sentieri selvaggi regia di John Ford USA 1956
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sentieri selvaggi (1956)

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locandina del film SENTIERI SELVAGGI

Titolo Originale: THE SEARCHERS

RegiaJohn Ford

InterpretiJohn Wayne, Jeffrey Hunter, Vera Miles, Natalie Wood, Ward Bond, John Qualen, Olive Carey, Henry Brandon, Ken Curtis, Harry Carey, Jr., Antonio Moreno, Hank Worden, Beulah Archuletta, Walter Coy, Dorothy Jordan, Pippa Scott, Patrick Wayne, Lana Wood, Mae Marsh, Ruth Clifford

Durata: h 1.59
NazionalitàUSA 1956
Generewestern
Tratto dal libro "Sentieri selvaggi" di Alan Le May
Al cinema nel Settembre 1956

•  Altri film di John Ford

Trama del film Sentieri selvaggi

Finita la guerra di Secessione, Ethan torna a casa. Ritrova il fratello, la cognata, le loro due figlie Debbie e Lucy e il figlio adottivo Martin, di origine indiana. Un giorno arriva alla fattoria il reverendo Clayton con un gruppo di coloni e convince Ethan e Martin a unirsi a loro per dare la caccia agli indiani che razziano il bestiame. Ma mentre gli uomini sono via, i Comanches attaccano la fattoria, massacrano i genitori e rapiscono le due ragazze. Lucy è ritrovata morta; Ethan si mette alla ricerca di Debbie, insieme con Martin.

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Voto Visitatori:   8,67 / 10 (54 voti)8,67Grafico
Voto Recensore:   10,00 / 10  10,00
Miglior attore debuttante (Patrick Wayne)
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior attore debuttante (Patrick Wayne)
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Voti e commenti su Sentieri selvaggi, 54 opinioni inserite

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AgentSmith  @  02/07/2021 15:17:44
   10 / 10
Un film assolutamente magnifico!
Non è semplicemente "un classico" del genere, ma è "IL Classico".

Oskarsson88  @  01/03/2020 22:33:21
   6½ / 10
Sarà che ero parecchio stanco, ma non mi ha colpito molto. Belli i colori e l'ambientazione, ma la storia mi ha annoiato.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  16/04/2019 18:58:03
   8½ / 10
Un grande classico del western, unanimemente considerato tra i migliori del genere e della coppia John Ford/John Wayne.
Il monumentale personaggio con le fattezze di John Wayne e la regia di Ford rendono "Sentieri Selvaggi" una pellicola di straordinaria epicità, anche visiva grazie alle spettacolari riprese sulla Monument Valley. Nonostante la pellicola sia tanto "maschia" da arrivare ai limiti del falso (come un po' tutti i film del genere ed epoca) quella che si respira è in realtà un'atmosfera selvaggia e "avventurosa", romantica, quasi sognante e in cui viene naturale immergersi. Sarà poi John Wayne a fare il resto, con un personaggio che appare eroico nonostante le sue odiose peculiarità.
Guardandolo è facile rendersi conto del perchè questo film sia considerato una pietra miliare del cinema.

Dom Cobb  @  03/11/2018 23:53:48
   5 / 10
Una famiglia di coloni viene attaccata dai Comanches che uccidono i genitori e rapiscono le due figlie; a mettersi sulle loro tracce è il fratello del padre, Ethan, e Martin, il meticcio figlio adottivo...
Già mi pare di aver accennato alla mancanza di qualsiasi attrattiva da parte mia nei confronti del classico western americano, e nonostante John Ford sia ritenuto il maestro indiscusso del genere, nemmeno la sua mano sicura è sufficiente a farmi cambiare idea al riguardo quando guardo uno dei suoi film, sebbene sia disposto ad ammettere che il suo livello di competenza tecnica e la sua abilità nel creare atmosfere suggestive tramite le immagini vada ben oltre a quelle di altri mestieranti che operano nello stesso campo. Il motivo per cui mi scomodo a parlare di questo film in particolare è perché esso si distingue dalla massa per la reputazione che si porta dietro e che, francamente, davvero non riesco a capire.
Vorrei comunque chiarire una cosa, che questo "Sentieri selvaggi", così come praticamente tutti i film che sto recensendo negli ultimi tempi, l'ho visto ora per la prima volta e che le osservazioni qui di seguito derivano dalla mia prima impressione. E la mia impressione è quella di trovarmi di fronte a una storia che è chiaro fin dall'inizio dove vuole andare a parare, ma che non possiede la sofisticatezza o la profondità che più volte crede di avere.
Prima di mettermi a inveire, però, diamo a Cesare quel che è di Cesare: tutto si può dire del film tranne che è fatto male e di tutti i western visti finora, qui le viste spettacolari dei paesaggi desertici e della Monument Valley si spingono ancora più oltre del solito, con un Technicolor mozzafiato a dargli un valore aggiunto. E la colonna sonora di Max Steiner fa da adeguato supporto alle immagini, creando un'atmosfera davvero suggestiva.


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Sulla recitazione, posso solo dire che John Wayne è John Wayne, e se vi piace Wayne, per voi sarà abbastanza, visto che la sua presenza scenica è tale da eclissare qualsiasi personaggio interpreti e da ridurlo a una proiezione di sé stesso in ogni film che fa. Gli altri si limitano a spalleggiarlo come possono, ma senza mai riuscire a rubargli la scena (ci mancherebbe).
E qui purtroppo mi devo fermare, perché in quanto a lati positivi, non riesco a trovarne altri: il problema principale infatti è che il film si appoggia su una trama bene o male inesistente, che si occupa solo di mettere in moto la caccia lasciando al film il compito di concentrarsi su di essa fino alla fine. E' ovvio che tutto ciò dovrebbe essere un pretesto per sviluppare i personaggi e mettere in scena i conflitti fra di loro che avranno inevitabilmente luogo; e ad essere onesti, i fondamenti per trarne fuori qualcosa di buono ci starebbero tutte, visto il modo in cui ci si ritrova ad affrontare temi un po' nuovi per il genere all'epoca.


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Il problema è che il film non trova mai il tempo, né la voglia per andare fino in fondo, l'atteggiamento razzista viene lasciato perennemente sullo sfondo senza che abbia mai un vero impatto sulla trama o sui rapporti fra i singoli personaggi, che di conseguenza annegano entrambi nel mare della noia e della convenzionalità. Fin dall'inizio della caccia si ha già la sensazione di sapere benissimo che, in un modo o in un altro, tutto andrà bene, che non ci si addentrerà in zone veramente grigie o oscure, visto che John Wayne è John Wayne, e John Wayne non farebbe mai questo genere di cose. Inutile dire che tutto ciò si rivela prevedibilmente vero e che dunque le sorprese ammontano a zero.


