radio america regia di Robert Altman USA 2006
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radio america (2006)

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locandina del film RADIO AMERICA

Titolo Originale: A PRAIRIE HOME COMPANION

RegiaRobert Altman

InterpretiWoody Harrelson, John C. Reilly, Tommy Lee Jones, Virginia Madsen, Meryl Streep, Kevin Kline, Lindsay Lohan, Lily Tomlin

Durata: h 1.40
NazionalitàUSA 2006
Generecommedia
Al cinema nel Giugno 2006

•  Altri film di Robert Altman

Trama del film Radio america

Sullo sfondo dei preparativi per lo show finale di un programma radiofonico, tecnici e artisti intrecciano dure lotte e ardenti passioni mentre un manager autoritario, con estreme difficoltà, cerca di tenere insieme l'intero cast.

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Voti e commenti su Radio america, 40 opinioni inserite

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Wilding  @  03/06/2021 21:12:15
   4½ / 10
Accozzaglia noiosissimo; sonnifero meraviglioso.

Goldust  @  15/11/2019 18:34:10
   5½ / 10
"Radio America" è per la radio quello che è stato il precedente "The Company" per la danza: un dietro le quinte teatrale dove sogni e speranze di persone diverse si intrecciano e si fondono insieme. Più nostalgico e moderatamente interessante del suo ultimo lavoro questa ultima opera di Altman sembra fatta apposta per consegnarci un testamento filmato del suo fare cinema, corale e parlato insieme. E' anche un fuoco di fila di canzoni anacronistiche di un'epoca che non c'è più, un musical quasi rutilante di pezzi country e western lanciati a velocità pazzesca ( solo loro, perchè gli eventi collaterali hanno una cadenza ben più lenta ) e per questo quasi indisponenti, se non si è appassionati. Un passo avanti certamente rispetto al quasi inutile "The Company" ma una chiusa di carriera abbastanza modesta, se si eccettua il trasporto che appare - quello sì - nitido verso il lato sentimentale dell'operazione ( anche Allen ad esempio si è cimentato spesso in pellicole come questa, riuscendo a fare globalmente meglio ).

pernice89  @  31/01/2016 18:12:32
   5 / 10
'nsomma... non è davvero brutto, però è un po' una palla. Io mi stavo addormentando a metà film.

topsecret  @  11/10/2015 17:33:56
   6 / 10
Devo ancora capire se mi hanno più annoiato i dialoghi o le canzoni in questa dramedy musicale di Altman, alla sua ultima prova da regista.
Una storia che non brilla per dinamismo, nonostante il ritmo folk-country evidenziato per tutto il tempo, e dove la coralità degli interpreti non riesce, a mio avviso, a fare da collante tra una canzone e l'altra mostrando poca verve e poca simpatia, limitatamente ad alcuni momenti.
RADIO AMERICA rimane un film guardabile, ma secondo me Altman ha fatto di molto meglio nella sua carriera.

Filman  @  12/08/2015 22:42:14
   6½ / 10
Ultimo lavoro creato con il solito tratto stilistico, A PRAIRIE HOME COMPANION è una chiusura non perfetta, ma comunque un manifesto nostalgico, della mirabile carriera del regista Robert Altman, che esprime ciò che è stato in passato continuando una certa e personale maniera filmica oramai superata, più che progredita, dalla cinematografia americana, lontana da certi standard comici che dettano situazioni e personaggi sceneggiati con coralità e inseriti per far parte di spezzoni molteplici e tassellati, ricchi di umorismo grottesco e sottile, il cui insieme risulta tuttavia poco memorabile in questo caso, perché contenente un senso anacronistico sul quale grava solo in parte un legame solido con quell'anticlassico divenuto oggi uno stile classico, nonché un pezzo di storia del cinema e un punto fermo nel modo di farlo.

kako  @  31/01/2012 12:33:53
   6 / 10
ottimo il cast, molto affiatato, offre una molto buona prova corale. Il film in se mi ha a tratti un po' annoiato, anche se si tratta di una bella ricostruzione di una stazione radio anacronistica e uno scorcio su un'America diversa da quella consumistica e industriale che vediamo sempre.

Clint Eastwood  @  11/04/2010 22:13:13
   8 / 10
L'addio di Altman al cinema e alla vita attraverso quest'ultimo suo film, uno splendido affresco dove il pubblico, gli ascoltatori di Radio America sono il mondo intero, tutto ciò che ci sta intorno e il palco siamo noi. Commovente. Non facile, per me almeno, che sono riuscito a vederlo solo al terzo tentativo ma ne è valsa la pena davvero. Poetico.

