Piccola battona romana è derubata e quasi ammazzata da un rispettabile impiegato cui ha affidato tutti i suoi risparmi nella speranza di farsi sposare e rifarsi una vita.
Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Dimostrando il suo attaccamento ai propri personaggi Fellini dedica un intero film alla figura di Cabiria, donnina di vita che aveva già fatto una comparsa ne "Lo sceicco bianco". Non è un caso che la sceneggiatura sia stata scritta da P.P. Pasolini (qui al suo primo lavoro per il cinema); si tratta infatti della pellicola forse più realista del regista riminese. La storia è quella di una prostituta di borgata romana, semplice, ingenua, che nonostante la crudezza dell'esistenza che conduce trova spazio per illudersi e spera sempre di trovare un uomo non tanto che le dia una vita migliore ma che la ami. Tra momenti di fede, di problemi seri o anche di facezie Cabira - nome che omaggia il colossal italiano del muto di Giovanni Pastrone- va avanti giorno per giorno. Le illusioni di qualcosa di migliore, come l'incontro con un attore famoso e ricco, sono brevi e fatue ma la venuta a contatto con frate od un benefattore che aiuta i poveri le danno speranza. Ma la vita riserva sempre qualcosa di amaro. Personalmente
ho sempre trovato poco realistico e leggermente forzato che la povera Cabiria, in una finale che ciclicamente riprende l'inizio, incontri due uomini che in un modo praticamente identico la illudono e la truffano
ma chi sono io per giudicare Fellini e Pasolini? In questo caso non c'è nulla di onirico ma forse un barlume di speranza si riserva sempre. Magistrale l'interpretazione di una Giulietta Masina che qui, donna vissuta, pare mostrarci l'altra faccia della Gelsomina de "La strada" dimostrando di essere una attrice più che versatile (e aggiungo, mai abbastanza sfruttata dal nostro cinema). La pellicola ebbe seri problemi di produzione e distribuzione in quanto parlava apertamente di prostituzione, argomento per l'epoca tabù.
Basterebbe la drammaticità senza filtri de LE NOTTI DI CABIRIA per insegnare il neorealismo italiano e la sua più grande forza: il contrasto! Il contrasto dato dalla differenza sociale, il contrasto tra il mondo rurale e quello cittadino, tra l'Italia storica e l'Italia moderna, tra il sacro e il profano, tra la conservazione di qualcosa che fu e il sopraggiungere di un terribile presente. Questo capolavoro di Federico Fellini fa di più, prendendosi le critiche al tempo per una divisione narrativa innovativa che oggi invece sembra incredibilmente riuscita, capace di raccontare diverse storie ornamentate da singole scene ricche di forza metaforica e figurativa capaci di far fare un passo in avanti al cinema.
Uno degli oscar più meritati nella storia del cinema italiano. CABIRIA di Federico Fellini è una girandola immensa di emozioni varie e di grande impatto: il personaggio di una eccellente Giulietta Masina è caratterizzato benissimo e riesce a far partecipe lo spettatore di tutte le sensazioni che prova, di tutte le vicissitudini che vive, di tutte le frustrazioni che subisce e di tutte le speranze che nutre. Il finale poi, seppure intuibile, è un colpo al cuore che non lascia scampo ed è tremendo notare come negli occhi di Cabiria non ci sia più luce, nessuna speranza o fiducia. Bellissimo film, da oggi il mio preferito tra quelli diretti da Fellini.
Curiosità: nel doppiaggio è riconoscibilissima la voce di Nino Manfredi.
Cabiria è senz'altro uno dei personaggi femminili più memorabili del cinema italiano, interpretato da una grandissima Giulietta Masina. Cabiria è il ritratto di una donna semplice e ingenua, vittima di un mondo meschino. Sullo sfondo c'è la Roma di metà anni '50 con tutta la sua variopinta fauna umana. Un'altra Italia e un altro cinema. Sempre grande Fellini.
Buon film di Fellini con una fenomenale attrice che regge da sola la baracca.. finale prevedibilmente amaro, seppur nell'ultima scena risorge un sorriso speranzoso. Quante avventure per questa Cabbbbbirria!!!