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Mi dispiace stroncare in questo modo un film che, a quanto ho sentito, ancora oggi serve da influenza per molti; ma capita di non poter vedere la grandezza in un progetto, a prescindere dal fatto che ci sia davvero oppure no. Forse mi manca solo la sensibilità o la passione per Wayne necessari a comprenderla, ma comunque questo non cambia nulla. "Sentieri selvaggi", dopo tutto il tran tran, si rivela solo un western come tanti, ben girato e con immagini più vivide e spettacolari del solito, ma incapace di sviluppare anche solo in minima parte il suo potenziale.

Dottor Fener  @  16/06/2017 23:20:56
   9 / 10
Se da una parte si assiste al più tradizionale dei western con i rapporti tesi e scontrosi con i nativi americani, dall'altra John Ford riversa probabilmente gran parte della sua poetica e idea di cinema.
La ricerca di un ideale con cui andare avanti per proiettarsi nel futuro e dimenticare le storture del presente necessitava di una sorta di guida, un messia a tutti gli effetti capace di portare l'ordine a la pace in una terra devastata dal dolore.
SENTIERI SELVAGGI racconta proprio di questo, un disperato bisogno di voltare pagina, la continua e costante ricerca di ciò che ci tiene uniti alle nostre origini e il senso del dovere di fronte alla giustizia, divina o terrena che sia.
John Wayne, attore-feticcio di Ford nel personificare forse il personaggio più complesso e sfaccettato dalla sua carriera ha giocato di carisma e astuzia risultando assolutamente indimenticabile.
La storia si apre assieme ad una porta e si chiude con essa in un epilogo che ha il sapore dell'epico.

Thorondir  @  30/03/2016 19:20:18
   9 / 10
Sentieri selvaggi è un western epico come se ne sono visti sempre di meno in seguito. Lo stesso Ford ha cantato la fine del western nello splendido "L'uomo che uccise Liberty Valance". Una cosa va detta: Ford si prende delle licenze notevoli, dai luoghi che non corrispondono geograficamente, ad una storia che avanza nel corso degli anni con discutibili scelte temporali, ma accantonato ciò rimane un film magniloquente da far paura, con scenografia e fotografia da annali del cinema. E Ford, da vero maestro, sa bene che il paesaggio è personaggio e infatti in ogni inquadratura lascia spesso il campo totale, immergendo i protagonisti in una natura strabiliante. Pochi sono i primi piani, utilizzati soprattutto per gli interni.

Nonostante una drammaticità di fondo percepibile fin dalle prime battute (ed enfatizzata dalla soundtrack), il cinema di Ford è anche ironico e questo non fa eccezione (basta vedere il personaggio dello sceriffo/reverendo). E' stato poi accusato di "razzismo" nei confronti degli indiani, ma è il solo personaggio di Ethan ad esserlo, il resto ha una visione diversa e lo stesso Ethan, sia nella "scena del testamento", sia nel finale stesso, ci dimostra come in realtà il suo sia un personaggio molto più ambiguo di quanto possa sembrare. E infatti alla fine rimane solo, fuori da quella porta...in uno dei finali più poetici e straordinari della storia del cinema.

JOKER1926  @  16/03/2016 01:44:31
   7 / 10
Nella giostra cinematografica, fra le innumerevoli produzioni, alle volte emergono personaggi incontrastabili che dettano coordinate profetiche. Fra i cineasti antesignani compare, sicuramente, il nome di John Ford.

Un grande come Orson Welles lo definì "il migliore di tutti".

Un titolo che crea un magnifico e rappresentativo connubio con la regia di Ford è "Sentieri selvaggi" del 1956.
"Sentieri selvaggi" è il prototipo di un tipo di Cinema, parliamo del Western, genere in voga nei decenni passati, riproposto in tutte le salse, dall'America all'Europa.
Il Western resta un genere affascinante, varie regie hanno omaggiato le sfumature di tale epica, fra violenze ed atti spietati, ossia la cronica lotta fra coloni e indiani; ma tale genere, a nostro giudizio, rimane cristallizzato in un passato che arranca ad esser contemporaneo. Tarantino lo riprende ancora, in un tempo passato (ma non lontanissimo) Clint Eastwood militava nelle generalità del Western con risultati buoni.
Il cerchio degli omaggi e delle produzioni, vedere anche il grande Sergio Leone, ritorna speditamente ed inesorabilmente alle stesse origini. Origini tracciate da Ford, capostipite di questa trattazione, dunque "Sentieri selvaggi" funge da splendido esempio per la fotografia concettuale.

Prodotto nel mezzo degli anni 50, la fatica cinematografica di Ford, vive in un alone d'altri tempi, non poteva essere altrimenti. "Sentieri selvaggi" è anzitutto un' illustrazione circa un mondo di eroi (antieroi) segnati da una croce, vivere o morire.
La scena, quella di Ford, si presenta barocca e fiabesca, come un trasversale locus amoenus ove la natura dorme beata e l'uomo lotta per preservarla, nell'intenzione (sbagliata) di possederla o (addirittura) di conquistarla. A render artistico lo scenario una fotografia dolciastra.
Sale , fin da subito, in cattedra l'icona di John Wayne nella parte di un anacronistico conquistatore, l'icona rammenta, almeno a giudizio personale, quella del Massimo Meridio di Scott.
Inizia una giostra di vicende belliche ed avventuriere ove le vittime, spesso e volentieri, non sono i forti ma la massa inerme, donne e bambini.

"Sentieri selvaggi" diviene immortale già dall'inizio, ogni sequenza è un esperimento (riuscito) d'arte, Luchino Visconti e Kubrick proseguiranno lo stile negli anni successivi.
Difficile e cinico sarebbe ,da parte nostra, cercare il fatidico pelo nell'uovo in una produzione storica e pionieristica, il tutto gira a perfezione. Le sequenze si avvalgono di una forza non indifferente nonostante la loro lentezza espositiva, insomma "Sentieri selvaggi" sembra assomigliare ad un quadro lento, ma in movimento.

