la tigre e la neve regia di Roberto Benigni Italia 2005
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la tigre e la neve (2005)

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locandina del film LA TIGRE E LA NEVE

Titolo Originale: LA TIGRE E LA NEVE

RegiaRoberto Benigni

InterpretiRoberto Benigni, Nicoletta Braschi, Jean Reno, Tom Waits

Durata: -
NazionalitàItalia 2005
Generecommedia
Al cinema nell'Ottobre 2005

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Trama del film La tigre e la neve

Un poeta, per amore della donna di cui è follemente innamorato, finisce in Iraq, proprio nel bel mezzo dei bombardamenti compiuti dagli americani per liberare lo stato mediorientale da Saddam Hussein...

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Voti e commenti su La tigre e la neve, 305 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  20/10/2005 01:52:03
   7 / 10
Saro' franco: nonostante i successi internazionali della "vita è bella" il Benigni che preferisco è quello un po' sarcastico e irriverente del primo periodo (graffiante sì, ma "cattivo" non lo è stato mai). Quello compresso nella sua fanciullezza astrale di "chiedo asilo" dall'anarchico Ferreri, quello irresistibilmente amaro del meraviglioso "il minestrone" cfr. il compianto (avercene) Citti.
Non è cambiato nulla, chi detesta Benigni continuerà a farlo e altri ad amarlo incondizionatamente: il tuttologo, il comico, il qualunquista (pure), sempre piu' situazionista ... il film giusto al momento giusto. Non è un caso che "la tigre e la neve" sia splendido, ma non è il caso di soffermarsi (soltanto) a questo. Leggasi "la poesia non è fuori, è dentro" o ancora "ci sarà nel mondo uno che di mestiere sa dire le parole giuste". Appunto: pensando a Dante e Montale, a hikmet e Gibran, la panacea di tutti i mali del mondo si atteggia a moderno Cyrano. Incerto tra Forrest Gump (nella vita puoi ottenere ogni cosa se solo lo vuoi) e l'Albert Finney di Big Fish, amante (tardivo?) del western barocco di Leone, gli epiloghi di Charlot (l'uomo di spalle davanti a lui il deserto, l'avventura continua) , il gusto del paradosso à la Kusturika (chissà quanti fans del regista avranno colto l'omaggio squisito nel sogno del matrimonio, con Tom Waits al posto del fedele Bregovic). A parte il fatto (apro una parentesi) che non sono poche credo le persone che vorrebbero il cappellaio matto Waits al pianoforte per il loro matrimonio...

Incontenibile come sempre, Benigni anima Attilio: come comico ha quel sapore ludico della genuinità, una vitalità che azzarda spesso tic e caratteristiche del grande Troisi (la sequenza in cui evoca la mano di Dio è impressionante: sembra la reincarnazione di M. T. nei monologhi su San Gennaro con la Smorfia) ma lo fa sempre con una forma immutata di rispetto/affetto. Il suo cinema di oggi è animato dall'urgenza espressiva di dire cose facili con il tempismo di un'innovatore che forse non è, con la capacità di eleggersi ad affabulante buonista capace di raccontare la poesia nella guerra e l'ostentazione prosaica di tutto il film (artificiosa o commovente, dipende: il polline sulle strade romane, la stessa tigre). Talvolta e' un po' irritante e tedioso nel voler essere a tutti i costi preso sul serio:
1 - nelle scene di seduzione, riuscite a immaginare un sex symbol piu' improbabile?
2 - nell'estenuante veglia alla donna che ama, e il suo disperato e goffo tentativo di salvarla (chissà perchè mi domando la Braschi ha sempre la pelle neutra, che sia ad Auschwitz o ferita nei bombardamenti, non un filo di sofferenza)

Ma per fortuna l'attore "comico" più dotato del nostro cinema, un po' meno il regista (non era male neanche il Pinocchio, soffriva anch'esso di una caduta prosaica, ma guai a dimenticare le vesti felliniane del paese dei balocchi o il lucignolo di rossi-stuart) sa come colpire al cuore del pubblico: l'autobus che raggiunge maldestramente la Bagdad assediata e sotto un cielo di incendi e distruzione è un momento di grande suggestione lirica.
Altrettanto stimolante, ma forse piu' in linea con la farsa di stampo ehm britannico l'incontro pericoloso con i soldati americani che fermano l'incontenibile protagonista ai posti di blocco, "imbottito" di farmaci ...
Quale Benigni allora? Il pacchiano Patch Adams nell'ospedale di Bagdad che veglia la sua amata, o il meraviglioso professore che insegna la poesia agli studenti con una vitalità (e attualità) sconvolgente? Il comico delle gags che cita Chaplin anche quando muove le gambe (e nondimeno Troisi, Totò, De Funes) per l'ennesima fuga o il celestiale sostenitore del miracolo della poesia della vita e dell'amore?
"Per lui il tempo non è mai passato" ha suggerito una spettatrice, credo che abbia colto le cose per il verso giusto.
Poi ascoltiamo una frase come "lo sai perchè si fanno le guerre? Perchè il mondo è cominciato senza l'uomo e senza l'uomo finirà" e ritroviamo l'uomo disilluso che non sopporta di dover morire per mani di altri uomini. Poi non c'è spazio per gli interrogativi, o le polemiche: tutto ci trascina via per un istante fino a ritrovarci davanti a questo film, maledizione, che tocca le corde giuste anche se imperfetto, e che esprime quanto la vita la piu' impossibile possa sembrarci (essere) cara... Non dovrà stupire tanto, non quanto la strana coppia Waits-Piovani che questa purezza tradita sia riuscita ancora una volta a farci ritrovare l'armonia con il mondo, nonostante tutto

9 risposte al commento
Ultima risposta 21/10/2005 01.05.05
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