I film di Fellini non andrebbero mai visti una sola volta ma andrebbero rivisti e rivissuti per apprenderne il pieno potenziale, la magia quasi sussurrata che sprigionano, le sfumature dei personaggi che descrivono. Detto questo mi tocca andare in controtendenza con il mio pensiero e recensire dopo un'unica visione un film che probabilmente si meriterebbe, per i motivi sopra descritti, un voto ben più alto. La storia ( o sarebbe meglio dire la vita ) di questa ingenua battona fa ridere e piangere insieme, è concentrica e ben strutturata, è tragica ma attraversata da un filo di speranza indomita che fa bene al morale ed al cuore; la Masina dal canto suo la interpreta come meglio non si potrebbe, lavorando nel solco di un altro suo personaggio dai tratti similari come quello di Gelsomina de "La strada". L'incontro con un benefattore alle grotte, la scena dell'ipnotizzatore ed il prefinale è cinema allo stato puro, però che pesantezza i dialoghi sempre strillati e quasi esclusivamente in romanesco ( dialetto che per altro adoro ), sono arrivato alla fine un pò provato. Esclusivamente per questo motivo non credo che rivedrò questo film in tempi brevi.
Do un volto molto alto, considerando l'epoca in cui è stato girato il film e il finale, che riesce a risollevare il film, il quale, a mio personale avviso, risulta un po' tirato, lunghetto, noioso (per me) in alcune sequenze e ripeto, ma non può essere che così, ovviamente, di un epoca ormai a noi lontana.
Ne consiglio assolutamente la visione, ma per arrivare al finale (a mio giudizio la parte migliore del film - da 10 assoluto come voto) bisogna armarsi di una certa pazienza e considerare che sono passati ormai quasi 60 anni da quei momenti e lo "stile" nel girare un film, i nostri gusti e, soprattutto, la nostra vita sono mutati ormai molto nel frattempo!
Capolavoro di Fellini, facile in quei tempi per lui sbaragliare la concorrenza con film come questo, la strada o 8emezzo. Giulietta Masina è bravissima, dopo molte sue peripezie e l'immancabile scena religiosa, il film arriva verso il finale crudele e quasi annunciato, dove la moglie di Fellini da davvero il massimo in una delle scene più cattive e commoventi della storia del cinema. Ennesimo supercapolavoro del cinema italiano. Prima che arrivano sulla rupe è da manuale la scena con l'alba/tramonto? che Fellini ci regala, oggi scene cosi sono in grado di farle solo col computer purtroppo
P.S.: avrei preferito che si lanciasse dalla rupe, ma Fellini forse ha preferito tenerla in vita, dimostrando la fragilità e anche la stupidità della protagonista che poco dopo lo smacco che la ha portata a perdere tutto si mette a ballare quasi felice come se non fosse successo nulla, comportamento tipico delle donne superficiali e che tendono a superare i problemi facendo finta che non esistono.
Risulterò banale ma i film che sanno far ridere e piangere allo stesso tempo sono quelli che ti accompagnano per più tempo. E questo è sicuramente uno di quelli.
Bellissimo e tristissimo allo stesso momento. Superiore a La strada, il migliore secondo me insieme ad Amarcord e 8 e mezzo. La triste storia della povera Cabiria, una donna che vive nell'illusione, nella solitudine e nella disgrazia, ma riesce sempre a guardare in positivo, a rialzarsi dopo ogni caduta, con un sorriso illuso, ma ottimista, perché la vita va avanti, e anche lei va avanti con la vita. Illusione, speranza, tante parole per descrivere uno dei capolavori del regista Fellini, un ritratto di vita disperato, ma con una speranza che non può morire. Il film tutto sommato scorre, non risulta nemmeno difficile da capire, basta seguirlo, la Giulietta Masina interpreta in maniera esemplare, superiore a La Strada, il finale mi ha lasciato senza parole, non pensavo che potesse finire così, o almeno così male per la povera Cabiria. Ennesima grande prova di Fellini, non c'è nulla da dire. Capolavoro.