Gruppo REDAZIONE K.S.T.D.E.D.  @  22/03/2010 12:18:10
   8 / 10
Avvolgente e malinconico ritratto di una parte della cultura americana delineato attraverso la storia della chiusura, dopo trent'anni, di un programma radiofonico. La regia è perfetta in quel suo vagare per il dietro le quinte e per il set, delineando in maniera leggera ma mai superficiale un numero non certo indifferente di personaggi; personaggi interpretati in maniera impeccabile da attori completamente calati nella parte.

Un ultimo saluto, mai mieloso, di Altman a quel pezzo di America che ha vissuto e raccontato.

fabrix  @  11/03/2010 00:39:36
   10 / 10
per chi cerca un film adrenalinico tutto azione NO impegno, lo sconsiglio.
Per chi cerca un quadro d'autore ok.... ci siamo

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento pompiere  @  18/12/2009 17:32:00
   7½ / 10
“La voce amica della prateria” è un acclamato programma radiofonico condotto da Garrison Keillor e trasmesso da una sala all’interno del Fitzgerald Theater di St. Paul in Minnesota, dove il pubblico assiste in diretta alle performance degli artisti. Pensate che viene seguito ogni settimana da più di 4 milioni di ascoltatori e ha superato, oramai, i 30 anni di vita.

Grazie alla sceneggiatura del suo presentatore, Robert Altman ne ha ricavato un film. La cinepresa del regista si aggira suadente tra i camerini, il palco e la platea spiando le storie (e le strofe) dei cantanti e dei lavoranti di quello che è annunciato come l’ultimo spettacolo.
Una serie di racconti brevi senza tempo, sospesi tra la malinconia e alcune brucianti verità, carichi di passione per la vita e il lavoro. E’ un’occasione per fare un bilancio disincantato dei bei tempi andati o forse c’è ancora posto per un futuro gestito da giovani con i cellulari?

Tra specchi, vestiti di scena e pezzi di allestimenti scenici che si muovono sullo sfondo si assiste a una storia raccontata già tante volte ma ancora affascinante, si strimpella, si prova, si favoleggiano peripezie improbabili ingannando il tempo e forse se’ stessi.
Anche quando arriva il momento di salire di sopra, sulla vera ribalta, la situazione non cambia; è forse questo il vero motivo della grande sintonia raggiunta con il pubblico.

A rovinare l’allegra atmosfera è l’arrivo del tagliatore di teste senza cuore interpretato da Tommy Lee Jones: c’è da lasciare spazio a un nuovo parcheggio e l’arte radiofonica deve cedere il passo.
Forse un angelo vestito di bianco, che si aggira quasi invisibile tra la stazione radio assistendo alle virtù e alle passioni che animano la compagnia, potrebbe far cambiare la situazione e tenere in vita il colorato baraccone.

Sospeso tra vita e morte senza essere ben chiaro su quale delle due rappresenti un inizio o una fine, il film si fa’ carico di una gradevole nostalgia e di un umorismo a volte spiazzante (la pubblicità al nastro isolante, così come agli altri prodotti immaginari, è spassosa, tra fogli da leggere che cadono di mano e mirabili improvvisazioni del rumorista messe su per prendere tempo).

Altman chiude la sua carriera cinematografica con un film che è un abbraccio dal sapore country, folk e gospel: fraterno, benevolo, intimo e affabile. Lasciamoci stringere e ricambiamo con un sorriso.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  07/10/2009 16:04:21
   7 / 10
Altman chiude i battenti con un film crepuscolare dedicato alla morte.
Ispirato,evidentemente,dalla sua lunga realta' di uomo ottantenne alla ricerca di un motivo per vivere ancora e una domanda sul senso della vita e su quello che ci sara' dopo.
Ci porta comunque una visione pessimista della vita dove perfino la protagonista piu' giovane pensa al suicidio senza avere un vero motivo valido!
Su tutta la compagnia alegga la figura di un angelo che porta chiarezza,gioia ma anche dolore e sofferenza!
Come stile mi ha ricordato "Nashville" e anche li alla fine arriva la morte a sconvolgere tutti!
Addio Robert e grazie di tutto!