Traspare nell'apparato filmico il solito gioco delle parti ove non esiste il buono e il male assoluto. Tutti, in fondo, sono vittime e carnefici.
Per chi ama il Cinema del passato, fra malinconia e nostalgia, "Sentieri selvaggi" merita una bellissima visione.

guidox  @  07/11/2015 10:59:53
   6 / 10
deluso da questo film, secondo me invecchiato male e ormai privo di fascino, eccezion fatta per gli scenari, che però da soli ovviamente non riescono a destare l'interesse, che scema vorticosamente col passare dei minuti.
a mio avviso super sopravvalutato, almeno nell'ottica di uno spettatore del 2015; lo voto sufficiente solo perchè è chiaro che questa è una pellicola di sessanta anni fa.

gemellino86  @  13/06/2015 16:35:11
   10 / 10
Uno dei capolavori western di Ford. Wayne e Hunter offrono interpretazioni notevoli e alcune scene sono da antologia. Imperdibile.

daniele64  @  26/05/2015 10:24:25
   9 / 10
Non c'è niente da fare : ho un debole per la romantica epicità , magari anche fasulla , dei western di Ford e questo è senz'altro uno dei migliori . Gran bel cast di veterani fordiani , fantastiche la fotografia e la scenografia naturale , anche se la Monument Valley è ben ben lontana dal Texas ... Innovative soluzioni registiche come la porta iniziale e finale o come il rapimento di Debbie davanti alla lapide che spiega il motivo dell'odio di Wayne verso i Pellerossa , rendono questo film un capolavoro anche figurativo . Da non sottovalutare anche la colonna sonora di Steiner , arricchita delle tradizionali melodie dell'epoca . Accusare questa pellicola di razzismo , secondo me , non ha senso . E' vero che l'ambiguo personaggio del bravissimo Wayne detesta in maniera assoluta gli indiani , tanto da fare inutile scempio di bisonti per affamarli o da scalparli dopo averli uccisi o da cercare di uccidere la nipote ormai diventata un'indiana , ma Ford non simpatizza mai in maniera evidente con lui anzi lo fa affiancare dal personaggio del bravo Hunter , mezzo pellirossa , che cerca di frenarlo nei suoi peggiori istinti di vendetta . Inoltre Ford mostra , di sfuggita , anche la strage fatta dalla cavalleria in un villaggio indiano , con l'uccisione di donne e bambini ,

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A parte alcune stucchevoli schermaglie amorose ormai per noi fuori tempo , anche sessant'anni dopo è sempre un gran bel film !

_Hollow_  @  01/06/2014 00:35:35
   8½ / 10
Un ottimo film che al giorno d'oggi si può elevare allo status di capolavoro assoluto solo mettendosi qualche fetta di salame sugli occhi.
Perché personaggi come Martin e la sua tipa fanno solo cascare le braccia. Per carità, caratteristici di un'epoca ma soprattutto di com'era vista cinquant'anni fa, ma ormai la tentazione è quella di prenderli a schiaffi.

Bello il personaggio di Ethan (nome dato poi al figlio); stupenda la fotografia; magnifica nella sua drammaticità la scena del ritorno dalla prima spedizione (omaggiata poi nel primo Star Wars).

Le cose che rimangono più impresse però sono due: l'inizio e il finale, soprattutto quest'ultimo. Porte verso la frontiera e un eroe solitario, che si aprono e si chiudono.

Gli ultimi secondi sono al livello di pochissimi altri, ad esempio quelli de "il Padrino".

Quindi ancora magnifico dal punto di vista artistico, avvertibilmente invecchiato su quello narrativo. Rimane comunque un gran film.

DogDayAfternoon  @  22/12/2013 21:51:05
   5½ / 10
L'unica cosa che ho trovato degna di nota sono i paesaggi, con dei colori veramente straordinari. Per il resto mi ha deluso moltissimo, dipinto da pubblico e critica come uno dei migliori western di sempre l'ho trovato antiquatissimo nella trama, nel modo di recitare e nei dialoghi molto teatrali e troppo impostati, oltre all'uso eccessivo di scene melense. Nonostante il cast rinomato nessun attore mi ha colpito particolarmente, John Wayne ancora meno degli altri.

Come altri film di Ford, ai miei occhi "Sentieri Selvaggi" è bocciato all'esame del tempo.

ZanoDenis  @  30/10/2013 15:00:45
   9½ / 10
Vetta del cinema fordiano. Quasi la perfezione, il solito John Wayne in una delle sue migliori interpretazioni, un pezzo di storia del western ( e mi stupisco che abbia così pochi commenti in questo sito). Per il resto ha la solita regia sublime, ogni inquadratura è perfetta, la scena finale è stata ripresa in molti altri film ( tra cui Bastardi senza gloria di Tarantino), veramente ottimo.

Invia una mail all'autore del commento nocturnokarma  @  02/01/2013 11:06:48
   10 / 10
Un pezzo di bravura irrinunciabile!
John Ford al suo meglio e godibilissimo anche per chi non ama il western. Il personaggio di John Wayne rimane impresso a lungo, Natalie Wood è semplicemente magnifica e il sapore e l'atmosfera del cinema classico si respira a pieni polmoni e fa bene alla vista!

Splendido il finale.

Goldust  @  01/12/2012 10:22:39
   8 / 10
Caposaldo irrinunciabile della filmografia - western e non - mondiale, un capolavoro in cui Ford coniuga perfettamente temi forti come il razzismo e la vendetta, una approfondita definizione psicologica dei personaggi ( soprattutto quello ostinato e tromentato di Wayne ), inserti ironici azzeccati, paesaggi mozzafiato. Le inquadrature dell'inizio e della fine hanno fatto scuola, con le porte che si aprono e si chiudono sulla storia a mò di sipario.

vieste84  @  12/10/2012 14:32:50
   9 / 10
Film un po complesso dove grazie a wikipedia ho appreso che ci voleva una seconda visione per poterne apprezzare a pieno le sfumature, L'introduzione fino al tragico evento è tutto spettacolare, la seconda parte invece è più dispersiva ma alla seconda visione sarà più apprezzata. bello pure il finale quasi commovente dove John Wayne mette da parte i suoi rancori. La sua interpretazione simile a un dollaro d'onore, perchè interpreta pure qui il classico uomo dalla risposta intelligemte, sempre sicuro di se e sul da farsi, però stavolta si discosta rappresentando al meglio i suoi turbamenti psicologici che lo indurranno
quasi ad uccidere la sua adorata nipotina.

Grande capolavoro, forse a ragione considerato il migliore western mai fatto in america, non si predilige l'azione ma lo stato d'animo di tutti i protagonisti, nessuno escluso!!

Atlantic  @  12/07/2012 21:15:01
   9 / 10
Uno dei migliori film western che io abbia visto.
Un capolavoro firmato John Ford , con una bellissima colonna sonora , un ottima trama e soprattutto un immenso John Wayne.
Incredibile anche il resto del cast in particolare il giovane Jeffrey Hunter.
Finale commovente e scene indimenticabili.

