Inverno 1898, quattro famiglie vivono in una cascina nella provincia di Bergamo. Periodicamente devono versare parte dei raccolti al padrone della fattoria. Un giorno un bambino torna da scuola con uno zoccolo rotto e il padre ne intaglia uno nuovo. Ma per farlo ha tagliato un albero senza chiedere il permesso. La punizione è severa...
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La cultura contadina, una cultura millenaria, viene omaggiata da Olmi, figlio di quella cultura e della gente ivi rappresentata, con questo certosino lavoro di emozioni, ricordi e riconoscimenti. Un film che racconta, quasi come fosse un documentario, usi, costumi, fatiche e dolori di gente umile che lavora nei campi dalla mattina alla sera e che riesce ad essere, a suo modo, libera da preconcetti e falsi moralismi. L'avere utilizzato veri contadini, e non attori professionisti, rende il tutto ancora più credibile e genuino, regalando al cinema una pellicola di spessore, forse non perfetta, ma apprezzabile e degna di essere visionata e ripresa da tutti. Certamente l'eccessiva durata e il ritmo, che non può essere da film d'azione, mette alla prova lo spettatore meno avvezzo a questo tipo di cinema, ma una volta iniziata la visione, la storia riesce ad essere abbastanza coinvolgente da interessare senza tanti indugi.