Dopo aver visto "Le notti di Cabiria" mi sono reso conto che Fellini è il più grande continuatore della tradizione neorealista di Rossellini e De Sica. "Le notti di Cabiria" è anzi uno dei capolavori del neorealismo, certamente un neorealismo un po' "corretto" e soprattutto personalizzato dalla particolare indole stilistica malinconica e poeticheggiante di Fellini. E' comunque un film neorealista a tutti gli effetti, visto che porta in scena categorie sociali e persone che fino ad allora erano state tenute ai margini (in questo caso delle povere prostitute). Le rappresenta come loro sono, come appaiono e come parlano (per le battute Fellini si è servito di Pier Paolo Pasolini). Nonostante che venga fuori tutta la loro povertà, le loro difficoltà di vita, lo sfruttamento a cui sono sottoposte, su ogni cosa risalta la loro umanità. Cabiria soprattutto (interpretata da una splendida ed espressiva Giulietta Masina) è rappresentata sì come una persona rozza, ingenua, impulsiva, ma è vista soprattutto come una donna palpitante, che soffre, sogna e cerca, nonostante tutte le sventure, di vivere. La sua umanità è messa a durissima prova (come quella di Umberto D) in un mondo cattivo e indifferente, eppure malgrado tutto alla fine Cabiria si rialza, senza nulla, senza nessuno, piange (e quindi elabora il dolore) e ride perché la vita continua, c'è sempre comunque qualcosa (anche un ballo, un gioco, una persona qualsiasi che ti dice "buonasera") per cui vale la pena continuare a vivere, a dispetto del più profondo dolore. L'arte e lo spettacolo, con le illusioni e i sogni, hanno questo potere di riconciliazione con la vita. Lo vedremo anche nel finale di "Otto e mezzo". Molto bello anche il personaggio di Wanda, forse l'unica persona che voglia veramente bene a Cabiria. Qualcosa che va al di là della semplice amicizia. Altro tocco stilistico personale di Fellini è quello del ricorrente tema del contrasto fra innocenza e corruzione, fra ingenuità e cinismo. Anche in "Le notti di Cabiria" si getta uno sguardo sul mondo romano altoborghese delle feste e del godimento, sempre con un intento sotterraneamente critico e disvelatore della superficialità e della vanità di quel mondo che si autorappresenta come "superiore". Altro oggetto della sottile satira di Fellini è il mondo religioso, qui rappresentato nella sua versione superstiziosa e orgiastica nella scena del Divino Amore. In questa scena viene fuori la capacità di Fellini di rendere un evento naturale in maniera grottesca. A contrasto con l'aspetto barocco e materialista della religiosità cattolica, c'è l'episodio delle Grotte e del Frate itinerante, tanto per mostrare che il contrasto ingenuità-corruzione divide in due non solo la società civile, ma anche la stessa Chiesa. Altra impronta stilistica di Fellini è quella di non usare una narrazione fluente, conseguente e stringata; in genere preferisce giustapporre episodi vari, giusto per approfondire i temi del film, piuttosto che intrattenere lo spettatore con una storia. Questa caratteristica stilistica ne "Il bidone" e "Le notti di Cabiria" rende il film un pochino noioso e statico, come se girasse su se stesso dilungandosi. Avrà modo poi Fellini di perfezionare questo suo stile, togliendo i riferimenti narrativi palesi e usandolo in maniera pura, al servizio delle tematiche del film (vedi "Otto e mezzo"). La scena più bella di "Le notti di Cabiria" è comunque il finale, una delle vette del cinema italiano. E' una scena che mi è rimasta molto impressa e porterò sempre nel mio animo.
Perfetto film figlio degli anni '50. Fellini sa riscaldare anima e cuore. E Giulietta Masina è la reincarnazione della tenerezza. Bellissima storia raccontata superbamente. Commovente per me rivedere VIa Veneto sullo schermo.
