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A distanza di ventidueanni dal capolavoro di Hitchcock torna Norman Bates, l' assassino affetto da sdoppiamento della personalità e dedito al travestitismo è nuovamente a casa. Arduo per Richard Franklin eludere il sospetto di mera operazione commerciale e soprattutto dare plausibile consequenzialità ad uno dei film più celebri e amati della storia del cinema. L'impresa riesce grazie ad una sceneggiatura che gioca sull'ambiguità del protagonista e con le insicurezze che lo contraddistinguono. Norman ancora una volta è vittima di eventi che lo inducono a sopprimere la sua parte più accomodante e gentile divorata da una mente instabile. "Psyco II" viaggia sul filo della doppiezza, concede miseri punti di riferimento pronti ad essere sbugiardati raggiungendo un risultato piacevolissimo e verosimile senza scadere nella lesa maestà. L'azione è sempre condensata tra la cupa magione di famiglia e il famigerato motel, locali ammuffiti e polverosi accolgono nuovi personaggi ben incorporati al vissuto di Norman, in particolar modo colpisce la dolce Mary (Meg Tilly), la cui presenza nella tana del "mostro" sembra confermare la guarigione dell'uomo. Purtroppo strane apparizioni e telefonate misteriose porteranno nuovamente a galla dolorosi ricordi e i cadaveri ricominceranno a spuntare. Franklin omaggia in apertura con la famosa scena dell'assassinio sotto la doccia il maestro Hitchcock, poi è bravo a seguirne lo stile senza scadere in scimmiottamenti fuori luogo, offre eleganti citazioni e concede qualche scena sanguinosa oltre un nudo quasi integrale a conferma che i tempi sono cambiati. La congruenza logica tra i due capitoli è ben congegnata, rafforzata dalla conferma di Anthony Perkins sempre abile nel dare consistenza a comportamenti scissi e da Vera Miles, ancora una volta in un ruolo tutt'altro che irrilevante.