Invia una mail all'autore del commento albatros70  @  02/02/2009 23:51:10
   4½ / 10
Un'accozzaglia di musica country a tenere in piedi una tama che non regge. Mi dispiace ma stavolta il buon Altman mi ha annoiato e non poco....

dagon  @  21/09/2008 10:53:20
   3 / 10
Leggendo i commenti mi rendo, una volta di più, conto di quanto si decida, spesso a priori, di farsi piacere un film: in questo caso perchè c'è un regista innegabilmente grande e storico e si va dunque già con il cervello destinato a recepire il film come un capolavoro a prescindere. Altman è un regista che ha alternato prove che sono entrate direttamente nella storia del cinema, soprattuto per i tempi in cui le ha realizzate, per la loro carica caustica e scorretta. M.A.S.H., Nashville, fino ad America Oggi. Tra queste ci sono dei veri e propri abomini da Popeye a Gingerbread Man, passando per Pret-a-porter e Il dottor T e le donne. Ora, siccome questo è il film di commiato di un grande (ma discontinuo) regista, vorremmo tutti che fosse un capolavoro. Ma non lo è. Il fatto che sia un film corale "alla Altman" non lo rende affatto un film riuscito. Al contrario, pieno di simboli facili facili. Gli avrei dato 4, ma visto che non sopporto la musica country, tolgo un voto. Ricorderò sempre Bob come un signor Regista, ma non certo per questo film.

minoidepsp  @  21/09/2008 09:40:34
   6 / 10
L'ho visto dopo aver letto commenti entusiati ma mi ha annoiato.
Merita la sufficienza per la ricostruzione della vita in una vecchia stazione radio ormai superata.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  05/06/2008 11:15:48
   8½ / 10
"Radio America" come "Pret-a-porter", è un film, a mio parere, di Robert Altman, sottovalutato da questo sito.
C'è un profondo senso di struggente malinconia che pervade questa pellicola, un testamento programmato che si sente, la fine di una radio che come il regista ha parlato all'America per un'intera generazione. La spiritualità dell'autore è affidata a questa figura angelica, ospite puro ed elegante, per l'ultima e più importante tappa della vita.
Pochi set, per una sceneggiatura in realtà tutt'altro che non avvincente, humor sottile, a volte caustico, sinuosi e leggerissimi movimenti di macchina continui ed irregolari, ma appena percettibili, tolgono del tutto quel senso di staticità altrimenti inevitabile per un film dal taglio tetrale come questo.
Imperdibile per chi piace la musica country, ottimo cast, su tutti Woddy Harrelson, doppiato da una dei miei doppiatori italiani preferiti.

Invia una mail all'autore del commento DonD  @  05/09/2007 00:06:30
   4½ / 10
Molto bella l'atmosfera creata, ma il film è di un noioso allucinante!
Stranamente, nonostante l'atmosfera, non è riuscito a catturarmi per niente...
rimani lì, a guardare la fine di un programma radiofonico di cui non te ne frega nulla e non ti frega nulla dei personaggi.

Per questo motivo l'ho trovato inutile.

rensu  @  30/08/2007 15:37:56
   9 / 10
veramente eccelente, di gran classe molto country e molto riflessivo ..un cast pauroso come la streep kevin kline e lindsay lohan che non pensavo potesse fare del cinema di qualita.complimenti altman. questo se nn sbaglio è stato il mio ultimo film.. peccato. BELLO

Gruppo COLLABORATORI Gabriela  @  04/06/2007 12:09:30
   5½ / 10
Sembra quasi un esercizio di anticipazione funebre di Altman, l’ultimo giorno di trasmissione del programma radiofonico americano che va in onda da tantissimi anni e si svolge in diretta da un teatro con un pubblico devoto e affezionato.
La formula del programma con le pubblicità, delle volte ridicole e molte altre divertenti, sono sicuramente geniali, che con un po’ di buona volontà possono far ridere anche lo spettatore; anche se la trama e i diversi personaggi che si intrecciano danno vita a racconti che vanno tra il ridicolo e l’insipido.
La rappresentazione dell’intreccio, e quella quasi immobile, nella rappresentazione dell’immaginario, causano la carenza di un vero progresso emotivo. Sull’onda dell’innocenza perduta, Altman vuole mostrare un popolo amabile, generoso e forte al tempo stesso incosciente e ingenuo dove tutti pensano che ignorando le cattive notizie queste sicuramente passeranno.

Gruppo COLLABORATORI Victor  @  29/04/2007 19:46:43
   7 / 10
Vedendo questo film in seguito alla scomparsa del grande regista, non si può non fare un parallelismo tra la fine del programma radiofonico e la fine di un cinema che nasce con lui e muore con lui, ma come per il programma, è una fine fittizia, perchè continuerà a dare emozioni e a portarci ancora a crude riflessioni.
In realtà la trama del film in sè è piuttosto gracile, e si regge sugli attori tutti eccezionali, ad incominciare da una Streep piacevolmente stralunata, passando per una Virginia Madsen angelica, una Tomlin risoluta ed un Harrelson folle. Delude un po' Kline che eccede in eccentriche trovate.