Invia una mail all'autore del commento Suskis  @  12/03/2011 19:10:46
   7½ / 10
Non mi è parso questo capolavoro osannato da tanti. Innanzitutto la storia procede in maniera assai strana, così come strane sono le cose che succedono (creando dei buchi temporali e narrativi che mostrano, probabilmente, come l'interesse principale di Ford fosse mostrare l'America del tempo). Nel film passano 5 anni ma giusto perchè ce lo fanno sapere a voce perchè l'unica cosa che cambia è l'attrice che interpreta la nipote. Bellissima la fotografia. Non ho apprezzato i cambi di registro così repentini, dalla tragedia del massacro a gag davvero banali.

Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  26/11/2010 23:16:44
   9½ / 10
"Sentieri selvaggi" si apre con una ripresa del paesaggio del deserto visto dall'interno di una casa. Molti si chiedono come Jonh Ford sia riuscito a trasformare la storia scontata di "Sentieri selvaggi" in un grande western... In primo luogo, con l'ambientazione. Ford girò molti film nella Monument Valley, una regione isolata tra Utah a Arizona. Le rocce rossastre di arenaria erosa sono uno spettacolo imponente e l'infallibile occhio di Ford per la composizione le investe di un'aura speciale. La maestosità del paesaggio fa sembrare le figure umane particolarmente precarie. Come si può vivere in una natura tanto arida? La vera genialità di questo film risiede nella sua capacità di mantenere viva la solidarietà del pubblico per Ethan, nonostante il fatto che egli sia un razzista assassino. Nel farlo, Ford suscita una reazione più complessa e produttiva di quella di molti film western girati da registi più liberali, come "L'amante indiana" (1950). Invece di proporci un messaggio, Ford ci conduce nelle complessità dell'esperianza americana della differenza razziale. Altri pregi di questo film sono la meravigliosa colonna sonora di Max Steiner e la comicità degli interpreti preferiti di John Ford, come Harry Carey Jr., Ken Curtis, Hank Worden e Ward Bond. Vera Miles é bravissima nel ruolo di Laurie, la fidanzata di Martin, la cui madre é interpretata da Olive Carey, la vedova dalla star del western H. Carey. Nel 1992, "Sentieri selvaggi" fu proclamato il quinto miglior film di tutti i tempi da una commissione di critici internazionali interpellata dalla rivista "Sight & Sound". É un grande tribuito, ma il film di Ford ne é all'altezza.

2 risposte al commento
Ultima risposta 28/11/2010 04.22.58
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  25/11/2010 19:14:09
   9 / 10
Era da anni che avevo il desiderio di vedere questo film ma per una mia politica ho preferito vedere prima tutti,o quasi,i western di Ford per poter capire perche "Sentieri selvaggi" sia considerato da molti il suo miglior film!
Insieme a "sfida infernale" ritengo che sia uno dei migliori film western mai girati!
Epico come lo sono un po' tutti i western di Ford con la Monument valley a fare da sfondo...
Ma è anche un film che racconta il burrascoso animo di un combattente alla ricerca di una parente che ha conosciuto per qualche ora ma che diventa il simbolo di una rivincita personale che durera' anni...per poi mettersi in disparte piano piano con quel finale pieno di significato che crea un anello di congiunzione con la carellata iniziale...tanto per cambiare,una delle sequenze piu' citate e amate della storia del cinema!
Capolavoro!

topsecret  @  12/10/2010 19:09:55
   8½ / 10
Il western è un genere che mi appassiona quasi sempre e questo SENTIERI SELVAGGI non è da meno, risultando uno dei più intensi, crudi ed accattivanti che mi sia capitato di vedere.
La coppia John&John, intesa come Ford-Wayne, è garanzia di affidabilità e bravura artistica, firmando ed interpretando molte pellicole che hanno fatto la storia non solo del suddetto genere, ma del cinema in assoluto.
La trama è decisamente cruda e lineare, condita anche di humor che a sprazzi tende ad allentare la carica emozionale che trasmette, il ritmo è fluido, la fotografia eccezionale e la prova degli attori superlativa, diretti peraltro magnificamente.
E' certamente, senza timore di smentita, un film che non concede distrazioni, infondendo nello spettatore, non soltanto nell'appassionato, un certo coinvolgimento che si mantiene per tutta la sua durata, privo di mancanze o lacune che possono inficiarne la riuscita.
Un bellissimo western che è impossibile non apprezzare e che nonostante sia superdatato, mantiene inalterata quella carica di adrenalina e fascino che un capolavoro deve saper trasmettere.

edmond90  @  04/08/2010 09:29:55
   8 / 10
Epico western del grande John Ford,famoso per un geniale uso delle locations e degli spazi e per una straordinaria performance di John Wayne,mai cosi combattutto e ambiguo.
Tuttavia non me la sento di metterlo accanto ad altri film di Ford che mi hanno coinvolto molto di piu di questo in quanto a storia(Ombre Rosse e soprattutto il crepuscolare L'Uomo Che Uccise Liberty Valance).

1 risposta al commento
Ultima risposta 12/12/2011 12.11.21
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gabe 182  @  04/06/2010 15:55:57
   9 / 10
Eccellente film western, probabilmente uno dei migliori del suo genere insieme al film la Conquista del West.
Sentieri selvaggi di John Ford è semplicemente stratosferico, un epico film western che ha fatto storia.
Uno degli elementi chiave usati da Ford è la scenografia e la fotografia, riesce a colpire lo spettatore con una rappresentazione della Monument Valley spiccante, lasciando senza parole e colpendo alla grande, una rappresentazione del vecchio West a livello scenografico e fotografico tra le migliori del genere, l'unica che si avvicina un po è quella di C'era una volta il West di Leone.
Sentieri selvaggi non è di certo un film razzista, questa visione nei confronti del regista da parte dei critici non si riesce a capire dove sia visibile, il film più che altro tende una visione di purificazione dell'odio razziale da parte di Ethan, con un finale da strappa lacrime, difficilmente visibile nei film di Ford.
L'interpretazione stellare di Wayne è da oscar, la migliore insieme al film un dollaro D'onore e Ombre rosse, buonissima prova per il resto del cast.
Un epico film western, rappresentazione classica del vecchio e spietato West con piccolo cambiamento nel finale firmato Ford. Semplicemente stellare.