Le notti di Cabiria è uno snodo in tutto e per tutto fra La strada e La dolce vita. Diversamente da Gelsomina, Cabiria è una donna indurita dalla vita, tuttavia possiede una purezza che la decadenza intorno a lei non riesce a scalfire. Interessante, parlando di decadenza, l'episodio con Nazzari, prova generale del rapporto fra Mastr0ianni e la Ekberg ne La dolce vita, con lo sfondo di via Veneto che fa capolino. Il film finisce come inizia, lo stesso inganno, ma quello sguardo dolce aggrappato all'illusione è sempre presente. E ci guarda.
Ho amato Cabiria con la sua ingenuità e la continua voglia di crederci ed uno dei pochi film che è riuscito a commuovermi con il finale ricco di speranza e al col tempo tragico. Tantissime scene sono impresse nella mia memoria: -La scena dell'ipnosi -Il Ballo con il divo del cinema -Il pellegrinaggio al santuario del Divino Amore Tanto di cappello maestro Fellini.
Uno dei più bei film di sempre.Una grandissima Masina nei panni di una prostituta(dai buoni sentimenti) provata dalla vita e dalle delusioni.Specie il finale è molto commovente
Scrivere un commento per questo film sarebbe un'offesa allo stesso, perchè nessuna frase riuscirebbe a descrivere dignitosamente il capolavoro a cui ci troviamo davanti. Di attrici come Giulietta Masina non credo (sfortunatamente) potranno essercene mai più.
Di solito non amo i film neorealisti ma questa pellicola mi ha affascinato molto. Si entra in una tale empatia con Cabiria da rimanere quasi depressi alla fine del film. Non estroso ed immediato come molti film Felliniani ma sicuramente di ottima fattura.
Ecco il film dove si respira tutta l'aria felliniana e del neorealismo magico con una Masina stratosferica.tra i miei preferiti di Fellini dopo "Il Casanova".
Ancora un oscar per Fellini,ancora una volta meritato. Ancora una volta un capolavoro. Difficile non sbaragliare la concorrenza con questo film,ancora una volta realistico ma diviso tra atmosfere che sembrano uscite da un sogno. Certe scene non si dimenticano,come quando la Masina (magnifica anche qui) va a dar da mangiare ai poveri,o la visita alla *******. Un ritratto amaro di una donna che fa la vita,mai disperata nonostante sia una disgraziata,che continua ad andare avanti nonostante gli schiaffi,le umiliazioni e le delusioni. Finale simbolico e commovente,con questa "corte dei miracoli" di cui Cabiria vuole ancora fare parte,che la accettano per quel che è. Si piazza tra i migliori di Fellini,un gradino sotto qualche altro capolavoro. Insomma,si fa a gara tra capolavori con Fellini.
"se non sono gigli son pur sempre figli vittime di questo mondo" (De Andrè)
Grande film, grande storia. Commovente, amaro, speranzoso, una mistura di emozioni contornano questo film che rappresenta e descrive la vita di una prostituta ma non solo descrive le speranza, le delusioni, le vittorie di ognuno di noi. Si vedono in questo capolavoro tante cose che si rivedranno nei prossimi film del maestro: il rapporto con l'ignoto ( 81/2), l'emancipazione della donna (giulietta degli spiriti), il borghese con la vita difficile (la dolce vita), c'è questo ed altro in Le notti di Cabiria ma soprattutto ci sono un'attrice incredibile ed un regista probabilmente innarrivabile.
Tra quella dozzina di film da vedere assolutamente prima di tirare le cuoia! Il carrozzone della vita che Fellini è unico nel raccontare. Una Cabiria che è l'emblema dell'allegra tristezza che il maestro sa rappresentare come nessuno. Un Pierrot che si muove ingenuamente come una marionetta le cui fila sono manovrate da un destino beffardo. Ma che nonostante tutto trova la forza di sorridere. Film immenso.
Nella carriera di Fellini esiston solo preferenze, visto che ha fatto moltissimi capolavori e pochissimi film minori, comunque anch'essi di buonissimo livello.