Beefheart  @  23/04/2007 12:12:53
   7 / 10
Classico cinema Altmaniano. Grande cast, moltitudine di personaggi, dialoghi che si sovrappongono un po caoticamente, canzoni country, atmosfera amaramente mite ed immancabili, rarefatti spunti drammatici. Il contesto, guarda caso, è uno show musicale live mandato in onda, dall'interno di un teatro, da una vecchia e moribonda emittente, durante il quale, nel tipico andirivieni di individui bizzarri e provati dalla vita che contraddistinguono i film del regista, artisti, manager ed affini si dimenano nel tentativo di salvare la stazione radio dal suo triste destino. Tra questi, la formidabile coppia formata dai folk singer Lefty e Dusty (Woody Harrelson e John C. Reilly) che si occupa efficacemente di conferire ironia al film. Doveroso un accenno alla malinconica figura dell'angelo della morte che, da posizione defilata, accompagna lo svolgimento dei fatti, con una partecipazione attiva limitata unicamente al proprio doveroso e solenne, quanto mirato e preciso, contributo. Nel complesso è inevitabile un paragone con il leggendario predecessore "Nashville" e forse , in tal senso, dal 1975 ad oggi un briciolo di smalto si è perso per strada, ma non di più; il risultato rimane comunque fedele alla poetica narrativa e meditativa dell'inimitabile stile cinematografico del grande Robert Altman che, anche in questo caso, non fallisce

Jumpy  @  11/02/2007 20:07:31
   8½ / 10
Mi è piaciuto molto... ma mi piace molto anche il country ;)
Bravissimi Meryl Streep e Tommy Lee Jones, ma mi rendo conto che chi non è appassionato di musica potrebbe trovarlo un noioso.
Mi ha colpito partcolarmente il tocco surreale:

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wight  @  01/01/2007 22:39:08
   9 / 10
E' proprio un piccolo capolavoro. Malinconia struggente e comicità si fondono in un mix originale.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  25/12/2006 19:51:50
   9 / 10
L'ultimo Altman è un film surreale e malinconico sull'America morente e sulla morte.
Tanti personaggi, 2 set, una tavola calda, 2 minuti all'inizio e due alla fine , e tutto il resto del film ambientato all'interno del teatro, con Altman che insegue con la macchina da presa i suoi malinconici personaggi e lo fa con triste ironia.

Indubbiamente un piccolo capolavoro. L'ultimo di un grande.

1 risposta al commento
Ultima risposta 14/05/2007 23.18.25
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sweetyy  @  23/10/2006 18:54:46
   1 / 10
un film noiosissimo,tutto lo svolgimento si basa sulle canzoni..
Lo sconsiglio!

