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"Pit, pendulum and hope" è un altro viaggio marcato, con stile e unicità, dall'artista cinematografico Jan Svankmajer; qui, in questo cortometraggio dalla durata effettiva di poco meno di quindici minuti, lo spettatore sarà impegnato in un tormentoso e tetro percorso di sofferenza psicologica.
"Pit, pendulum and hope", durante la visione, come capita spesso, talaltro, con la regia in considerazione, si avvale di un silenzio raccapricciante che ha una propria anima "dialettica", o forse, un proprio linguaggio che sorvola il concetto e la praticità acustica; qui al massimo, per intenderci, basta un sospiro affannoso per generare il tutto in modo inquietante e funebre. Il corto di Svankmajer propone nella prima parte sequenze ed immagini di morte, le ambientazioni senza era temporale e spaziale sono il preludio della fine. Nella seconda parte, se così vogliamo dire, emergono figure sataniche che ingrandiscono ulteriormente l'apparato scenico della regia ceca. Il finale con le inquadrature in soggettiva, precedute da altre impostate su un velocissimo stacco di camera, infondono tanta inquietudine, siamo praticamente in un film dell'orrore! "Pit, pendulum and hope" si racchiude poi in un motto di massima desolazione di animo, siamo di fronte alla morte. Svankmajer, nel frangente, molto sensazionalistico mette in scena un inferno, oserei dire, "Dantesco" ove non esiste scampo. Più che metafore , in questo caso, è il visivo che circoscrive perentoriamente il tutto, interpretazioni spianate.