Dr.Orgasmatron  @  14/01/2010 02:19:54
   9½ / 10
Considerato dai più il miglior western della storia, "The searchers" è sicuramente uno dei più belli innanzitutto a livello estetico, sullo sfondo della Monument Valley fotografata magnificamente. Splendido però anche a livello narrativo, con John Wayne ad impersonare Ethan che va si alla ricerca di Debbie, ma in particolare compie un viaggio di purificazione dall'instabilità interiore e dall'odio razziale da cui è pervaso. Come da copione non ci riuscirà, ma in compenso John Ford riesce sfornare il suo capolavoro più riuscito. Lezione di cinema per tutti, anche per chi non ama il genere

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  29/11/2009 13:54:18
   9½ / 10
Uno dei motivi principali del mio grande amore per il cinema: un film come questo. Un monumento nel monumento (al western, ai pionieri, allo stesso John Wayne) dove, attraverso una spietata requisitoria razziale, si rincorrono i temi più cari di John Ford.
Accusato ai suoi tempi di razzismo, "Sentieri selvaggi" è un film complesso e ricco di sfumature, tutt'altro che prigioniero dell'univoco pregiudizio conservatore del regista.
Credo di aver mandato a memoria quello stacco programmatico e definitivo tra le prime immagini e il massacro successivo, raramente nel cinema avevo assistito a un evento tragico tanto imprevedibile e brusco.
E' oltretutto evidente la dimensione ricchissima del personaggio di Ethan-Wayne, colpìto dai suoi affetti e dalla sua intolleranza, nella grande scena del ritrovamento di Natalie Wood sopravissuta come indiana squaw.
L'abbraccio definitivo sembra coniugare quel recesso del cinema Fordiano attraverso il quale la violenza finisce per essere plasmata dalla virtù interiore e umana degli uomini, anche di un personaggio notevolmente contraddittorio nella vita e non solo nello schermo come John Wayne.
La fotografia è di una bellezza ammaliante, e questo si sapeva.
Ci sono poi altre ragioni per cui questo film mi è rimasto nel cuore. La capacità di interiorizzare i personaggi, di esulare dalla retorica Fordiana, privilegiando l'aspetto psicologico della vicenda.
O la magnifica capacità di sfruttare due delle star più belle e affascinanti mai apparse nella storia del cinema: mi riferisco ovviamente sia alla 18enne Natalie Wood che al prestante Jeffrey Hunter, Icona di un passato dove il cinema era anche plasmato dal glamour (ma non solo) dell'avvenenza fisica.
Per essere un classico, il film non è affatto tradizionale.
Ma resta, a distanza di anni, un capolavoro immenso, sopraffatto dalla sua dimensione epica.

Gruppo COLLABORATORI atticus  @  07/11/2009 12:49:12
   9 / 10
Western che ha fatto la storia del cinema e del genere, venerato dai più grandi registi contemporanei (Spielberg, Scorsese...) pieno di epicità e lirismo, poetico come solo il miglior Ford sapeva essere. Lodevole commistione di toni ironici con quelli più drammatici. Con un Wayne leggendario, che cava gli occhi agli indiani ma che sa cedere ai sentimenti (indimenticabile la porta avvolta nell'oscurita che fa da cornice alla sua sagoma disillusa che si allontana: BRIVIDI!!!) e una giovane e commovente Natalie Wood. Imprescindibile pietra miliare per ogni cultore cinefilo che si rispetti.

LoSpaccone  @  01/09/2009 20:19:25
   8 / 10
Il western di Ford che meglio sono riuscito ad apprezzare: più raffinato e complesso a sul piano narrativo, come dimostra l'ambiguo personaggio protagonista (Wayne è più duro che mai) e la coraggiosa fusione di toni tragici e ironici, e più affascinante sul piano visivo, con sequenze paesaggistiche di un lirismo unico.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  23/08/2009 18:56:58
   7½ / 10
L’opera di Ford non è stata mai quella d’un intellettuale, e neppure, forse, quella di un vero e proprio artista. M’è sempre parsa, piuttosto, l’opera d’un vigoroso lavoratore, d’un maestro artigiano che non teme d’imbracciare gli attrezzi e mettersi a lavorare in prima persona, per quella che dovrebbe essere la costruzione della propria fattoria, del proprio focolare nel mezzo di praterie rischiose, un rifugio coraggioso ai propri valori di regista e di uomo civile. E non importa chi siano i nemici da combattere, se siano essi i nativi proprietari legittimi di quelle terre, o soltanto orde di selvaggi in cerca di vendetta; la propria casa va difesa, a costo d’implicarsi in un odio razziale che può risultare maniacale, brutale, tormentato, ingiusto.
“Sentieri selvaggi” è l’apologia di questi concetti, un’epopea dell’americano emigrato, del colone in continuo confronto col pericolo e la precarietà; e, al contempo, una schietta confessione delle ossessioni di un uomo.
Ecco dunque il secondo grande aspetto della visione Fordiana: il viaggio. Il dover essere pronti a spostarsi ovunque, in continuazione, dato che non esiste certezza.
Il viaggio di Ethan è il viaggio dell’eroe - Wayne ovviamente - oberato di sofferenze e lotte passate, in contro ai propri nemici di sempre, che si riveleranno essere non solamente gli indiani, ma soprattutto i propri errori e le proprie debolezze di uomo; e un cammino, necessario, verso un’impossibile guarigione.
La bellezza dei paesaggi - già nel cielo che si staglia fuori dalla oscurità della casa assalita - quasi a voler sublimare il paradiso dei coloni, crea un contrasto con la vicenda. Lo scorrere del tempo, e quello dei luoghi, sono resi dal mutarsi della natura, dalle sabbie aride del deserto al cadere della neve: molto tempo passa, ma non si conta quanto.
Poco importa quanto. Dovesse durare l’intera vita, ciò che importa è che bisogna andare fino in fondo. E solo dopo che la “nostra” casa sarà ripopolata, almeno in parte, potrà l’eroe allontanarsi, riprendere quel sentiero solitario che spetta agli eroi, verso il celeste che si staglia fuori dal buio della casa.