14 risposte al commento
Ultima risposta 24/11/2006 14.30.19
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piernelweb  @  30/09/2006 16:41:49
   7½ / 10
Altman a distanza di 30 anni torna alla sua Nashville, nell'America rurale del midwest rendendo omaggio alla gloriosa radio che fu, dimenticata e fuori dal tempo ma emblema di passioni genuine e viscerali. Il film è tutto in tempo reale, un pittoresco countdown durante l'ultimo spettacolo della compagnia visto da dietro le quinte con i numerosissimi personaggi che si dilettano tra racconti, ricordi, improvvisate gag e ridondanti classici country a far del loro mondo incatato la loro professione. E' un mondo di provincia semplice ed ingenuo quello che ci racconta il regista dove la gente è convinta che "se le ignori, le cattive notizie prima o poi se ne vanno". Ad 81 anni Altman è più che mai malinconico e leggero allo stesso tempo, lucido nel dipingere il tramonto di un certo modo di far lo show. Ottimo tutto il cast ma menzione per Streep e Kline.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  29/09/2006 10:17:47
   3 / 10
Che film noioso,non riesco a capire come molti critici abbiano potuto incensare un film cosi’ mediocre…forse potra’ piacere agli amanti della musica e delle canzoni di “una volta” fatto sta che “Radio America” di Altman,come il precedente “The Company”,è davvero tedioso ai limiti della sopportazione,tant’è che per la prima volta nella mia vita ho rischiato di addormentarmi al cinema…
Mi dispiace commentare un film di Altman in maniera negativa,visto e considerato che lo considero un regista di ottimo livello,ma con i suoi due ultimi lavori sembra aver perso la bussola.
Il regista è sempre convincente sulla conduzione degli attori,dona ad ognuno il proprio spessore, la propria credibilita’ e questi rispondono alla grande,recitando e cantando con grande naturalezza…il problema è da ricercarsi nella sceneggiatura monotona:si canta,si discute su argomenti piu’ o meno seri e cosi’ via per 100 interminabili minuti,non si capisce quale sia lo scopo del regista,forse si tratta di un semplice tributo ad uno dei piu’ noti programmi radiofonici americani,a questo punto pero’ mi vien da dire “echissenefrega!”.
Altre metafore mi paiono eccessivamente azzardate,forse ci sono, ma a mio avviso sono espresse in maniera banalissima, per questo motivo mi rifiuto di credere che uno come Altman abbia voluto lanciare un messaggio di qualsiasi genere attraverso un film che a me è parso un semplice documentario..."Radio America" è solo questo,un semplice documentario che per quanto mi riguarda è privo di motivi d'interesse.
Validissimo come sonnifero, ma pessimo film.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  31/07/2006 19:04:15
   6 / 10
Si nota benissimo che il film ha per regista una persona di 80 anni che proviene dagli Stati Uniti. Tutto il film è pervaso da quest’atmosfera della prossima fine, di questo sguardo rivolto al passato. Eppure si fa come se nulla fosse, come se fosse il primo giorno, con la solita routine, la solita indifferenza a chi viene, chi va. Troppo poco per un film e troppo poco sviluppato. Secondo me non si riesce a sfondare il limite della vicenda particolare per parlare di qualcosa di universale, che può coinvolgere tutti. Il film resta limitato all’omaggio del tempo che fu nel Midwest USA di alcuni anni fa. I personaggi sono solo persone vissute in un dato periodo e in dato luogo, non arrivano a rappresentare tutti e in ogni tempo. I conflitti, le varie opinioni e atteggiamenti sono molto sfumati; si è preferito dare più spazio alla musica e al folklore che allo scavo psicologico. Anche l’unico personaggio che rappresenta il futuro, le attuali generazioni è appena abbozzato, molto di maniera e un po’ confuso. Il marchio della cultura USA è poi l’apparizione concreta nella storia dell’aldilà cristiano nelle sue forme canoniche, qualcosa che fa un po’ ridere noi Europei per lo più scettici, ma che è fondamentale per un Americano. La vicenda di Asfodelo non manca di ironia, ma è la parte meno riuscita del film. E’ un tentativo maldestro di dare universalità alla vicenda, di inquadrare la storia di poche semplici persone in disegni eterni; ma ahimé usando mezzi un po’ banali: infatti mi sarei aspettato che prima o poi fosse uscito pure il diavolo, visto che stranamente manca nella storia (o è il Texano?).

frangipani79  @  31/07/2006 12:50:06
   5½ / 10
Che sia un film di Robert Altman non c'è alcun dubbio: corale e musicale proprio come Nashville e Gosford Park. Il cast è interessante, ma secondo me non riesce a consegnarci molto di quanto vorrebbe esprimere. Vago nei tempi e nei luoghi (si capisce solo più avanti che siamo in epoca recente), uno spettatore europeo non può capire la portata di un programma radiofonico tanto amato senza sentire neanche una volta "l'altra parte", cioè il pubblico.
Radio America l'avevo idealizzato come un viaggio tra la gente semplice delle praterie, affezionata a quel programma, sulla scia delle canzoni trasmesse, e una trama ricamata sul fatto di essere l'ultima puntata. Invece è una cronaca noiosa dell'intero spettacolo (almeno le musiche sono belle !), tutto interno alla compagnia. Niente pubblico, niente praterie, niente sole, niente piani per salvare lo spettacolo. Tante chiacchiere sconclusionate, simpaticissimi Kline e la segretaria di scena, odiosi la Lohan e Lee Jones, divertenti come un pugno nello stomaco, si difendono Harrelson, Streep, la sorella e Reilly.
Da vedere, purché sia gratis.