Questo suo film è comunque tra gli eccellenti, e del resto non potrebbe esser stato diversamente, dal momento che in sceneggiatura ha collaborato anche il grande Pasolini (e quindi si sente abbastanza anche l'aria da borgata ed il fatto che i vari personaggi, anche se si impegnino a sangue, non abbian mai futuro, proprio come nei suoi film).
Da manuale la Masina (il suo personaggio è presente anche in un altro film di Fellini, ossia Lo sceicco Bianco mi pare), una prostituta tenerissima e (per questo) forse un pò troppo poco credibile, cudelissimo e totalmente inaspettato il finale, brutale e poco speranzoso, anche se comunque il bellissimo sguardo finale che l'attrice ci regala guardando in macchina da presa è senza pari (e pare dire "La vita va avanti"...).
Magnifico e disperato ritratto "di vita" per uno dei migliori Fellini di sempre: si respira la vera arte nella descrizione impetuosa (quasi prepasoliniana, ma paradossalmente anche poetica) del degrado "notturno" dove Cabiria - improbabile e proprio per questo sorprendente - prostituta vive nella propria pelle la condizione di sfruttamento e di solitudine. L'epilogo è una delle espressioni di cinema italiano più alte di sempre. Io ho sempre trovato fuori-contesto l'apparizione di Nazzari nei panni di se stesso, ma probabilmente deve esserlo per esprimere quanto due mondi diversi possano anche conoscersi incontrarsi e - nuovamente - dividersi: il divo e la battona. Ottimamente rifatto da Bob Fosse nel 1969 in un musical: se si dimentica quasi tutto del film di Fellini è un remake davvero originale e ben congegnato
Che film splendido, che attrice stupenda, ti trasporta nel suo dramma, ti coinvolge ti strugge ti fa piangere insieme alla sua ingenuità e fierezza, e insieme ai suoi sogni e speranza. Che grande regia e che grande Fellini.
del primo periodo di Fellini, dopo La Strada, è il suo film che preferisco, anche più dei Vitelloni. grande Giulietta Masina, che ci regala un'altra fantastica prova dopo il personaggio di Gelsomina. nonostante la evidenti diversità, Cabiria ha qualcosa da spartire con Gelsomina: è una battona, ma lo è ingenuamente, e spera in un futuro migliore. Quì si può anche già notare qualche somiglianza con "La Dolce Vita" (anche se sono film opposti), specie nel punto dove Cabiria va a casa di Amedeo Nazzari. tantissime le scene memorabili, come quando la protagonista si mette a sognare da ipnotizzata e viene ridocolizzata, oppure quando lei, con tutte le compagne, và in pellegrinaggio al Divino Amore. bellissimo.
Ho visto pochi film di Fellini, e ogni volta che ne scopro un altro mi chiedo come sia possibile che un regista abbia creato così tanti capolavori e a così breve distanza l'uno dall'altro. Le Notti di Cabiria è la rappresentazione dell'ottimismo mantenuto nonostante le difficoltà e le ingiustizie della vita. Storia dura e cruda ma in qualche modo solare, personaggi fantastici e recitazione da manuale. Splendido e commuovente.
Storia di Cabiria, una prostituta già apparsa ne "Lo sceicco bianco". Si tratta di un film molto tenero, dolce ma anche amarissimo e realista. Giulietta Masina è un'interprete eccezionale, inimitabile, anche se molte volte assomiglia più ad un bambino dispettoso che a una navigata prostituta, sia nell'aspetto che nelle movenze. Capisco che forse un atteggiamento del genere serviva a testimoniare l'ingenuitò del personaggio, ma mi ha lasciato un po' interdetto.
Stupendo film sulla forza di una donna, le sue grandi paure nell'affrontare una vita per lei troppo crudele, i sogni infranti contro la cattiveria della tanta gente insensibile. Un'interpretazione meravigliosa della Masina, e un Fellini in ottima forma che già prefigura la struttura "a episodi" (espediente efficacissimo IMHO) della Dolce Vita. Un minimo appunto per la lunghezza forse eccessiva dell'episodio della processione alla *******.