dobel  @  23/08/2009 00:26:43
   10 / 10
Ho sempre pensato che se dovessi scegliere di salvare da un'eventuale distruzione atomica la produzione cinematografica di un regista sceglierei quella di John Ford per la sua omnicomprensività e per la sua profonda umanità. La sua opera non è perfetta, ma è vita. Vi è in essa quella imperfezione che la rende immensamente umana e per questo vicina al referente. Se la misura dell'opera d'arte deve essere la natura, allora l'opera di Ford è grandissima arte. Per questo non riesco (e con questo confesso la mia ignoranza e sprovvedutezza) ad amare del pari l'arte di un grande come Stanley Kubrik; in essa per riuscire ad assurgere al grado di capolavoro assoluto manca solo una piccola cosa (so che mi pentirò di quanto sto scrivendo!): l'errore.
Tornando a Ford, ho anche sempre pensato che 'Sentieri selvaggi' sia non solo uno dei suoi più grandi capolavori ma il più grande Western della storia. Con questo si deve subito aggiungere che travalica il repertorio di genere per divenire parabola universale. In questo film John Wayne più che mai è l'eroe mitico e archetipico. In questa sua incarnazione ci regala forse la sua più grande interpretazione.
Ford in quest'opera è più che mai l'Omero del novecento e il cantore della nascita di una nuova civiltà. Come la poesia di Omero gettò le basi per la consapevolezza della civiltà europea, così la 'poesia' di Ford getta le basi per la consapevolezza e la nascita di una nuova civiltà di pari grandezza e complessità. Inglobata la vecchia Europa nelle proprie maglie, l'America ha rielaborato una propria identità che affonda le radici nel mito del vecchio West, della colonizzazione, dell'uccisione del padre con l'indipendenza. L'America ha passato velocemente le fasi di crescita che ogni civiltà deve passare, e ha visto in Ford il suo Vate.
Curioso come nella nostra nazione durante il risorgimento si fosse posto il problema che dopo aver fatto l'Italia si sarebbero dovuti fare gli italiani. Ecco allora che l'italiano venne plasmato da un grande artista, un gigante sulle cui spalle ancora per molti versi ci reggiamo: Giuseppe Verdi. Il melodramma verdiano plasmò quella tipologia di uomo civile che è servito da modello alla nostra intellighenzia: non più il furbo macchiavellico, né l'amoroso eroe del primo romanticismo, bensì un essere pensante, laico, che alla passione amorosa unisce la passione civile e una tensione etica.
Cosa c'entra tutto questo con Ford? solo un accostamento curioso: oltre all'epicità delle rispettive produzioni e alla tempra morale che accomuna i due personaggi, nonché alla funzione sociale che hanno avuto nei rispettivi campi, paesi ed epoche (ché se Verdi ha plasmato l'italiano Ford ha plasmato l'americano, almeno quello degli states), l'essenza del personaggio. I personaggi di Ford, come quelli di Verdi (e in questo senso Ethan Edwards di 'Sentieri selvaggi' è forse l'esempio più emblematico) quando entrano in scena portano con sé un passato. Il loro fardello, anche se non lo conosciamo e non lo conosceremo mai, è presente in loro. Non voglio dilungarmi, ma credo che questo sia segno della profondità di un artista quale fu John Ford; nei suoi personaggi non abbiamo mai la sensazione della comparsa casuale, o della nascita estemporanea. Ognuno di loro viene da un passato e spesso a quel passato ritorna. Il finale di 'Sentieri selvaggi', uno dei più belli dell'intera storia del cinema, è paradigmatico. Ethan viene dal nulla e al nulla ritorna. Ma è un nulla che sentiamo pesantissimo e che si fa toccare con mano. La struttra circolare del film nella quale la fine è già presente e implicita nell'inizio, suggella un'opera d'arte che rasenta la perfezione... rasenta, dico, non la raggiunge e non la deve raggiungere, altrimenti non sarebbe più umana, e quindi non la ameremmo più. L'eroe, in questa vera e propria odissea moderna, è senza patria e famiglia; non rientra negli schemi della società, non viene accolto nel seno del focolare domestico, ma continua il suo eterno peregrinare. E noi ci chiediamo che fine avrà fatto Ethan Edwards? Ma è chiaro: si è trasformato nel 'Cavaliere pallido', in Pike Bishop, in Walt Kowalscki...

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floyd80  @  23/07/2009 02:18:19
   9 / 10
Grande regia, grandi attori, grandi musiche...cosa dire un capolavoro della storia del cinema anche se non è il mio western preferito.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gatsu  @  24/03/2009 01:18:05
   8 / 10
Non tra i miei western preferiti ma c'è da dire che la spettacolare fotografia e la durissima prova di Wayne valgono tutto il film. Un classico, con una sceneggiatura particolare e ben architettata. Molto ben girato, preferisco però "Ombre rosse".

beltra84  @  17/02/2009 02:16:20
   8 / 10
bello, però la trilogia del dollaro è "molto più a ovest"!

xxxgabryxxx0840  @  26/11/2008 14:39:57
   8½ / 10
Un western coi fiocchi, forse tra i migliori mai prodotti. Una fotografia eccezionale ed una grande interpretazione come al solito di John Wayne, lo elevano ancor di più

Tyler22  @  21/10/2008 00:08:47
   9 / 10
Nonostante non sia il genere che prediliggo devo riconescere che è un film eccellente con un John Wayne molto carismatico e un ottima fotografia.Uno dei più western significativi della storia del cinema.Imperdibile

harold  @  11/06/2008 15:24:28
   10 / 10
Capolavoro assoluto della storia del cinema.John Ford crea,su un copione ad
hoc,una pellicola ineguagliabile.Personaggi ben approfonditi,una regia che fa
della Monument Valley qualcosa di vivo,oggi difficilmente ripetibile,e un ritmo
implacabile.Attori in stato di grazia.Wayne in uno dei ruoli della vita,insieme al
Davy Crockett di La Battaglia di Alamo e John Bernard Books di Il Pistolero,tra
gli altri.Ruolo difficile ma interpretato in maniera esemplare.Al suo fianco uno
strepitoso Ward Bond nel ruolo del Rev.Clayton.Radiosa la giovane Nathalie
Wood.Ottimo il resto del cast.Storica la colonna sonora. Classico.

Invia una mail all'autore del commento DonD  @  30/05/2008 00:46:00
   7½ / 10
Bello, ma un po' noiosetto...

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  15/04/2008 23:34:39
   7½ / 10
I western di Ford non mi hanno mai coinvolto nè colpito più di tanto. Nonostante ciò non posso non riconoscerne la bellezza e tanto meno l'importanza che essi hanno avuto nel rivoluzionare un genere caricandolo di simbolismi e valori morali.
"Sentieri selvaggi", rispetto a "Ombre rosse" è sicuramente invecchiato meglio, inoltre manifesta un migliore caratterizzazione dei personaggi ed è scevro da certi stereotipi presenti nel primo, il che ha fatto sì che io lo apprezzassi di più.
Ethan e Martin sono le figure centrale di tutto il racconto, imperniato sul dualismo dato dalla mentalità retriva del primo, ancorato a un razzismo inveterato che gli impedisce di amare liberamente e come vorrebbe (contraddizione che conferisce spessore psicologico al personaggio di Wayne), e il progressismo incarnato dal secondo, depositario di una concezione della fratellanza che travalica i confini di sangue e di territori. I combattimenti e le vicissitudini che dovranno affrontare i due protagonisti per liberare la piccola Debbie saranno molti, ma l'ostacolo più duro e insormontabile sarà rappresentato paradossalmente dallo stesso Ethan: un uomo incapace di vincere i pregiudizi di una cultura di cui egli porta idealmente il vessillo.
Emblematico il lieto fine che riconcilia tutti tranne Ethan il quale, nella memorabile sequenza conclusiva, si allontana solitario nel deserto col peso del suo dramma interiore.
Da rilevare la struttura narrativa atipica, che presenta dei balzi temporali letteralmente spiazzanti.