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Tino Tinone  @  20/07/2006 01:16:36
   8 / 10
Ennesimo bellissimo film di Altman. Forse non un capolavoro, ma grandissimo. Lo consiglio.

margò  @  19/07/2006 19:32:31
   8 / 10
Tutte le interpretazioni sono meravigliose e atipiche per gli attori, quindi da vedere (Kline in particolare, ma è uno specialista di questi ruoli). margò

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  17/07/2006 22:42:37
   5 / 10
Non avrei mai creduto che l'ultimo Atman potesse ottenere un esito tanto plebiscitario (in positivo) da parte della critica.
Forse non è lui che sta invecchiando, ma chi scrive.
Non saprei, potrei individuarne le ragioni, ma forse ho bisogno di un cinema diverso, in grado di guardare al presente con la giusta amarezza ma senza indulgenze passatiste (in questo senso andrebbe rivalutata la produzione discontinua ma coerente dell'ultimo Wenders).
Il punto è che - accidenti - Bobby è la ragione per cui amo andare al cinema.
M'illumino' nella via di Damasco con un film freak, grottesco e irriverente come "anche gli uccelli uccidono", trasfiguro' Marlowe (uno dei miti americani) nel suo splendido "long goodbye", racconto' le convenzionalità di un paese ancorato al rito di se stesso in "Nashwille", citò Bergman per "images" e "tre donne", diede al western un tocco di profano lirismo ("compari"). Ho cercato sempre di non perdere un suo film. Tra i recenti exploit, il Carveriano ed efficacissimo "short cuts", e l'irriverente "Gosford park". L'ho seguìto ovunque, anche a dispetto di una filmografia tanto stakanovista quanto discontinua, ne ho letto i libri, insomma era (ed é ancora) un amico da sempre.
Il punto è che Altman andava controcorrente dimostrando di rispettare la tradizione. Certo, il suo cinema si riconosce ancora, questione di stile e forse non molto di piu'.
Davvero è lecito gridare al capolavoro per "radio America"? I critici hanno voluto vedere quello che non ho visto io, e poi nostalgia, la nostalgia. Un mondo si chiude per sempre e siamo costretti a parteggiare per questi tediosi e terrificanti country-singers (l'unico momento plausibile musicalmente parlando è la presenza da guest-stars di un duo canoro molto in voga nel genere).
Lo dico chiaramente: sono uomo di parte, detesto profondamente il country e l'ascolto prolungato della suddetta musica provoca in me effetti collaterali (nausea, vertigini) piu' o meno simili all'opera omnia del nostro Albano.
E' anche vero che c'è una bella differenza tra Billy Ray Circus e Johnny Cash, tra Nicolette Larson e Kris Kristofferson.
E' emozionante che si ricordi di Johnny Cash, uno che ha abilmente decontestualizzato la tradizione. E' un segno delle cose, i due cowboys che irrompono con una canzoncina maschilista ed esarcibata fanno pensare, come Cash, che esiste una linea sottile tra lo spirito (la fede insita nei testi della musica country) e l'irriverenza dello stato naturale dell'uomo.
Se il film sembrerà impaludarsi in un retrivo rigore conservatore e tradizionalista (roba da rivalutare Jimmy Swaggard e compagnia) per molti tutto cio' è un vanto.
E si riconosce un'opera che ha ben pochi punti di contatto con Nashwille, checchè ne dicano in giro, ma ricorda il manifesto coreografico di "the company" e il corale, lievissimo, emozionante "jimmy Dean, Jimmy Dean".
Una volta chiuso un sipario, si aprono accidentalmente nuove prospettive. Per essere un pretestuoso spaccato d'America di provincia, lascia a desiderare: non è accettabile che la critica abbracci questo finto realismo, che riesca a trovare intrigante questo cerchio che si chiude, monoliticamente, nel segno di una comunità chiusa in se stessa e aperta solo ad esporre ludicamente i loro piccoli marketing

Tra famigliole tutta casa-e-chiesa, e mandriani scoreggioni meno "sospetti" degli spiriti inquieti di "brokeback mountain", nel film veleggia (ed è probabilmente il pregio maggiore del film) un'anelito di morte costante.
E' rappresentato dall'Angelo della Morte, che riveste i panni di una conturbante ragazza.

E' l'eco di un'autore che non ha mai smesso di credere che al rito della festa corrisponda, oltre al senso di perdita, l'ineffabile realtà della separazione. Non citiamo "you don't worry me" dal capolavoro Nashville, ma lo spettacolo ha sempre avuto un rapporto molto particolare con le tenebre, cfr. dall'Aida della maledizione, allo sconvolgente concerto di Altamont con gli Stones.
Se la lesbica Tomlin mostra sempre piu' una preoccupante somiglianza con la nostra Ornella Vanoni, e la Streep è così soave da rilasciare un senso di irritazione per la sua indiscussa professionalità, il film ha in se' tutte le qualità per colpire.