"Non mi sarei mai aspettato di diventare regista, ma poi dal primo giorno, dalla prima volta che gridai: motore! azione! stop! mi è sembrato di farlo da sempre, non avrei potuto fare altro, e quello ero io e quella era la mia vita." (Federico Fellini)
Qui Giulietta Masina è più che mai musa ispiratrice di Fellini: è l'incarnazione di una bellezza idealizzata ed idealizzante a cui il regista porge un raffinatissimo omaggio. Come la vera bellezza possa essere distorta, manipolata, trasfigurata, ma rimanere sempre integra.
stupenda pellicola di un Fellini preso a raccontare la vita di una Roma di periferia,in uno dei lati più degradati di essa.E ce la racconta con questa storia di una simpatica e dolce prostituta,interpretata incredibilmente dalla Masina,alla prese con il suo destino contro,ingannata due volte nello stesso modo nella sequenza finale intravede che forse tutto non è perduto,vale la pena di riprovarci,spesso è un evento del tutto inaspettato o addirittura ordinario o addirittura banale solo all'apparenza a incentivarci di una speranza
Prima del Fellini autobiografico, c'era innanzitutto il Fellini grande narratore. Le notti di Cabiria è un film da Oscar proprio grazie a questa abilità, di saper raccontare una storia, una città, una persona. Attorno ad una splendida Giulietta Masina e il suo desiderio di cambiare, ruota appunto una variegata umanità, quella Roma tra miseria e nobiltà di cui, con linguaggio tanto diverso, scrisse anche Pasolini. Le notti di Cabiria interseca dunque i due piani, quello neoralista-sociale e quello dei sentimenti, per stemperare infine la vicenda in un'epilogo, manco a dirlo, "Felliniano".
un film sui sentimenti...e te li fa provare tutti mentre lo guardi...una masina da oscar e tanta vita vissuta. un manifesto della speranza e della ingenuita' profonda che una donna puo' sfoderare sognando il suo mondo perfetto.il film di fellini che preferisco....contenti??
il + bel film di fellini insieme a 8 e mezzo. fa ridere, piangere, disperare, incazzare. la masina è maestosa (se non in altezza in interpretazione) e scusate se è stato scritto da fellini e pasolini. vero e proprio capolavoro.
Il più bel film neorealista di Federico Fellini, che rappresenta la vita di una prostituta dolcissima che si fa usare e ingannare dalle persone, ma che alla fine ritroverà comunque il sorriso. Masina meravigliosa.
Il mezzo voto è per il finale...quasi Shakesperiano...da sogno di una notte di mezza estate. Mirabolandi e umilianti avventure della prostituta Cabiria, personaggio già usato da Fellini nello Sceicco Bianco, e qui costruito nei minimi particolari. E' la prostituta meno sexy della storia umana; la sua visione della vita è disincantata...pura. E' una ingenua che finisce nelle trappole degli uomini da ingenua. Ma, alla fine, come in altri film del maestro intrisi di misticismo esistenziale, Cabiria riesce a vedere una luce...una flebile luce...una flebile speranza. Il film fu scritto da Fellini e dal suo amico...un certo Pasolini...e scusate se è poco.La Masina sembra la Gelsomina della Strada...ma qui però c'è un cambiamento...piccolo ma c'è:nella Strada sembra che tutto finisca in tragedia anche col pentimento....qui invece come ho detto si intravede un che di positivo.
poesia e tenerezza!!!! all'unisono in questo stupendo film del grande maestro del cinema italiano!!! la grande (a dispetto della statura) Giulietta Masina in questo film è bravissima, forse anche più che in "la strada"!!!! il film è come al solito un indagine sulla reale essenza dell'animo umano, sulle debolezze e le falsità su cui si basano le vite di tutti. ripeto di una poesia unica, lo squardo della masina, così "piccolaù" e così indifesa e lasciata ai suoi guai vale da solo tutto il film!!
Davvero bello e poetico, disperato e commovente. Giulietta Masina nei panni della ingenua prostituta è bravissima. Bravo anche Nazzari nei panni del divo distaccato e disilluso. Peccato che lo ripropongano di rado, da non perdere assolutamente.