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roy rogers  @  07/03/2008 18:29:09
   8 / 10
Il film western che preferisco! Un John Wayne che interpreta un personaggio duro e determinato nello scopo di ritrovare la ragazza rapita degli indiani suoi acerrimi nemici. Sigificative e coinvolgenti anche le musiche e i paesaggi.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  04/03/2008 22:51:35
   7½ / 10
Il valore del film sta secondo me nella bellissima ambientazione e nella splendida fotografia. Ford è un maestro nel regalarci il mito ambientale del western: appositamente mette di fronte la piccolezza dell’uomo, la ristrettezza e la povertà degli interni con la monumentalità della natura, con i suoi spazi infiniti e i colori brillantissimi. Le scene iniziali e finali simboleggiano proprio questo rapporto.E’ un omaggio alla splendida natura del West, il vero fascino di quei luoghi difficili.
Di fronte a questa maestosità gli uomini non ci fanno bella figura: sono dilaniati da guerre, divisioni, vendette, egoismo e brutalità. Lo sguardo di Ford s’incupisce. Certo il lieto fine non manca, i punti fermi ideologici non vengono scossi, però si nota l’avanzare della cattiveria e dell’odio anche dentro “l’eroe” di turno e lo sfaldarsi della società in divisioni e burocrazie. Incertezze e pessimismi incominciano a incrinare un quadro che sembrava chiaro e ben definito. Un punto saldo è quello della superiorità civile dei coloni americani sui nativi “indiani”, su questo ancora non ci piove. I coloni sono venuti “pacificamente” portando “progresso” tecnico e civile e la ricchezza materiale. Gli Indiani ingrati voglio invece rimanere nella loro barbarie, nella “miseria” e nell’“arretratezza” e anzi con la loro natura selvaggia e brutale sono portati a uccidere e a distruggere cecamente. Eppure anche in questo solido assioma si comincia a vedere qualche crepa: Debbie, una Bianca, vuole rimanere con gli Indiani, “osa” apprezzare i loro usi e accettarli come sono. Certo alla fine anche lei si allinea, ma il precedente si è creato, la via è aperta per una revisione … Tra l’altro viene presentata una scena di distruzione di un accampamento indiano da parte dell’esercito, il quale non esita a “rastrellare” donne e bambini. Insomma non tutto è rose e fiori dalla parte “buona”.
Altro caposaldo è la presenza di due grandi figure “eroiche”, la forza della comunità “civile”, i quali rappresentano le due anime politiche della società americana: la repubblicana e la democratica. Questi “eroi” assumono però alcuni connotati negativi. Ethan è il duro, il forte, il solitario, il violento a fin di “bene” ma a volte anche in maniera eccessiva. Non esita a sparare su Debbie (accecato dal pregiudizio razziale) e a forza di bazzicare i “nemici” ne ha preso le stesse abitudini (prende lo scalpo del gran capo). Martin è il polo più accondiscendente e conciliativo, però non viene preso molto sul serio. Le sue azioni e la sua presenza sono quasi sempre collegati a qualcosa di comico o ridicolo. La cosa più eclatante è che non avviene la riconciliazione finale. Il polo “più duro” si mette in disparte, non entra nella “comunità”. Cosa vorrà dire? L’eroe vuole rimanere “puro”? Il suo posto è nella parte “selvaggia” del mondo? (un po’ come Rambo). Oppure è una questione psicologica: Ethan è diventato così duro che non riesce più a sciogliersi e non gli resta quindi che la solitudine. Bellissimo questo finale che lascia libera ogni interpretazione e “nobilita” la figura di Ethan.
Per il resto la sceneggiatura soffre di molte carenze. La storia si svolge su molti anni, ma i lassi di tempo passano come se fossero passati 5 minuti. Gli avvenimenti e i personaggi si susseguono faticosamente legati fra di loro, tanto che spesso si fa fatica a seguire la storia. Peccato. Certo che tutto passa in secondo piano di fronte alla magnificenza espressiva delle immagini.

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Arnold  @  11/01/2008 15:15:00
   8 / 10
Beh che dire? Uno dei western più significativi dell'epoca (1956), con paesaggi straordinari e personaggi unici. Uno su tutti Ethan, interpretato da John Wayne, un ex soldato animato da un odio instancabile e irrefrenabile verso gli indiani. La trama del film è ben delineata e ruota attorno all'inseguimento della nipote di Ethan rapita dagli indiani. Un inseguimento che durerà molto tempo, infatti non sono rari i buchi fra una scena e la seguente anche di alcuni anni. Questa è sicuramente una caratteristica che rendono il film di difficile comprensione in tutti i suoi contenuti.
Personalmente preferisco i western di Leone.

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Ultima risposta 06/10/2008 11.41.34
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vitocortesi  @  27/12/2007 11:49:33
   10 / 10
Uno dei più grandi capolavori del cinema e forse il più grande western mai girato
(anche se io gli preferisco C'era una volta il West e la trilogia del dollaro).
Bellissima fotografia e scene da antologia.

onda  @  19/12/2007 14:14:57
   9½ / 10
Forse il western per eccellenza.
La Monument valley diventa più che mai la location del mito americano della frontiera, qui ancora non intaccato da revisionismi, nonostante il problematico personaggio di Wayne. Ethan Edwards favorisce il prevalere della civiltà sul mondo selvaggio (a spese dei pellerosse che odia) ma ne rimane a sua volta escluso.

Gruppo COLLABORATORI julian  @  17/12/2007 22:51:45
   8 / 10
Varrebbe la pena di vederlo anche solo per gli splendidi paesaggi, esaltati da una superba fotografia.
Un classico western imperdibile, uno dei capolavori di Ford, un ulteriore successo per John Wayne affiancato dalla bellissima Natalie Wood.
Anche qui tuttavia sono chiari alcuni elementi di razzismo verso gli indiani, selvagge creature che non hanno pietà neanche di fronte ai bambini, e una "autoidolatria" verso i coraggiosi Yankee che tentano di salvare la donna rapita;
Martin, di origine indiana, si "civilizza" a contatto con gli americani, mentre Debbie rapita dai Comanche e divenuta una di loro viene ripudiata dal fiero Ethan.
Vabbè ma d'altra parte i western americani sono tutti così... ed è così che piacciono a loro...