Lo capisco: quel mondo aveva, accidenti, la forza di credere nella vita, a differenza di chi preferirebbe non sentirli cantare...
è un mondo arcaico, che rifiuta il parassitismo sociale, anche se ne è intriso quanto basta (la pubblicità tra uno stacco e l'altro).

"Se nessuno invecchia o muore si fa avanti"

Curioso, questo amnetico fatalismo. E se nulla davvero fosse cambiato? Se dovessimo svegliarci colpiti dall'ingerenza di questa ennesima, spietata e falsa modernità?

"restare ai margini della folla, questo è il mio motto" (cfr. dal film)

E' l'isola felice, l'approdo rassicurante, il fantasma (reale) di un'impossibile alleanza con il passato.

Come credo di aver visto, comprendo tutte le ragioni per cui questo film ha avuto un clamoroso successo di critica: ma da vecchio fan so anche che per le stesse ragioni che inducono molti all'entusiasmo mi rfiutero' di appoggiarlo.
Non mi basta respirare genuinamente questo microcosmo (musicalmente, ripeto, indigesto) per trovare sollievo a un mondo (non solo America) che non trova piu' il suo squisito provincialismo

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3 risposte al commento
Ultima risposta 19/07/2006 12.20.46
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Brohymn  @  27/06/2006 00:57:36
   9 / 10
Stupendo!
Non avevo ancora visto nulla di Altman, ma adesso mi sa che mi farò tutta la sua filmografia...

La cosa veramente geniale di questo film, a metà fra racconto e fiaba, è che ogni personaggio è caratterizzato da una propria atmosfera particolare (atmosfera noir per l'addetto alla sicurezza, comica per i cowboys, etc..).

Lo consiglio vivamente!

1 risposta al commento
Ultima risposta 31/07/2006 13.45.40
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  @  20/06/2006 13:20:39
   8 / 10
Film dallo stile geniale. Andamento classico all'americana anni '50.
Altman si diverte a non dire niente. C'è già tutto raccontando qualcosa in modo eccelso.

Gruppo COLLABORATORI matteoscarface  @  16/06/2006 23:31:35
   9 / 10
Altman, uno dei miei registi preferiti e, a mio parere, uno dei più grandi cineasti viventi, ci regala un film intelligente e piacevolissimo, cioè un film d'altri tempi verrebbe da dire. Perchè in tempi in cui un film è chiamato "prodotto" e gestito da gente che non è mai stata al cinema Altman rimane l'unico che non si piega davanti a nulla, tanto meno a leggi o mode di mercato, come hanno fatto invece altri grandi registi del calibro di Martin Scorsese. Amo Altman perchè amo la cultura americana e nei suoi film ritrovo l'america che mi piace, quella intelligente, non quella di bush.
Il cast non ha neanche bisogno di presentazione, dalla coppia reilly-harrelson sapevo che avrei trovato il massimo, e lo stesso vale naturalmente per le strepitose lily tomlin e merily streep. Sorpresa invece per la bella lindsay lohan, di cui non avevo mai visto nulla. Un applauso infine a kevin kline, che da Un pesce di nome Wanda riesce a farmi ridere semplicemente con lo sguardo.
Bellissimo poi l’intermezzo improvvisato sulla pubblicità del nastro adesivo.
Un grande film insomma, che a differenza di Nashville guarda ad una musica e ancor di più ad una cultura con molta nostalgia, che il maestro Altman tratta come sempre con stile e senza retorica. La vicenda della trasmissione radiofonica è comunque vera e il film è dedicato ad un programma americano, seguito da milioni di ascoltatori, che ha chiuso i battenti l’anno scorso dopo 30 anni di attività.

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Ultima risposta 17/06/2006 18.27.17
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flybutter  @  14/06/2006 15:17:10
   8 / 10
Grande Altman...film poetico e bellissimo nel rappresentare un mondo che non c'è più...si ride, si piange, si ammirano talenti assoluti. In Italia non verrà apprezzato come merita ma si sa che la metà del pubblico italiano (se si fa eccezione per grease e poche altre) non apprezza i films musicali. Unica nota stonata, in mezzo a un lavoro di così elevato valore, l'angelo della morte, quasi ad esorcizzare la paura del momento estremo.
Se apprezzate i film dove si canta e se non ritenete che la trama sia l'unico motivo per vedere un film, andate a vederlo...

Invia una mail all'autore del commento Axel  @  12/06/2006 13:18:42
   5 / 10
1a premessa: quando si va vedere un film bisogna informarsi sul genere.
I musical mi sono sempre un po' indigesti (avete presente i fagioli con le cotiche?)
....la musica country.... d'accordo si rivaluta tutto in nome dei tempi passati, ma a me personalmente fa schifo.

