la notte dell'iguana (1964)

Leggo che il testo di Tennessee Williams, autore solitamente verboso, fu addolcito da Huston per traslare questa singolare parabola di redenzione dal teatro al grande schermo, ambientando nel suo amato Messico questa vicenda di forti pulsioni e difficili dilemmi morali. Anche se il problema della staticità dell'azione non viene superato ed i rimandi simbolici del suo cinema sono appena più smussati del solito, la scelta sembra pagare e Richard Burton se la gode attorniato da un comparto femminile molto eterogeneo e di rara efficacia. Tra queste spicca la rigida insegnante Miss Fellowes interpretata da Grayson Hall, capace di mettere in ombra la lolitana Lyon, l'esuberante Gardner e quell'acqua cheta della Kerr.

Pur essendo impostato su canoni molto teatrali, come l'origine del testo, la scelta di Huston mi è sembrata quella più appropriata perchè così facendo le sfumature dei personaggi emergono in tutta la loro potenzialità. Ciò che La notte dell'iguana mostra è la classica dualità fra ragione ed istinto, semplice e complessa allo stesso tempo, dove i personaggi scavano dentro se stessi e cercano di trovare la forza di andare avanti invece di crogiolarsi nei confronti di convenzioni che portano all'autolesionismo e la distruzione di se stessi come individui. Trovare la forza di assecondare le proprie pulsioni ed in questo il personaggio della Kerr rappresenta il faro di un personaggio "maturo" che ha trovato un proprio equilibrio interiore. Un film non facile, piuttosto scabroso per l'epoca, in cui le tematiche legate al sesso erano esplicite.

Huston ci ha sicuramente messo molto del suo, addolcendo il dramma di Tennessee Williams che,a differenza di molte altre trasposizioni cinematografiche, sembra quasi sia un pretesto per l’esaltazione dei personaggi e delle rispettive prove degli attori. La morbosità tipica dei lavori del drammaturgo scompare quasi del tutto dai dialoghi (le ragioni della patologia restano taciute) e si trasferisce maggiormente nel ritratto dei personaggi e nell’aspetto visivo. Il percorso di redenzione dei protagonisti perde la consueta carica simbolica per acquisirne una ironica alquanto inedita.

Un film alla scoperta di se stesse e se scegliere di combattere i propri tormenti o sfuggirgli.

Film minore di John Huston (teatrale come "l'isora di corallo").
Tratto da Tennesee Williams, il film di Huston ha come difetto quello di essere troppo simbolico, e in alcuni punti troppo didascalico e prolisso. A differenza di "L'isola di corallo" l'origine teatrale si sente troppo. Il finale ottimistico di routine poi a me non è piaciuto, e anzi stona parecchio e mi ha molto deluso.

Nonostante i molti difetti, questo film rimane comunque in mente. E questo lo si deve alla fotografia , ma sopratutto agli attori, Burton e una indimenticabile Ava Gardner. Il film a dire il vero non è tra i + riusciti di Huston, ma la Gardner che fa il bagno di notte difficilmente si scorda.