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Ultima risposta 19/04/2012 22.41.25
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Beefheart  @  05/12/2007 17:27:23
   7½ / 10
Un grande classico western molto spigoloso e cattivo dove la violenza non appare mai in tutta la sua ferocia ma si lascia facilmente immaginare. Una violenza selvaggia espressa anche dai presunti civilizzati, attraverso gli atti fanatici del protagonista Ethan Edwards, un bianco ossessionato dall'odio per gli indiani. Costui, inpersonato da un ottimo John Wayne, trasuda cinismo e rancore ed in varie occasioni si lascia andare a brutture ed efferatezze ai danni di tutto ciò che gli può ricordare i pellerossa. In più di un'occasione il regista calca la mano sui metodi poco ortodossi dei bianchi che si contendono il selvaggio west con i comanche, a suon di imboscate, incursioni e stragi reciproche. Questo perchè la vita, alle condizioni estreme dei pionieri del west, spesso imbruttisce l'individuo, rendendolo feroce e privo di scrupoli. Tutto ciò è ben rappresentato da un folto insieme di personaggi ben caratterizzati, che interpretano l'intera gamma delle personalità che, solitamente, animano i western: c'è il Reverendo Samuel Clayton, predicatore e sceriffo dai modi pratici, ci sono il signore e la signora Jorgensen, coppia di fattori il cui figlio muore per mano degli indiani, c'è Laurie Jorgensen, loro figlia, innamorata del giovane Martin Pawley, mezzosangue aiutante di Ethan, c'è Mose, lo scemo del villaggio, cè il temibile capo indiano Scar e l'immancabile cow-boy dalle spalle larghe, che ne ha viste tante ed altrettante ne ha fatte. Essi si muovono in lungo e in largo per la mitica Monument Valley, tra cielo azzurro e paesaggi mozzafiato. La trama è scorrevole ed alcuni passaggi sono decisamente ad effetto (impressionante la scena in cui Look, la squaw indiana, viene presa a pedate). Fotografia e location da urlo. Nel complesso credo che valga la pena guardare questo film almeno una volta, anche per chi non predilige il western.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gardner  @  28/11/2007 09:51:17
   10 / 10
Il film definitivo sull'epopea western. Lo spartiacque del cinema americano. Chi non l'ha visto non può neanche cominciare a capire l'America e i suoi film. Le due sequenze gemelle iniziale e finale sono da brividi e spiegano perché J.F. è di un altro pianeta

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Ultima risposta 13/03/2008 23.59.48
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wega  @  13/09/2007 20:56:49
   10 / 10
non amo i films western ma questo è un capolavoro

AlexDeLarge  @  06/08/2007 01:24:49
   9 / 10
Davvero un grande film western! Una bella storia, ricca di personaggi carismatici (soprattutto il mitico John Wayne), supportata da una bellissima colonna sonora.
"Questo è sicuro come il sorgere del sole"

Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  31/05/2007 16:30:47
   9 / 10
Capolavoro d'altri tempi. Forse uno dei film più complessi di Ford con personaggi istintivi e fieri e una sceneggiatura solidissima.
Tantissime le sequenze da antologia.
Imperdibile.

AKIRA KUROSAWA  @  30/05/2007 15:44:17
   10 / 10
uno dei migliori western della storia, fotografia meravigliosa, ottima interpretazione di wayne e musica bellissima. un capolavoro senza tempo, decisamente meno datato di ombre rosse. la scena iniziale è spaventosa.....

1 risposta al commento
Ultima risposta 05/11/2007 12.50.25
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  15/04/2007 23:26:52
   10 / 10
E' forse il western per eccellenza, ma sinceramente, sarebbe riduttivo limitarlo solo a questo genere. E' un capolavoro assoluto. Girato in maniera pressochè perfetta da John Ford, ambientazione da brivido nella Monumental valley con John Wayne nel migliore ruolo della sua carriera. Difficile poi elencare le scene da antologia contenute in questo film. A distanza di cinquant'anni dalla sua sua uscita riesce ancora a commuovere. Ingiustificate in maniera totale le ridicole accuse di razzismo.

Constantine  @  06/10/2006 15:07:22
   9½ / 10
Un capolavoro sicuramente, da non sottovalutare la data 1956, di grande drammaticità ed emozione. Un Jonh Wayne particolarissimo in un ruolo complicato e inusuale per lui, una composizione scenica invidiabile in ogni fotogramma con sequenze di sicuro impatto; memorabili. Forse l'happy ending finale non l'ho molto digerito, insieme a qualche passaggio ironico forse fuori posto che va a stemperare una pellicola che doveva rimanere più dura. Un must di sicuro del genere.

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Ultima risposta 18/07/2007 16.20.33
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Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  09/08/2006 15:53:49
   10 / 10
Così pochi commenti per uno dei più grandi capolavori della storia del cinema?!
Dopo "Ombre rosse" è senza ombra di dubbio il miglior western che abbia mai visto. La storia, che è quantomai intrigante, è davvero splendida e oltretutto verrà ripresentata in tutte le varianti possibili. L'accoppiata Ford-Wayne non delude mai e la mitica Monument Valley è uno scenario sempre perfetto.
Gli attori sono davvero bravissimi e le musiche gagliarde. Le due parti che preferisco sono proprio il prologo e l'epilogo. La scena di John Wayne che arriva nella casa devastata dagli indiani verrà poi ripetuta e imitata all'infinito.
Chissà perchè non ne fanno più di film western belli.

Dick  @  06/05/2006 16:08:38
   10 / 10
Uno dei migliori, se non il miglior western che abbia visto. Wayne in una parte un pò inusuale per lui che interpreta magnificamente. Sicuramente un Ford più cinico del solito che dirige un film che ha soprattutto momenti drammatico con la tensione che la fa da padrona per quasi tutto il film, ma che non disdegna qualche tocco d'ironia, anche se fugace.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  04/10/2005 11:45:11
   10 / 10
Un cinema che è leggenda, meno bello di "Ombre rosse", ma indiscutibilmente più complesso e forse anche più affascinante.
La Monument Valley fa da sfondo a quest'opera magistrale, con un Wayne ossessivo, alla sua prova migliore.
Di certo ideologicamente è molto discutibile,come molte pellicole di Ford, ma nei fatti "sentieri selvaggi" è un'opera d'arte con un uso degli spazi che è geniale. Dello stesso periodo io preferisco comunque Anthony Mann, ma certo la Monument Valley di Ford è impossibile dimenticarla.

Le scene da antologia sono infinite, e l'incipit (rifatto da Kasdan all'inizio di "Silverado") secondo me è la migliore.

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