2a premessa: Altman è sempre lui, lampi di genio nei suoi film ci sono sempre, se è stato accettabile per me che non amo il genere, chi ama (storicamente, musicalmente, o per qualunque altro motivo) la country troverà grandioso!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Zazzauser  @  10/06/2006 00:31:00
   8½ / 10
Godibile? Io l'ho trovato il miglior film visto al cinema da almeno un anno a questa parte. Semplicemente meraviglioso, brillante, sbroccato, musiche country bellissime, c'è da dire che Altman ci sa fare con la musica! Cast ottimo e recitazione ottima soprattutto da parte di Harrelson e di Kline (troppo comico) regia e fotografia favolose... si svolge per la maggior parte al chiuso, ma non annoia mai e nulla è dato al caso. Si dà molta importanza ai dialoghi ed ai personaggi, ma in un certo qual modo "Radio America" vuole essere, oltre che una rappresentazione di quella parte d'America ancora rurale, formata da gente pettegola, legata alla propria famiglia, "all'antica" e se vogliamo anche pasticciona e volgare, un'interpretazione della morte come mai ne ho viste: tutto continua, tutto ha il proprio destino, nessun umano può interferire con la vita. Il destino della radio era quello di scomparire e non c'è stato bisogno del tagliatore di teste affinchè questo avvenisse. "E' questo il bello della radio, che tutto continua come se non fosse successo niente" asserisce il presentatore alla morte di Chuck.

Veramente bello, da vedere a discapito della media penosa che presenta in questo sito, che mi aveva scoraggiato talmente tanto che avevo quasi rinunciato ad andare a vederlo per non incappare in una delusione enorme... menomale che ho cambiato idea! Metto 8 e mezzo perchè questo è il voto che penso, ma metterei 9 solo per alzare la media... in realtà il mio voto ideale è 8/9.

Gruppo COLLABORATORI martina74  @  06/06/2006 17:13:02
   6½ / 10
"Radio America" si compone di elementi senz'altro positivi, come una regia accurata, un'ambientazione mai banale pur trattandosi per la quasi totalità dell'azione di un teatro, di un cast di tutto rispetto (Woody Harrelson il mio preferito) e di una storia che, nel classico meccanismo di Altman, regge bene per gran parte della durata.
Ma, come scrive chi mi precede, è anche un film piuttosto noioso con parti della narrazione tirati troppo per le lunghe.
Nel complesso è positivo, ma personalmente sono arrivata al finale un po' stanchina.

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Ultima risposta 10/07/2006 15.22.16
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Vegetable man  @  04/06/2006 19:58:56
   6½ / 10
Film ricercato, dalla regia lenta ma curata, attenta sopratutto ai personaggi ed ai dialoghi. Se cercate l'azione, non la troverete. In compenso offre un'interessante visione di un pezzo d'america che sta scomparendo, ancora legato all'ambiente rurale ed alla tradizione. Finale un po' sconclusionato che non lascia del tutto soddisfatto lo spettatore. Io l'ho trovato godibile, ma avverto che è davvero molto statico: se vi annoiate facilmente, e sopratutto se odiate la musica country, non andatelo a vedere!

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Ultima risposta 04/06/2006 20.32.36
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ceci  @  03/06/2006 21:27:00
   2½ / 10
gli metto 2 e mezzo perchè ad un film in genere non si da di meno, quando sono entrata nella sala del cinema mi è venuta subiato qualche perplessità, io e i miei amici ervamo gli unici giovani, il più giovane di tutti gli altri 200 spettatori aveva 70 anni.. comunque,,,fino a ieri credevo che il film più brutto che avessi visto fosse Kung Fiusion, ora mi ricredo! Radio America è stato sconvolgente! Non so se sono io che sono cretina vista l'ottima critica, ma è veramente osceno! pallosissimo! come si fa a giare un film su tipi che parlano in un camerino e poi salgono sul palco a cantare il loro pezzo di musica country, e avanti così per 1 ora? unica variante la donna che rappresenta la morte che vaga insidiando un vecchietto? il film più noioso e assurdamente brutto che abbia mai visto, anche se non posso proprio dare un giudizio completo perchè sono uscita dal cinema dopo il primo tempo, non ce la facevo più, mi sembrava una presa in giro! Aspetto di vedere cosa ne dicono gli altri, perchè io ci sono rimasta malissimo! 1 ora di guadagni del lavoro buttati..mamma mia non so che dire..

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Ultima risposta 03/07/2006 21.17.47
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