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E' un cortometraggio girato con pochi mezzi, ma con una buona regia affidata spesso alla camera a mano per registrare quasi come un reportage documentaristico le fasi concitate della vicenda incentrata sulla follia di uno studente che uccide un suo insegnante. Sebbene sia curata abbastanza bene la forma, il contenuto a volte non emerge come dovrebbe e solo a sprazzi la denuncia ad un sistema scolastico molto selettivo, severo, a volte umiliante passa in secondo piano nella descrizione dell'assedio delle forze dell'ordine all'interno della scuola per stanare lo studente armato. Meglio nella forma rispetto al contenuto.
E' il film d'esordio del grande regista giapponese Ishii Sogo, o meglio il riadattamento per grande schermo del corto che aveva presentato come progetto di laurea e che aveva scioccato l'ambiente cinematografico. Ishii in questo suo primo lavoro si scaglia energicamente contro il sistema educativo giapponese, basato sulla selettività, sulla competizione e sullo studio mnemonico e asfissiante per passare i test d'ingresso delle migliori università. Dopo che un suo compagno si è tolto la vita; Jono irrompe in classe imbracciando un fucile rubato e fa fuoco su Ihara, il professore di matematica, reo di averlo umiliato portandolo all'estremo gesto. La polizia quindi arriva sul posto e comincerà una battaglia per riuscire a catturarlo. La descrizione del mondo dell'istruzione è impietosa, come si vede anche nelle figure del preside e del vice-preside preoccupati solo di mantenere il buon nome della scuola. Il soggetto forse era in effetti più adatto a un corto, in quanto per lunghi tratti nella fase centrale del film vi è una fase di stallo in cui non capita praticamente nulla di significativo; ma si tratta comunque di una pellicola sincera, critica, viscerale e che ha avuto il merito di dare uno scossone all'allora stagnante cinema giapponese.