalistico, si trova in mezzo ai vizi e scandali di quella che era definita "la dolce vita" dei divi del momento.
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A mio parere il più bel film di Fellini. La ricchezza di temi, di spunti, di traccie e sottotraccie fa di questa pellicola una vera e propria miniera d'invenzioni, d' analisi e suggestioni. Il ritratto di una società in disfacimento, persa nella sua decadenza, ******** e cialtroni ubriaconi spacciati per Dei, un'aristocrazia sfaccendata, nera nella politica e viziosa nell'animo. Il protagonista, un novello Dante perso nei gironi dell'inferno che, smarrita la guida e persa la fede, affonderà nella dissoluzione finon alla magnifica scena finale. Marcello si specchierà negli occhi del mostro, scoprendo di non poter tornare indietro, avendo perso la capacità di ascoltare e di sentire.